Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone realmente esistenti o esistite è puramente casuale.
Quanto segue è la pubblicazione delle memorie di Alberto Maneddu, un camionista di Carbonia che passò dal più totale anonimato alla presidenza del famoso club di corse automobilistiche illegali passato alla storia come “Su Passiléstru”, che per ben dodici anni, dal 2006 al 2018, terrorizzò la placida atmosfera della rete stradale della Sardegna con ogni genere di follia.
Il club cominciò la sua famigerata attività appunto nel 2006 con corse illegali su strada nella zona del cagliaritano. Tali eventi avevano luogo di notte e consistevano in sfide estreme tra locali che correvano per soldi sulle statali della zona con scommesse che potevano arrivare anche a a 1000 euro di montepremi per gara e con 500 euro di premio gara al vincitore. La quota di entrata variava ovviamente a seconda del numero dei partecipanti. Con il passare del tempo e l'allargamento delle operazioni del club queste cifre vennero ampiamente superate.
Inutile sottolineare la pericolosità di tali manifestazioni che pur avvenendo a notte inoltrata non potevano certamente svolgersi in totale assenza di traffico, e che anche se avessero potuto, sarebbero state lo stesso estremamente rischiose per i partecipanti e per le strutture ai bordi delle strade (edifici ecc.) dato che si svolgevano su strade prive di qualunque protezione ed a velocità sempre più sostenute con il passare del tempo, man mano che la fama del Passiléstru cresceva e con essa il “rango” dei partecipanti e le potenze dei loro mezzi. Infatti se all’inizio il club era costituito essenzialmente da locali in cerca di soldi facili e di adrenalina, man mano che le gesta del sodalizio si espandevano, la base degli affiliati cresceva di pari passo, coinvolgendo individui sempre più facoltosi, che non solo partecipavano direttamente alle competizioni ma che affidavano anche i loro veicoli a guidatori esperti ma non ancora così abbienti da potersi permettere tali mezzi.
Così gli orizzonti geografici del club si allargarono e cominciarono a fare la loro apparizione sulla scena per esempio ricchi proprietari di strutture turistiche sulla Costa Smeralda italiani e stranieri, ed il giro di affari e scommesse divenne internazionale, con capitali sempre crescenti provenienti in prevalenza dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti, dalla Germani e dell’Inghilterra. Si cominciò quindi nel 2006 con le macchine sportiveggianti dei giovinastri locali e si arrivò man mano ai veicoli più veloci e potenti esistenti in produzione, spesso ulteriormente ed illegalmente potenziati e preparati.
In una seconda fase si aggiunsero al club anche membri provenienti dal continente asiatico, e naturalmente in particolare dal Giappone dove addirittura elementi del prestigioso “Midnight Club”, che all’inizio aveva indubbiamente fornito l’ispirazione al Passiléstru, cominciarono ad essere attratti dall’ambiente esotico ed esclusivo di una delle più belle isole del mondo. I bolidi giapponesi super preparati cominciarono a fare la loro apparizione sull’isola, all’interno dalla quale oramai le competizioni illegali si erano estese a tutto il territorio e non solo all’area meridionale. Nissan, Mazda e Honda diventarono così avversarie abituali dei bolidi europei ed americani, mentre il Passiléstru si andava strutturando in classi di veicoli differenziati per prestazioni ed a ogni classe venivano assegnate specifiche competizioni che andavano superate dai cosiddetti “Ischènti” e cioè i nuovi affiliati che dovevano farsi le ossa nei bassi ranghi prima di poter aspirare a competere per le grosse cifre con i grossi calibri del club. Indipendentemente dalle loro possibilità economiche, questi nuovi arrivi dovevano prima dotarsi di veicoli di bassa classe e competere nelle categorie minori; e solo dopo aver dimostrato la loro perizia alla guida, potevano gradatamente presentarsi a competizioni superiori con bolidi che magari avevano tenuto in garage per mesi in attesa di poterli utilizzare. Si trattava di una questione di sicurezza in primo luogo e di "giustizia sociale" in secondo luogo. Non si poteva permettere ad un guidatore inesperto di accrescere il livello di pericolosità degli eventi solo perché era ricco abbastanza da iscriversi al club con una fuoriserie. Inoltre chiunque doveva seguire lo stesso processo di selezione indipendentemente dallo spessore del suo portafogli.
Nel giro di pochi anni in Sardegna si potevano ammirare Americani, Tedeschi e Giapponesi che avevano imparato i rudimenti della lingua sarda, che era la lingua ufficiale del club. I nuovi arrivati, italiani e stranieri all’inizio si facevano rappresentare nelle trattative dai locali fino a quando piano piano non imparavano la lingua e potevano cominciare ad essere autonomi. Questa cosa contribuì molto al fascino del club, che agli occhi dei ricconi stranieri lo faceva apparire come una compagine assolutamente esclusiva e secretiva. Assolutamente spassoso vedere assi del volante giapponesi e ricconi californiani e texani masticare il sardo dopo qualche mese di permanenza nei meandri del club.
