<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Il lavoro c'è, ma nessuno lo vuole | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

Il lavoro c'è, ma nessuno lo vuole

dexxter ha scritto:
Aubrey ha scritto:
Claudio b. ha scritto:
Ti ripeto, non so che cosa vorrebbero fare gli italiani, ma mi guarderei bene dal farmelo dire da un giornale di xxxxxxxxxx, che mi sembra che sia il primo a rincoglionirli.
Ciao
Claudio

Guarda, io dai giornali non mi fare dire neppure la ricetta per la pasta in bianco, figuriamoci il lavoro che vorrei o dovrei fare.

ma guarda che nessuno ti dice ciò che devi fare; l'argomento è molto più semplice, ci sinlamenta della disoccupazione e contemporaneamente si dice che l'italiano non vuole fare certi lavori; e non si dice di
pulire i cessi.....

Quello che intendo dire è che qualsiasi cosa possa scrivere un quotidiano o dire un telegiornale, personalmente non lo considero come la verità o come il racconto della reale situazione del Paese.
Purtroppo è da troppi anni che le mass media raccontano quello che vogliono nel modo che par loro più opportuno, sia per la cronaca internazionale/nazionale che quella locale, e tutte le volte che ho potuto fare delle verifica sul campo ho sempre trovato delle differenze enormi tra la notizia e la realtà.
Perchè questo ?
Per motivi "politici", per motivi di convenienza (ricordiamo che andare contro le proprie fonti può portare alla disoccupazione del giornalista), per motivi di incompetenza (nella cronaca di un incidente stradale di circa 10 anni fa un giornalista cercava per una BMW le tracce di frenata sull'asfalto quando BMW è dagli anni '80 che equipaggia le proprie auto di abs ... se questa non è ignoranza potrei chiamarla malafede).
 
dexxter ha scritto:
Aubrey ha scritto:
Claudio b. ha scritto:
Ti ripeto, non so che cosa vorrebbero fare gli italiani, ma mi guarderei bene dal farmelo dire da un giornale di xxxxxxxxxx, che mi sembra che sia il primo a rincoglionirli.
Ciao
Claudio

Guarda, io dai giornali non mi fare dire neppure la ricetta per la pasta in bianco, figuriamoci il lavoro che vorrei o dovrei fare.

ma guarda che nessuno ti dice ciò che devi fare; l'argomento è molto più semplice, ci sinlamenta della disoccupazione e contemporaneamente si dice che l'italiano non vuole fare certi lavori; e non si dice di
pulire i cessi.....

Bisogna vedere chi lo dice, e per ordine di chi.
 
dexxter ha scritto:
Aubrey ha scritto:
Claudio b. ha scritto:
Ti ripeto, non so che cosa vorrebbero fare gli italiani, ma mi guarderei bene dal farmelo dire da un giornale di xxxxxxxxxx, che mi sembra che sia il primo a rincoglionirli.
Ciao
Claudio

Guarda, io dai giornali non mi fare dire neppure la ricetta per la pasta in bianco, figuriamoci il lavoro che vorrei o dovrei fare.

ma guarda che nessuno ti dice ciò che devi fare; l'argomento è molto più semplice, ci sinlamenta della disoccupazione e contemporaneamente si dice che l'italiano non vuole fare certi lavori; e non si dice di
pulire i cessi.....

non è vero che non li VUOLE fare

più semplicemente non li SA fare.

almeno la ricerca che indichi tu, che riguarda le imprese artigiane e la ricerca di personale con una qualifica.

c'è poi il discorso del ponte e dell'acqua: un po' è per via del lavoratore che non sa fare, un po' per via dell'azienda che vuole assumere solo uno già bello e finito, invece che smazzarsi per formarselo in casa.
il che poi è colpa anche del sistema, in cui ci stanno dentro azienda, lavoratore e sistema formativo, il quale ultimo non incentiva a fare formazione (e fa ricadere alla fin fine i costi sull'azienda e sul lavoratore)
 
claudioval.carb ha scritto:
Io non capisco perchè ce la si prende tanto con chi ha fatto l'università e poi non vuole fare lo spazzino; se uno investe tempo e danaro è chiaro che poi voglia vedere un ritorno, a meno di non avere famiglia a carico, e allora ci si adatta a tutto. Altrimenti avrebbe iniziato un lavoro 5/6 anni prima e a 30 anni avrebbe già una casa e una famiglia, mentre chi ha fatto l'università a trentanni ha una stanza in affitto e una uno del 92....

