Ciao a tutti, è la prima volta che scrivo qui e sono contento di conoscervi.
Mi chiamo Roberto.
Ho appena letto sulle regole più severe per evitare le solite diatribe tra Alfisti di ieri e di oggi. Credo che una maggiore conoscenza del perché dei reciproci ruoli porti sicuramente ad una altrettanto reciproca comprensione.
L' Alfa di ieri, quella dal 1910 al 1986, non era la Madonna in Terra e manco Gesù. Non faceva miracoli, ma aveva una filosofia che seguiva innanzi tutto: vincere le gare. Intorno a questo nascevano poi i frutti stradali. La Giulia fu forse l' esempio più lampante. La Ti Super nel campo delle 105 berlina e le gt 1300 Jr, le GTA, GT SA, le 1750 e 2000 GTAm.
Nella sua storia l' Alfa ha sempre superato le crisi più profonde uscendone in piedi sulle sue gambe. Ad esempio, durante la seconda guerra mondiale i progettisti del reparto Esperienze Progetti di Pomigliano d' arco erano stati sfollati ad Armeno, al nord tra il Lago Maggiore ed il Lago d' Orta. Non c' era lavoro nemmeno per il settore Avio ed in qualche modo dovevano fare qualcosa per sfamarsi. Si misero a costruire ed a vendere cucine a gas con marchio Alfa Romeo ed infissi in legno e ferro in quella ex fabbrica di coltelli che li ospitava.
Ormai sanno tutti di Luraghi, dell' Alfasud, della ArNa.
Questo è invece ciò che penso ci sia stato dietro tutte quelle balle che hanno sempre detto e scritto.
Credo che l' Alfa non fu ceduta a Fiat in quanto in crisi.
C'era un disegno ben congegnato alle spalle di tutto questo: un disegno che appetiva De Mita, Prodi, Agnelli, Andreotti ed altri "compagni di merende" delle classi politiche e sindacali.
De Mita aveva mire sull' Irpinia e sulle tangenti ricavabili dagli appalti, oltre che da quelle ricavabili a Pomigliano per la realizzazione dell' Alfasud. Agnelli aveva appetiti in campo finanziario e mirava ad avere il monopolio del settore automobilistico. Prodi aveva appetiti e basta. Non gli fregava da dove venissero i soldi: al mortadella interessava solo averne tanti. Inoltre mirava ad un futuro politico di un certo livello, in Parlamento.
Questa è la mia storiella, che può essere o meno condivisa:
Agnelli, de Mita ed Andreotti pianificarono il loro progetto: la facciata era quella di un' Italia che doveva contenere la disoccupazione del mezzogiorno e la migrazione al Nord dei giovani. Dietro le quinte, invece, c' erano tangenti, mazzette, potere e posti in Parlamento, decine di migliaia di tesseramenti (a pagamento) ai sindacati.
Luraghi sapeva tutto questo ed, ovviamente, sapeva anche come sarebbe finita. Opponendosi venne indotto a lasciare l' Alfa. L' idea di costruire uno stabilimento a Pratola Serra fu la goccia che traboccò dal suo vaso.
Tutto secondo i piani.
Dopo che qualche figura gli succedette temporaneamente, venne raccomandato un certo Massaccesi che aveva il compito ben preciso di portare l' Alfa sull' orlo del fallimento così da poter avere una motivazione per cederla.
Non si poteva però cederla direttamente a Fiat per non correre rischi di indagini.
Quindi venne proposta e, tra altre, anche la Ford fece la sua offerta.
Per rendere la cosa verosimile, fecero credere che l' Alfa aveva buone possibilità di venire ceduta a Ford ma Fiat si fece avanti, come da copione.
Nel 1986 l' Alfa divenne Fiat per pochi denari, così come la storia narra che Gesù venne tradito da Giuda per un importo nei secoli equivalente.
Fiat non ha mai avuto una vera passione per le auto, ma al contrario ne ha sempre avuta per i soldi. Anche i frigoriferi Fiat degli anni '60 erano una buona fonte di guadagno, per esempio. Quindi cambiò la filosofia Alfa: non più costruire per vincere bensì costruire per vendere.
Il declino si ebbe già dal '78 in avanti con la Giulietta: acciaio sostituito da plasticaccia, finiture degne di Fiat (sembra strano, ma erano da sempre peggiori di quelle Alfa Romeo). Rimanevano le meccaniche, il mitico bialbero ed il boxer, oltre al nuovo V6 Busso. L' Alfa non era ancora Fiat, ma la stavano preparando per diventarlo.