Naturalmente con la crescita dell’associazione e con l’allargamento delle sue attività, divenne sempre più pressante l’azione della polizia stradale (i Carabinieri non furono mai coinvolti con il Passiléstru) che ben presto si trovò alle strette per insufficienza di mezzi nell’arginare un fenomeno illegale che si stava estendendo rapidamente sull’intero territorio dell’isola. Nel 2010 la questione era diventata di una tale gravità che arrivò addirittura in parlamento e d’urgenza fu varato un decreto legge che aggiungeva qualche articolo al codice penale, introducendo il reato di “competizioni motoristiche su strada aperta al pubblico”, con la previsione di fino a cinque anni di reclusione e la confisca dei veicoli in via preventiva fino a celebrazione del processo e definitiva in caso di condanna passata in giudicato.
Anche con queste misure draconiane e nonostante un sostanziale rinforzo alle forze della polizia stradale locale, che alla fine del 2017 contava tra i suoi veicoli ben 12 Lamborghini di vari modelli e 5 Ferrari preparate appositamente per gli inseguimenti (tutte coadiuvate da mezzi blindati per la predisposizione di blocchi stradali), ci volle ancora un anno per stroncare definitamente il fenomeno che comunque aveva in 12 anni di attività profondamente mutato la cultura automobilistica in Italia e non solo, senza contare il fatto che aveva sensibilmente migliorato l'economia dell'isola dato l'ingente afflusso di capitali stranieri sia pure per un'attività illegale.
Più o meno nel mezzo della vita del club, intorno al 2009 apparve sulla scena il protagonista della nostra storia; Alberto Maneddu; un modesto camionista che passerà come una tempesta attraverso i ranghi dell’organizzazione fino a diventarne il presidente e che farà impazzire per anni le forze dell’ordine, tanto da essere soprannominato dal questore di Cagliari “Su Maskinganna”; il demone ingannatore di sarda cultura. Con questo nome sarà conosciuto e riverito sino alla sua morte nel gennaio del 2017 a seguito di un incidente a bordo della sua Maserati MC 12 durante una competizione tra Arzachena e Palau. La scomparsa di Su Maskinganna contribuì e non poco alla dismissione del Passiléstru.
Quello che segue è la storia, attraverso i suoi diari, di questo straordinario personaggio, che da umile camionista diventò un leggenda, e la cui fama si espanse ben al di fuori della Sardegna. Fu attivamente ricercato da parecchie case automobilistiche che volevano ingaggiarlo per utilizzarlo come pilota in competizioni automobilistiche ufficiali.
Alcuni di questi contatti si tradussero in contratti, altri no.
Quanto segue è la pubblicazione delle memorie di Alberto Maneddu, un camionista di Carbonia che passò dal più totale anonimato alla presidenza del famoso club di corse automobilistiche illegali passato alla storia come “Su Passiléstru”, che per ben dodici anni, dal 2006 al 2018, terrorizzò la placida atmosfera della rete stradale della Sardegna con ogni genere di follia.
Il club cominciò la sua famigerata attività appunto nel 2006 con corse illegali su strada nella zona del cagliaritano. Tali eventi avevano luogo di notte e consistevano in sfide estreme tra locali che correvano per soldi sulle statali della zona con scommesse che potevano arrivare anche a a 1000 euro di montepremi per gara e con 500 euro di premio gara al vincitore. La quota di entrata variava ovviamente a seconda del numero dei partecipanti. Con il passare del tempo e l'allargamento delle operazioni del club queste cifre vennero ampiamente superate.
Inutile sottolineare la pericolosità di tali manifestazioni che pur avvenendo a notte inoltrata non potevano certamente svolgersi in totale assenza di traffico, e che anche se avessero potuto, sarebbero state lo stesso estremamente rischiose per i partecipanti e per le strutture ai bordi delle strade (edifici ecc.) dato che si svolgevano su strade prive di qualunque protezione ed a velocità sempre più sostenute con il passare del tempo, man mano che la fama del Passiléstru cresceva e con essa il “rango” dei partecipanti e le potenze dei loro mezzi. Infatti se all’inizio il club era costituito essenzialmente da locali in cerca di soldi facili e di adrenalina, man mano che le gesta del sodalizio si espandevano, la base degli affiliati cresceva di pari passo, coinvolgendo individui sempre più facoltosi, che non solo partecipavano direttamente alle competizioni ma che affidavano anche i loro veicoli a guidatori esperti ma non ancora così abbienti da potersi permettere tali mezzi.
Così gli orizzonti geografici del club si allargarono e cominciarono a fare la loro apparizione sulla scena per esempio ricchi proprietari di strutture turistiche sulla Costa Smeralda italiani e stranieri, ed il giro di affari e scommesse divenne internazionale, con capitali sempre crescenti provenienti in prevalenza dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti, dalla Germani e dell’Inghilterra. Si cominciò quindi nel 2006 con le macchine sportiveggianti dei giovinastri locali e si arrivò man mano ai veicoli più veloci e potenti esistenti in produzione, spesso ulteriormente ed illegalmente potenziati e preparati.