Il mondo del lavoro, almeno in Italia, non è in grado di assorbire sempre e comunque tutti i laureati. Ne deriva che quello a cui giustamente aspiri non sia possibile ottenerlo.

Che si fa? A spasso per tutta la vita?

Prima o poi una riga la si dovrà pur tirare.

Io dico, ed è quello che ho fatto in gioventù, intanto questo e poi si vedrà.

Non pensare che riempire container di sacchi di caffè (tanto per citare una delle mei occupazioni) era il fine dei miei studi e facessi salti di gioia per arrivare a casa con la schiena a pezzi ma la mia indipendenza economica, ed anche un minimo di orgoglio personale, non aveva prezzo.
 
ilSagittario ha scritto:
claudioval.carb ha scritto:
Io non capisco perchè ce la si prende tanto con chi ha fatto l'università e poi non vuole fare lo spazzino; se uno investe tempo e danaro è chiaro che poi voglia vedere un ritorno, a meno di non avere famiglia a carico, e allora ci si adatta a tutto. Altrimenti avrebbe iniziato un lavoro 5/6 anni prima e a 30 anni avrebbe già una casa e una famiglia, mentre chi ha fatto l'università a trentanni ha una stanza in affitto e una uno del 92....

Il mondo del lavoro, almeno in Italia, non è in grado di assorbire sempre e comunque tutti i laureati. Ne deriva che quello a cui giustamente aspiri non sia possibile ottenerlo.

Che si fa? A spasso per tutta la vita?

Prima o poi una riga la si dovrà pur tirare.

Io dico, ed è quello che ho fatto in gioventù, intanto questo e poi si vedrà.

Non pensare che riempire container di sacchi di caffè (tanto per citare una delle mei occupazioni) era il fine dei miei studi e facessi salti di gioia per arrivare a casa con la schiena a pezzi ma la mia indipendenza economica, ed anche un minimo di orgoglio personale, non aveva prezzo.

io non ho dati precisi, ma se le mie letture en-passant sono corrette l'Italia sforna MENO laureati di quanti ne servirebbero.
evidentemente non funziona la connessione tra curriculum di studi e lavoro; ovvero, forse non c'è un buon allineamento, o forse siamo troppo legati a un automatismo tra il percorso curricolare e l'indirizzo di lavoro, da male adattare le due esigenze.

un poco potrebbe essere responsabilità dell'abitudine al "valore legale" del titolo di studio.
non saprei.
 
belpietro ha scritto:
io non ho dati precisi, ma se le mie letture en-passant sono corrette l'Italia sforna MENO laureati di quanti ne servirebbero.
evidentemente non funziona la connessione tra curriculum di studi e lavoro; ovvero, forse non c'è un buon allineamento, o forse siamo troppo legati a un automatismo tra il percorso curricolare e l'indirizzo di lavoro, da male adattare le due esigenze.

un poco potrebbe essere responsabilità dell'abitudine al "valore legale" del titolo di studio.
non saprei.

Ecco, io questo non me lo spiego.
Se le nostre università sfornano meno laureati di quanti ne servirebbero, perchè ho parecchi amici 30enni laureati con ottimi voli (tutti sopra il 105) disoccupati cronici (ovvero da più di 5 anni) ?
Per non parlare di quelli (sempre più o meno 30enni) che per avere uno stipendio dignitoso (e scrivo dignitoso, non abbondante) han dovuto attraversare, come minimo, l'oceano ?

