Ecco chi avrebbe fatto una grande Alfamaserati.....oggi vogliono solo una romeofiatmaserati
Ed ora la Fiat dica una parola per Ghidella
Postato il 2007 in Fiat
Per la Fiat la settimana prossima si profila come la più calda e intensa dell?anno e c?è grande attesa per il discorso che Sergio Marchionne terrà giovedì 5 luglio, verso le 10, al palazzetto olimpico di Torino, in occasione del lancio della 500. Si parla di un intervento ?alto?, non legato semplicemente alla presentazione di un nuovo modello ma al ruolo che la Fiat vuole giocare in questo Paese negli anni a venire, partendo proprio da un?auto-simbolo che, parole dello stesso Marchionne, sarà il ?manifesto viaggiante? del gruppo torinese
La Fiat è cambiata moltissimo in questi quattro anni di gestione Montezemolo-Marchionne, con una completa rottura rispetto al passato e una serie di dichiarazioni molto esplicite in questo senso. Facciamo qualche esempio: Montezemolo ha detto più volte che fu un errore impedire alla Ford di comprare l?Alfa Romeo, con un rilancio che di fatto impedì la creazione di una vera concorrenza in Italia già vent?anni fa. Marchionne, dal canto suo, ha insistito sul fatto che la Fiat non deve occuparsi di politica e che è stato un errore occuparsene tanto in un recente passato.
Sono solo due citazioni, ma se ne potrebbero fare decine di altre che suonano come una presa di distanza dall?era Romiti. Manca, a nostro parere, un ultimo tassello: forse sarebbe il caso di dire che il feroce scontro che portò alla defenestrazione di Vittorio Ghidella, nel 1988, fu un momento buio di cui la Fiat ha pagato a lungo le conseguenze.
L?ingegnere di Vercelli, padre della Uno e della Tipo, ormai è un anziano pensionato che trascorre le sue giornate a pochi passi dal lago di Lugano, nella sua casa svizzera. La vita lo ha molto segnato, sia sul piano degli affetti familiari sia sul piano del lavoro, con vicissitudini che non è il caso qui di ricordare.
Ma aveva un disegno non poi così lontano da quello di Marchionne: pensava che la Fiat dovesse concentrarsi sulle automobili per restare un protagonista a livello mondiale nel business in cui era nata e cresciuta. La storia ha dimostrato che aveva ragione, ma allora fu scelta la strada della diversificazione indicata da Cesare Romiti. Che male c?è a riconoscerlo oggi?
Ed ora la Fiat dica una parola per Ghidella
Postato il 2007 in Fiat
Per la Fiat la settimana prossima si profila come la più calda e intensa dell?anno e c?è grande attesa per il discorso che Sergio Marchionne terrà giovedì 5 luglio, verso le 10, al palazzetto olimpico di Torino, in occasione del lancio della 500. Si parla di un intervento ?alto?, non legato semplicemente alla presentazione di un nuovo modello ma al ruolo che la Fiat vuole giocare in questo Paese negli anni a venire, partendo proprio da un?auto-simbolo che, parole dello stesso Marchionne, sarà il ?manifesto viaggiante? del gruppo torinese
La Fiat è cambiata moltissimo in questi quattro anni di gestione Montezemolo-Marchionne, con una completa rottura rispetto al passato e una serie di dichiarazioni molto esplicite in questo senso. Facciamo qualche esempio: Montezemolo ha detto più volte che fu un errore impedire alla Ford di comprare l?Alfa Romeo, con un rilancio che di fatto impedì la creazione di una vera concorrenza in Italia già vent?anni fa. Marchionne, dal canto suo, ha insistito sul fatto che la Fiat non deve occuparsi di politica e che è stato un errore occuparsene tanto in un recente passato.
Sono solo due citazioni, ma se ne potrebbero fare decine di altre che suonano come una presa di distanza dall?era Romiti. Manca, a nostro parere, un ultimo tassello: forse sarebbe il caso di dire che il feroce scontro che portò alla defenestrazione di Vittorio Ghidella, nel 1988, fu un momento buio di cui la Fiat ha pagato a lungo le conseguenze.
L?ingegnere di Vercelli, padre della Uno e della Tipo, ormai è un anziano pensionato che trascorre le sue giornate a pochi passi dal lago di Lugano, nella sua casa svizzera. La vita lo ha molto segnato, sia sul piano degli affetti familiari sia sul piano del lavoro, con vicissitudini che non è il caso qui di ricordare.
Ma aveva un disegno non poi così lontano da quello di Marchionne: pensava che la Fiat dovesse concentrarsi sulle automobili per restare un protagonista a livello mondiale nel business in cui era nata e cresciuta. La storia ha dimostrato che aveva ragione, ma allora fu scelta la strada della diversificazione indicata da Cesare Romiti. Che male c?è a riconoscerlo oggi?