In una seconda fase si aggiunsero al club anche membri provenienti dal continente asiatico, e naturalmente in particolare dal Giappone dove addirittura elementi del prestigioso “Midnight Club”, che all’inizio aveva indubbiamente fornito l’ispirazione al Passiléstru, cominciarono ad essere attratti dall’ambiente esotico ed esclusivo di una delle più belle isole del mondo. I bolidi giapponesi super preparati cominciarono a fare la loro apparizione sull’isola, all’interno dalla quale oramai le competizioni illegali si erano estese a tutto il territorio e non solo all’area meridionale. Nissan, Mazda e Honda diventarono così avversarie abituali dei bolidi europei ed americani, mentre il Passiléstru si andava strutturando in classi di veicoli differenziati per prestazioni ed a ogni classe venivano assegnate specifiche competizioni che andavano superate dai cosiddetti “Ischènti” e cioè i nuovi affiliati che dovevano farsi le ossa nei bassi ranghi prima di poter aspirare a competere per le grosse cifre con i grossi calibri del club. Indipendentemente dalle loro possibilità economiche, questi nuovi arrivi dovevano prima dotarsi di veicoli di bassa classe e competere nelle categorie minori; e solo dopo aver dimostrato la loro perizia alla guida, potevano gradatamente presentarsi a competizioni superiori con bolidi che magari avevano tenuto in garage per mesi in attesa di poterli utilizzare. Si trattava di una questione di sicurezza in primo luogo e di "giustizia sociale" in secondo luogo. Non si poteva permettere ad un guidatore inesperto di accrescere il livello di pericolosità degli eventi solo perché era ricco abbastanza da iscriversi al club con una fuoriserie. Inoltre chiunque doveva seguire lo stesso processo di selezione indipendentemente dallo spessore del suo portafogli.
Nel giro di pochi anni in Sardegna si potevano ammirare Americani, Tedeschi e Giapponesi che avevano imparato i rudimenti della lingua sarda, che era la lingua ufficiale del club. I nuovi arrivati, italiani e stranieri all’inizio si facevano rappresentare nelle trattative dai locali fino a quando piano piano non imparavano la lingua e potevano cominciare ad essere autonomi. Questa cosa contribuì molto al fascino del club, che agli occhi dei ricconi stranieri lo faceva apparire come una compagine assolutamente esclusiva e secretiva. Assolutamente spassoso vedere assi del volante giapponesi e ricconi californiani e texani masticare il sardo dopo qualche mese di permanenza nei meandri del club.
Naturalmente con la crescita dell’associazione e con l’allargamento delle sue attività, divenne sempre più pressante l’azione della polizia stradale (i Carabinieri non furono mai coinvolti con il Passiléstru) che ben presto si trovò alle strette per insufficienza di mezzi nell’arginare un fenomeno illegale che si stava estendendo rapidamente sull’intero territorio dell’isola. Nel 2010 la questione era diventata di una tale gravità che arrivò addirittura in parlamento e d’urgenza fu varato un decreto legge che aggiungeva qualche articolo al codice penale, introducendo il reato di “competizioni motoristiche su strada aperta al pubblico”, con la previsione di fino a cinque anni di reclusione e la confisca dei veicoli in via preventiva fino a celebrazione del processo e definitiva in caso di condanna passata in giudicato.
Anche con queste misure draconiane e nonostante un sostanziale rinforzo alle forze della polizia stradale locale, che alla fine del 2017 contava tra i suoi veicoli ben 12 Lamborghini di vari modelli e 5 Ferrari preparate appositamente per gli inseguimenti (tutte coadiuvate da mezzi blindati per la predisposizione di blocchi stradali), ci volle ancora un anno per stroncare definitamente il fenomeno che comunque aveva in 12 anni di attività profondamente mutato la cultura automobilistica in Italia e non solo, senza contare il fatto che aveva sensibilmente migliorato l'economia dell'isola dato l'ingente afflusso di capitali stranieri sia pure per un'attività illegale.
Più o meno nel mezzo della vita del club, intorno al 2009 apparve sulla scena il protagonista della nostra storia; Alberto Maneddu; un modesto camionista che passerà come una tempesta attraverso i ranghi dell’organizzazione fino a diventarne il presidente e che farà impazzire per anni le forze dell’ordine, tanto da essere soprannominato dal questore di Cagliari “Su Maskinganna”; il demone ingannatore di sarda cultura. Con questo nome sarà conosciuto e riverito sino alla sua morte nel gennaio del 2017 a seguito di un incidente a bordo della sua Maserati MC 12 durante una competizione tra Arzachena e Palau. La scomparsa di Su Maskinganna contribuì e non poco alla dismissione del Passiléstru.
Quello che segue è la storia, attraverso i suoi diari, di questo straordinario personaggio, che da umile camionista diventò un leggenda, e la cui fama si espanse ben al di fuori della Sardegna. Fu attivamente ricercato da parecchie case automobilistiche che volevano ingaggiarlo per utilizzarlo come pilota in competizioni automobilistiche ufficiali.
Alcuni di questi contatti si tradussero in contratti, altri no.
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