Secondo me le cose sono due :
- o queste statistiche lasciano il tempo che trovano
- produciamo pochi laureati e di questi pochi la maggior parte ha seguito corsi di studio inutili al mercato del lavoro
 
Il problema è la totale mancanza di selettività universitaria e la totale assenza di stage di introduzione al lavoro DURANTE il periodo universitario.
Lo studio viene considerato avulso dalla realtà del mercato e, anzi, ne deve prendere le distanze. Questo, però, non è un vizio di chi studia ma una mentalità dei cattedratici che non vogliono sporcarsi le mani.

...poi un altro piccolo problema è che non c'è lavoro e quel poco che c'è è monopolizzato da delle caste ereditarie formatesi nei decenni passati ma questo ormai è un luogo comune.
 
elancia75 ha scritto:
Il problema è la totale mancanza di selettività universitaria e la totale assenza di stage di introduzione al lavoro DURANTE il periodo universitario.
Lo studio viene considerato avulso dalla realtà del mercato e, anzi, ne deve prendere le distanze. Questo, però, non è un vizio di chi studia ma una mentalità dei cattedratici che non vogliono sporcarsi le mani.

...poi un altro piccolo problema è che non c'è lavoro e quel poco che c'è è monopolizzato da delle caste ereditarie formatesi nei decenni passati ma questo ormai è un luogo comune.

agguingo una cosa, ma uno che ha appena finito di studiare, con tutto il suo bagaglio di sogni, aspettative, speranze cosa deve fare? iniziare a fare il muratore o il falegname in attesa che piova dal cielo un posto attinente a quanto ha studiato???
è normale che uno si sacrifichi, adattandosi a qualche posto mal pagato, e magari giri, cambi, provi.. anche perdendo tempo e risorse, ma sempre inseguendo quello che vuole fare!..sopratutto in una società che denigra il lavoro manuale, invece di premiarlo come la nostra.
 
belpietro ha scritto:
dexxter ha scritto:
Aubrey ha scritto:
Claudio b. ha scritto:
Ti ripeto, non so che cosa vorrebbero fare gli italiani, ma mi guarderei bene dal farmelo dire da un giornale di xxxxxxxxxx, che mi sembra che sia il primo a rincoglionirli.
Ciao
Claudio

Guarda, io dai giornali non mi fare dire neppure la ricetta per la pasta in bianco, figuriamoci il lavoro che vorrei o dovrei fare.

ma guarda che nessuno ti dice ciò che devi fare; l'argomento è molto più semplice, ci sinlamenta della disoccupazione e contemporaneamente si dice che l'italiano non vuole fare certi lavori; e non si dice di
pulire i cessi.....

non è vero che non li VUOLE fare

più semplicemente non li SA fare.

almeno la ricerca che indichi tu, che riguarda le imprese artigiane e la ricerca di personale con una qualifica.

c'è poi il discorso del ponte e dell'acqua: un po' è per via del lavoratore che non sa fare, un po' per via dell'azienda che vuole assumere solo uno già bello e finito, invece che smazzarsi per formarselo in casa.
il che poi è colpa anche del sistema, in cui ci stanno dentro azienda, lavoratore e sistema formativo, il quale ultimo non incentiva a fare formazione (e fa ricadere alla fin fine i costi sull'azienda e sul lavoratore)
Quoto.
 
Mi sembra che nessuno di voi abbia centrato il problema.

Il problema innanzi tutto non può essere attribuito ad una sola categoria di persone (imprenditori, lavoratori, fancazzisti ecc) quindi dubitate sempre di chi vi dice che in Italia non c'è lavoro "per colpa di..."
;)
Putroppo, il problema è ben più complesso e profondo da poter essere risolto con un giudizio superficiale basato su esperienze personali (più o meno dirette).
Direi che buona parte della colpa di questo casino del mercato del lavoro è della politica che si è alternata negli ultimi 30 anni in Italia.
Così, chiunque sia andato al potere ha sempre cercato di mediare tra le diverse esigenze del paese, tenendo innanzi tutto conto del costo politico delle sue scelte anzichè di ciò che andava fatto per l'Italia.

