<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Giovani ed emigrazione + lavoro | Page 6 | Il Forum di Quattroruote

Giovani ed emigrazione + lavoro

Falso, e, ripeto, non è la mancanza di matricole, ma della fuga all'estero e senza alcuna attrattiva retroversa. Gli avvocati sono un'altra categoria e non c'entrano.
Aumenta le matricole e vedrai che il problema lo risolvi.
Questo è il sistema Italia.
Gli stipendi sono bassi. Giustamente anche chi prende 4-5 mila al mese guarda i colleghi all'estero che prendono di piu ancora
 
Come l'ingegnere, l'architetto, il ricercatore, l'insegnante, etc i neolaureati vengono considerati degli apprendisti come fossero usciti dalla terza media... non valorizzati per la freschezza di idee e competenze.
si condivido il pensiero, gente formata da università molto serie (mica telematiche) 110 e lode, buona volontà e idee valide... semplicemente vedono situazione e "cambiano" ...
mi lascia un magone dal dire.... potevo fare qualcosa? però sono cantento che si realizzino.
 
Ti tornano questi valori?
Più o meno i valori sono quelli, un medico oltre 15 anni, intasca 3300-2500 € mensili, a fronte del doppio del lordo. Ma non sono puliti, ne vanno via almeno 150-300 in media al mese. Ti devi pagare obbligatoriamente albo, ordine, associazione scientifica di specialità, se non due o tre, assicurazione professionale, formazione ed aggiornamento obbligatori... ah, sei pagato per 38h a settimana e ne fai 10% in media, gratis ovviamente.
 
un medico oltre 15 anni
aggiungo, neoassunto, e potrebbe passare del tempo prima di vincere un concorso, sono pochi e spesso prevedibili, prende, circa 2500 per i primi 5 anni, popi meno di 3000 per i successivi 10... e fa lo zerbino dei vecchi.. all'estero, senza andare lontano, è trattato subito meglio.
 
Come l'ingegnere, l'architetto, il ricercatore, l'insegnante, etc i neolaureati vengono considerati degli apprendisti come fossero usciti dalla terza media... non valorizzati per la freschezza di idee e competenze.
I neolaureati ingegneri e architetti, contrariamente ai miei tempi, hanno paura ad intraprendere la libera professione. E quando entrano, da dipendenti (se sono fortunati) o con partita iva (e allora sono pazzi) negli studi professionali, per lavorare e fare esperienza, vengono sfruttati e fatto in modo che eseguano solo compiti parziali. La gestione globale rimane solo nelle mani del boss dello studio (di solito il titolare o i titolari anziani), sia a livello di rapporti con la committenza sia di gestione del lavoro. Mettono il giovane davanti ad un pc con cad o soft specifici, e fine.
Parlavo di paura nei giovani laureati a seguire la libera professione, perchè sono consci dell' assenza di un mercato sano, della scarsa considerazione della loro professione e soprattutto della loro professionalità da parte della società. E tralascio poi il discorso economico e fiscale-contributivo: fisco e casse sono salassi.
Si sta perdendo, nel totale disinteresse della politica, una intera classe media di professionisti e specialisti, fondamentale invece in una società liberale. Anzi, viene il sospetto che il disinteresse apparente della politica in realtà ne nasconda la volontà di ridurre fino ad estinguere questa categoria di lavoratori, alimentando il luogo comune di essere evasori e furbacchioni, e per un semplice motivo: alta professionalità, cultura, indipendenza economica favoriscono il libero pensiero, la circolazione delle idee, il confronto.
Ma lo sappiamo bene: chi pensa da solo, ha una mentalità liberale e ha la forza di difendere le proprie idee è il MALE assoluto per chi, per mantenere il potere, vive raccontando balle a ripetizione.
"Il potere si fonda sull' ignoranza delle masse" diceva Tolstoj.
 
hanno paura ad intraprendere la libera professione
Non tutti i lavori sono eseguibili in libera professione. Un ingegnere, per esempio, può farlo, ma non se aspira a fare innovazione, brevetti, grandi progetti. Poi, a volte, si opta per la libera professione dopo aver maturato un profilo, reputazione e competenze che possano essere spendibili sul mercato delle consulenze. Salvo non si sia figli d'arte.
 
Non tutti i lavori sono eseguibili in libera professione. Un ingegnere, per esempio, può farlo, ma non se aspira a fare innovazione, brevetti, grandi progetti. Poi, a volte, si opta per la libera professione dopo aver maturato un profilo, reputazione e competenze che possano essere spendibili sul mercato delle consulenze. Salvo non si sia figli d'arte.
Ovviamente io parlavo riferendomi al mio settore, quello dell' ingegneria civile, quello più classico e storicamente più legato alle libere professioni. Quando mi sono laureato io, le prime alternative da ingegnere erano o far pratica iniziando a collaborare con un collega o uno studio tecnico, oppure entrare in una impresa di costruzioni.Ma parliamo di fine anni ottanta, praticamente un' era geologica fa. Io poi ero pure figlio d' arte, ma lo studio tecnico in casa lo persi appena iscritto al bienno di ingegneria, dato che un infarto mi portò via mio papà.
Ma la mentalità ereditata era quella e quindi io al lunedì mi sono laureato, dopo quindici giorni ho fatto l' esame di stato e subito dopo iscritto all' ordine come professionista.
Ma erano altri tempi; oggi da neolaureato, non starei in Italia neanche un secondo.
 