Fiat ha cambiato tutto dell' Alfa Romeo. Tutto tranne il marchio.
Guardiamo alcune foto delle Alfa di un tempo: una 1750 era totalmente diversa da una Giulia. Se le guardavi una a fianco dell' altra, già dai frontali le distinguevi. Le Fiat, invece, sono praticamente identiche se le guardi anteriormente. Meno costi, utilizzando gli stessi componenti.
La filosofia Fiat è innegabilmente da sempre stata diversa da quella Alfa Romeo.
Il divario tra le prestazioni di una Alfa 2000 berlina del '72 ed una BMW pari cilindrata dello stesso anno era enorme. Alfa: 195Km/H, BMW: 165 Km/h. Alfa: da 0 a 100 Km/h in 9,5sec; BMW: da 0 a 100 Km/h in più di 11 secondi.
Più o meno era così.
Le case concorrenti, per stare dietro (dico: dietro) ad un' Alfa 1300cc dovevano impiegare almeno un 1600cc od un 1800cc.
Un Paragone? La Giulia Gt Sprint Veloce dava del bel filo da torcere alla Porsche 911 di quel tempo, che soccombeva in determinate condizioni per via della tenuta di strada, del motore centrale e dei freni. L' Alfa, quanto a motore, freni e tenuta di strada, non aveva concorrenti nemmeno nelle classi superiori.
Oggi è diverso: questo grosso divario non esiste più. O meglio esiste ma in modo meno evidente.
L' Alfa aveva qualcosa in più: alla fine di un viaggio avevi il culo quadro e la schiena a pezzi, ma guidare era stato quasi sentirsi in pista. Solo sentire il motore faceva si che tu non riuscissi ad avere una guida pacifica e tranquilla: ti rendevi conto di non essere in pista soltanto quando tua moglie, di fianco, si metteva ad urlare aggrappata come una scimmia alla maniglia sopra la portiera inveendo e dandoti del pazzo e dell' assassino che voleva ammazzarla (se poi a bordo c' era anche la suocera, non ne parliamo...).
Le Alfa di oggi sono comunque ottimi prodotti e credo che non sia giusto offendere chi li acquista.
Prima di tutto perché ognuno ha il diritto di non perdere la propria dignità facendo le proprie scelte, che quindi vanno rispettate quali sacre.
Poi, perché i tempi sono cambiati e nessuno può dimostrare che se oggi fosse esistita l' Alfa di ieri, i prodotti sarebbero stati all' altezza di quelli che ne hanno decretato un posto nell' Olimpo. Sono cambiati anche i cervelli: Chiti, Busso, Satta & Co. sono ormai morti.
Personalmente condanno Fiat per le barbare sevizie di ciò che poteva essere davvero un successo. Avrebbe dovuto riservare ad Alfa una nicchia particolare così come ha fatto con Ferrari. Invece ha smantellato tutto (Arese ormai fa piangere a vedere com' è ridotta). Ha sostituito ogni tecnologia Alfa con soluzioni Fiat.
Per questo non si può negare che oggi l' Alfa Romeo è una Fiat marchiata Alfa Romeo. Non ci si deve offendere per questa verità: non si sta dicendo che la Fiat è sterco, bensì che l' Alfa non è più Alfa.
Altra cosa che non sopporto della politica di vendite Fiat è questo furto delle glorie passate dell' Alfa Romeo ad uso e consumo di Fiat per illudere e gasare la gente allo scopo di incrementare le vendite.
Utilizzare nomi storici quali Giulietta e Giulia, testimonianze del passato glorioso dell' Alfa su pista, ed altri espedienti davvero di basso lignaggio.
Tutto questo fa morire anche la storia gloriosa del passato. Domani, quando si dirà "Giulia", si penserà a quella di oggi e non più a quella degli anni '60/'70.
Così per Giulietta e per altre eventuali.
Sarebbe come se un nuovo marchio giapponese chiamasse Lampredi un motore di loro costruzione: gli ex possessori ed amanti di una Fiat 124 o 125 se ne risentirebbero di sicuro.
Trovo questa iniziativa Fiat un vero e proprio sputo sulla storia dell' Alfa, una totale mancanza di rispetto verso chi vi ha lavorato con passione per decenni.
Una totale mancanza di stile e di correttezza, quasi a voler mettere sottoterra l' Alfa con ogni umiliazione, coronando di vendetta quell' odio e quell' invidia da sempre nutrite da Fiat nei confronti dell' Alfa Romeo (già negli anni '30 anelava a possederla ma non ci riuscì in quanto ceduta da Romeo allo Stato Italiano).