L'esempio classico è la globalizzazione, che doveva essere la locomotiva dello sviluppo ed è finita per essere il binario morto su cui si sono trovati molti paesi europei tra cui noi.
Certo, altri governi sono stati più "capaci" di prendere il "treno", noi addirittura siamo arrivati quando le biglietterie erano già chiuse e il capostazione aveva già fischiato.... ;)

Non si possono incolpare solo le imprese: queste fanno quello che per loro è più conveniente, ossia producono dove costa poco e vendono dove il prezzo è più alto.
Così come non si possono incolpare solo i lavoratori.

Comunque tranquilli, andremo a finire come la Romania, la Polonia, la Grecia o la Turchia: salari da 500 euro e prezzi attuali.
Il 90% della popolazione mangerà si e no, mentre una elite del 10% girerà con la Lamborghini.
:?
 
BelliCapelli3 ha scritto:
Io, coi CV che ricevo in una settimana, ci posso tappezzare le pareti dell'ufficio. E sono tutti italiani, più o meno laureati, più o meno diplomati. E sono disposti a fare di tutto.

Direi che se vogliamo uscire dalla propaganda, sarebbe il caso di escludere "fonti autorevoli" come il Giornale, o la Pravda. E spegnere un po' la televisione ( anche RaiUno ).
Se bastasse valutare una persona dal suo CV, ti farei vedere che roba mi arriva!!! Tutti supergeni! Poi, quando ci fai due parole per approfondire, ti rendi conto di quale essere umano hai davanti.
Non va mai bene nulla. Ti chiedono subito quanto si guadagna, gli orari da bancari, auto, cellulare ecc..... poi? una escort a seguito sempre disponibile la vogliamo mettere? :evil:
 
biasci ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
Io, coi CV che ricevo in una settimana, ci posso tappezzare le pareti dell'ufficio. E sono tutti italiani, più o meno laureati, più o meno diplomati. E sono disposti a fare di tutto.

Direi che se vogliamo uscire dalla propaganda, sarebbe il caso di escludere "fonti autorevoli" come il Giornale, o la Pravda. E spegnere un po' la televisione ( anche RaiUno ).
Se bastasse valutare una persona dal suo CV, ti farei vedere che roba mi arriva!!! Tutti supergeni! Poi, quando ci fai due parole per approfondire, ti rendi conto di quale essere umano hai davanti.
Non va mai bene nulla. Ti chiedono subito quanto si guadagna, gli orari da bancari, auto, cellulare ecc..... poi? una escort a seguito sempre disponibile la vogliamo mettere? :evil:

C'è da dire che molti si gonfiano col CV proprio perchè difficilmente trovano una controparte capace di valutarli dall'incontro al quale, appunto, si arriva proprio grazie al CV d'effetto, oltre che di contenuto.
 
Aubrey ha scritto:
belpietro ha scritto:
io non ho dati precisi, ma se le mie letture en-passant sono corrette l'Italia sforna MENO laureati di quanti ne servirebbero.
evidentemente non funziona la connessione tra curriculum di studi e lavoro; ovvero, forse non c'è un buon allineamento, o forse siamo troppo legati a un automatismo tra il percorso curricolare e l'indirizzo di lavoro, da male adattare le due esigenze.

un poco potrebbe essere responsabilità dell'abitudine al "valore legale" del titolo di studio.
non saprei.

Ecco, io questo non me lo spiego.
Se le nostre università sfornano meno laureati di quanti ne servirebbero, perchè ho parecchi amici 30enni laureati con ottimi voli (tutti sopra il 105) disoccupati cronici (ovvero da più di 5 anni) ?
Per non parlare di quelli (sempre più o meno 30enni) che per avere uno stipendio dignitoso (e scrivo dignitoso, non abbondante) han dovuto attraversare, come minimo, l'oceano ?

