emart ha scritto:
Ah, bene, Meipso non è in vacanza....approfitto prima di tutto per salutare, e poi,si licet, per la solita domandina un pò cosi'...Vale a dire,l'iniezione diretta di benzina è vera innovazione ( visto che Honda, a quanto pare DEVE essere innovativa) o V-TEC e company sono ancora lo stato dell'arte? L a tecnologia e' matura per i canoni di affidabilità di bIg H?Infine come si concilia la riottosità di Honda ad adottare taluni dispositivi, magari di moda, ma, parrebbe ,efficaci ( vedi cambi a doppia frizione e appunto iniezione diretta di benzina ) con una immagine di casa innovativa e tecnologicamente all'avanguardia? Forse l'avanguardia tecnologica sta in altre cose?
In verità è piu' di una domandina ma spero comunque in un benevolo accoglimento
ciao a tutti
I primi esperimenti di Honda in merito all'iniezione diretta del carburante risalgono nientemeno che al 1970. Credo, pertanto, che un po' di esperienza sul campo se la sia certamente fatta. Considera, però, che Honda ha incentrato i suoi studi sull'ottimizzazione del flusso del comburente (cioè l'aria) in camera di scoppio, non del carburante. Anzi, a ben vedere, con l'iniezione indiretta si può ottenere una migliore miscelazione che riesce a sortire risultati simili in condizioni di basso rapporto stechiometrico, senza dover ricorrere a spinte stratificazioni della carica (come nei motori ad iniezione diretta che si propongano di lavorare a questi tenori o più bassi ancora). I sistemi di distribuzione variabile sono incentrati proprio su questo aspetto ed anche e soprattutto il v-tec. La valutazione va quindi condotta sul fronte del rapporto costi/convenienza, mettendo nel calderone anche l'aspetto dell'affidabilità e la duttilità di prestazione, ad esempio in condizioni di alimentazione con carburante non di primissima qualità, situazione in cui, notoriamente, i motori ciclo Otto ad iniezione diretta si rivelano estremamente sensibili.
C'è poi da fare una considerazione generale: a mio avviso, e credo non solo il mio, il costruttore nipponico si è allontanato dal proporre propulsori e vari altri comparti impostati all'ottenimento del massimo tenore prestazionale. Le scelte del medesimo negli ultimi anni sono chiara ed inequivocabile dimostrazione del fatto, circoscrivendo alcune, limitate realizzazioni impostate sulla sportività forse più per richiamare il fasto che fu che non per ottenere concreti ritorni in ambito imprenditoriale. Forse, solo indirettamente, come immagine, per poi riverberarsi sulle vendite, laddove il mercato sia sensibile a questo aspetto. Ecco perché alcune soluzioni ritenute all'avanguardia sotto il profilo prestazionale sono state sovente trascurate.
L'avanguardia tecnologica, oggi, secondo me, non si ritrova in quel che viene offerto palpabilmente all'utente finale, ovvero all'acquirente. Si, certo, si riesce facilmente a dargliene l'idea, con le mille trovatine e trovatucce che ci rifilano, ogni giorno di più, sulle plance e zone limitrofe. Ma sono ammennicoli da niente, che ci costano un sacco di quattrini, fumo negli occhi per chi sia già predisposto a cercarle, a volerle ad ogni costo per sentirsi al passo, alla moda. E quindi che possa farne, superficialmente ma ricorrentemente, discrimine per l'acquisto.
Si ritrova, invece, in qualcosa di molto meno percepibile, ovvero nel profondere il massimo della tecnologia per riuscire a produrre a costi sempre inferiori, nella lotta continua ed indefessa con i costi di progettazione e, soprattutto, con quelli delle materie prime. Tale "avanguardia" deve essere necessariamente supportata da studi, approfonditi ed estremamente evoluti, sul fronte della qualità percepita, non reale. L'importante è che sia ritenuta presente, questa benedetta qualità; perché non ce la possono mettere, pena l'innalzamento esponenziale dei costi produttivi.
L'innovazione si può quindi spostare dai ritrovati a fini prestazionali a quelli ecologici o volti ad incrementare il rendimento energetico, per quanto si possa fare sotto il giogo dell'attuale sistema produttivo e consumistico. Con il contagocce, piano piano, per non creare rotture inaccettabili con quanto ormai è divenuto tradizione. Peggiorando via via un poco quanto di buono c'è già, in modo da spianare la via per l'apprezzamento di quanto viene proposto di nuovo. Più che nuovo, sarebbe meglio indicarlo come "successivo".....
Tecnica....Scienza.......quelle vere, quelle efficaci, non hanno niente a che fare con il marketing. Si propone un'innovazione quando ciò che c'è già ha esaurito il suo ciclo di mercato, la sua attrattiva, che ogni tanto si deve stimolare. Non è certo l'humus su cui sviluppare e rendere accessibili nuove ed evolute tecnologie, no di certo. Si deve stare buoni, quatti quatti, per aspettare il momento giusto, per ravvivare un tenore di penetrazione che sia più soddisfacente, per riemergere nel momento in cui la parabola stia discendendo un po' troppo. Quindi, come è evidente, non si corre dietro a trovare il modo di arricchire le vetture con quanto c'è di nuovo per farle migliori, ma solo per farle più appetibili; appettibilità che, purtroppo, un po' per colpa nostra, del mercato, un po' perché risente delle modalità con cui ci viene proposta, non è quasi mai legata ad aspetti realmente migliorativi. Anzi, spessissimo è l'esatto opposto.