Più o meno i valori sono quelli, un medico oltre 15 anni, intasca 3300-2500 € mensili, a fronte del doppio del lordo. Ma non sono puliti, ne vanno via almeno 150-300 in media al mese. Ti devi pagare obbligatoriamente albo, ordine, associazione scientifica di specialità, se non due o tre, assicurazione professionale, formazione ed aggiornamento obbligatori... ah, sei pagato per 38h a settimana e ne fai 10% in media, gratis ovviamente.
Ok, hai ragione tu allora
 
I neolaureati ingegneri e architetti, contrariamente ai miei tempi, hanno paura ad intraprendere la libera professione. E quando entrano, da dipendenti (se sono fortunati) o con partita iva (e allora sono pazzi) negli studi professionali, per lavorare e fare esperienza, vengono sfruttati e fatto in modo che eseguano solo compiti parziali. La gestione globale rimane solo nelle mani del boss dello studio (di solito il titolare o i titolari anziani), sia a livello di rapporti con la committenza sia di gestione del lavoro. Mettono il giovane davanti ad un pc con cad o soft specifici, e fine.
Parlavo di paura nei giovani laureati a seguire la libera professione, perchè sono consci dell' assenza di un mercato sano, della scarsa considerazione della loro professione e soprattutto della loro professionalità da parte della società. E tralascio poi il discorso economico e fiscale-contributivo: fisco e casse sono salassi.
Si sta perdendo, nel totale disinteresse della politica, una intera classe media di professionisti e specialisti, fondamentale invece in una società liberale. Anzi, viene il sospetto che il disinteresse apparente della politica in realtà ne nasconda la volontà di ridurre fino ad estinguere questa categoria di lavoratori, alimentando il luogo comune di essere evasori e furbacchioni, e per un semplice motivo: alta professionalità, cultura, indipendenza economica favoriscono il libero pensiero, la circolazione delle idee, il confronto.
Ma lo sappiamo bene: chi pensa da solo, ha una mentalità liberale e ha la forza di difendere le proprie idee è il MALE assoluto per chi, per mantenere il potere, vive raccontando balle a ripetizione.
"Il potere si fonda sull' ignoranza delle masse" diceva Tolstoj.
Devo ammettere che dopo quasi trent'anni da lavoratore dipendente, il passaggio alla libera professione, all'interno di un Ordine professionale, mi aveva fatto riscoprire tecnici con la passione per il proprio lavoro.
Ovviamente non sono tutti così, anzi la gran parte purtroppo non lo è.

Il problema è che dai fastidio per due motivi, uno di ordine economico, l'altro anche:
la soluzione tecnica corretta ed adeguata (a regola d'arte) è incompatibile sia con chi svende a poco soluzioni inefficaci come chi ci stra guadagna su soluzioni sovradimensionate.
 
I medici autoctoni non mancheranno.
Intanto in Calabria hanno prolungato il contratto ai medici cubani, giusto per capire qual'è la direzione presa. Invece di investire e trattenere gli italiani con condizioni migliori, si preferisce prendere i cubani. Giusto per darvi un'idea: un insegnante di scuola superiore in Irlanda guadagna 4.000 euro. Io immigrato senza particolari competenze a parte 3 lingue fluenti che in Irlanda contano molto, guadagnavo da neoassunto nel 2007 1.800 euro che con gli incentivi di vendita arrivavano anche a 2.500 euro e parliamo di 18 anni fa e non ero neanche fra i più pagati a parità di mansioni. I colleghi finlandesi e svedesi facevano una barca di soldi. Dal 2010 al 2017 ho dovuto scegliere il part time a 20 ore settimanali e guadagnavo a volte, poche, anche 2.000 euro. In tutto questo la mia azienda era solo un call centre che serviva tutta l' Europa. Fatevi un'idea di come sta messa l'Italia. Secondo me resteranno solo gli immigrati che non possono andare altrove e per i quali l'Italia è meglio del loro paese di origine ma ovviamente parliamo di manovalanza poco qualificata. Non vedo in cosa l'Italia possa essere attraente per dei giovani laureati europei qualificati e infatti la tendenza è tutta ad andarsene e chi arriva sono solo gli italiani che rientrano e gli immigrati sui barconi che potrebbero essere una risorsa se non si facesse sempre la caccia al nero brutto e cattivo.
 
Back
Alto