Secondo me le cose sono due :
- o queste statistiche lasciano il tempo che trovano
- produciamo pochi laureati e di questi pochi la maggior parte ha seguito corsi di studio inutili al mercato del lavoro
io parlo per me e solo per me!
se io basassi le mie conoscenze informatiche su quello appreso all'università sarei completamente inutile nel mercato del lavoro nell'ambito dell'informatica non sarei piu bravo di un qualsiasi diplomato al liceo!
detto questo magari (e speriamo) non tutte l università sono come la mia!
xo magari se la maggior parte delle università sono strutturate cosi allora la cosa non mi stupisce affatto!
 
FedeSiena ha scritto:
Mi sembra che nessuno di voi abbia centrato il problema.

Il problema innanzi tutto non può essere attribuito ad una sola categoria di persone (imprenditori, lavoratori, fancazzisti ecc) quindi dubitate sempre di chi vi dice che in Italia non c'è lavoro "per colpa di..."
;)
Putroppo, il problema è ben più complesso e profondo da poter essere risolto con un giudizio superficiale basato su esperienze personali (più o meno dirette).
Direi che buona parte della colpa di questo casino del mercato del lavoro è della politica che si è alternata negli ultimi 30 anni in Italia.
Così, chiunque sia andato al potere ha sempre cercato di mediare tra le diverse esigenze del paese, tenendo innanzi tutto conto del costo politico delle sue scelte anzichè di ciò che andava fatto per l'Italia.

L'esempio classico è la globalizzazione, che doveva essere la locomotiva dello sviluppo ed è finita per essere il binario morto su cui si sono trovati molti paesi europei tra cui noi.
Certo, altri governi sono stati più "capaci" di prendere il "treno", noi addirittura siamo arrivati quando le biglietterie erano già chiuse e il capostazione aveva già fischiato.... ;)

Non si possono incolpare solo le imprese: queste fanno quello che per loro è più conveniente, ossia producono dove costa poco e vendono dove il prezzo è più alto.
Così come non si possono incolpare solo i lavoratori.

Comunque tranquilli, andremo a finire come la Romania, la Polonia, la Grecia o la Turchia: salari da 500 euro e prezzi attuali.
Il 90% della popolazione mangerà si e no, mentre una elite del 10% girerà con la Lamborghini.
:?
100% ragione su questo punto
 
biasci ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
Io, coi CV che ricevo in una settimana, ci posso tappezzare le pareti dell'ufficio. E sono tutti italiani, più o meno laureati, più o meno diplomati. E sono disposti a fare di tutto.

Direi che se vogliamo uscire dalla propaganda, sarebbe il caso di escludere "fonti autorevoli" come il Giornale, o la Pravda. E spegnere un po' la televisione ( anche RaiUno ).
Se bastasse valutare una persona dal suo CV, ti farei vedere che roba mi arriva!!! Tutti supergeni! Poi, quando ci fai due parole per approfondire, ti rendi conto di quale essere umano hai davanti.
Non va mai bene nulla. Ti chiedono subito quanto si guadagna, gli orari da bancari, auto, cellulare ecc..... poi? una escort a seguito sempre disponibile la vogliamo mettere? :evil:

Mah...devi vivere in un posto di debosciati. Io non posso confermare quanto scrivi, se non in quantità fisiologiche. Mi sembra di leggere più di qualche tesi preconcetta.

Io ho un'altra teoria. Riallacciandomi a quanto racconta Belpi ( pochi laureati disponibili ) io credo che sia il nostro paese a richiederne una quantità sotto la media. Ed in un paese dove c'è poca industria, poca scienza, poca ricerca, poca tecnologia, poca economia....tornerebbe anche.

Siamo un paese dove servono braccia.
 
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