Ecco: queste sono le cose che mi amareggiano.
Poi, sono felice per chiunque compri una nuova Giulietta o una MiTo: hanno ciò che vogliono e non è giusto imporre loro di credere di avere una Bravetta o quant' altro. E' forse più giusto per loro dire che una 75 o una Giulia sono due catenacci: noi ci offenderemmo, ma in realtà lo sono in confronto alle nuove tecnologie. Due catenacci con lo stesso fascino di una parure di diamanti indossati da una donna stupenda.
Non si può fare la guerra dei tempi: si dovrebbe invece unirsi per cercare di migliorare l' Alfa di oggi, riportandola alla vera filosofia Alfa Romeo di un tempo.
Gli alfisti di ieri non potranno mai riconoscere un' Alfa in una MiTo così come una leonessa non potrà mai riconoscere come suo il cucciolo di una tigre.
Allo stesso modo gli alfisti di oggi se ne fregano delle alfa di ieri ed hanno altri parametri di valutazione per classificare i loro giudizi.
Con queste del tutto sterili diatribe succede solo una cosa: gli alfisti di oggi che sono affascinati dalle alfa di ieri si ritrovano prima o poi ad odiarle invece che ad amarle ed a capire qualcosa in più sull' Alfa Romeo: qualcosa che i libri non scrivono e che le testimonianze non dicono. Qualcosa che si può solo provare guidando una Giulia, una 75, ecc. (persino un' ArNa, da tanti forse ingiustamente derisa).
Spero di aver fatto capire che il tono di questo argomento non vuole essere inizio di diatribe, bensì la loro fine per sempre. Infine spero anche che per qualcuno, anche se prolisso, questo argomento sia stato interessante.
Ciao.
Mi chiamo Roberto.
Ho appena letto sulle regole più severe per evitare le solite diatribe tra Alfisti di ieri e di oggi. Credo che una maggiore conoscenza del perché dei reciproci ruoli porti sicuramente ad una altrettanto reciproca comprensione.
L' Alfa di ieri, quella dal 1910 al 1986, non era la Madonna in Terra e manco Gesù. Non faceva miracoli, ma aveva una filosofia che seguiva innanzi tutto: vincere le gare. Intorno a questo nascevano poi i frutti stradali. La Giulia fu forse l' esempio più lampante. La Ti Super nel campo delle 105 berlina e le gt 1300 Jr, le GTA, GT SA, le 1750 e 2000 GTAm.
Nella sua storia l' Alfa ha sempre superato le crisi più profonde uscendone in piedi sulle sue gambe. Ad esempio, durante la seconda guerra mondiale i progettisti del reparto Esperienze Progetti di Pomigliano d' arco erano stati sfollati ad Armeno, al nord tra il Lago Maggiore ed il Lago d' Orta. Non c' era lavoro nemmeno per il settore Avio ed in qualche modo dovevano fare qualcosa per sfamarsi. Si misero a costruire ed a vendere cucine a gas con marchio Alfa Romeo ed infissi in legno e ferro in quella ex fabbrica di coltelli che li ospitava.
Ormai sanno tutti di Luraghi, dell' Alfasud, della ArNa.
Questo è invece ciò che penso ci sia stato dietro tutte quelle balle che hanno sempre detto e scritto.
Credo che l' Alfa non fu ceduta a Fiat in quanto in crisi.
C'era un disegno ben congegnato alle spalle di tutto questo: un disegno che appetiva De Mita, Prodi, Agnelli, Andreotti ed altri "compagni di merende" delle classi politiche e sindacali.
De Mita aveva mire sull' Irpinia e sulle tangenti ricavabili dagli appalti, oltre che da quelle ricavabili a Pomigliano per la realizzazione dell' Alfasud. Agnelli aveva appetiti in campo finanziario e mirava ad avere il monopolio del settore automobilistico. Prodi aveva appetiti e basta. Non gli fregava da dove venissero i soldi: al mortadella interessava solo averne tanti. Inoltre mirava ad un futuro politico di un certo livello, in Parlamento.
Questa è la mia storiella, che può essere o meno condivisa:
Agnelli, de Mita ed Andreotti pianificarono il loro progetto: la facciata era quella di un' Italia che doveva contenere la disoccupazione del mezzogiorno e la migrazione al Nord dei giovani. Dietro le quinte, invece, c' erano tangenti, mazzette, potere e posti in Parlamento, decine di migliaia di tesseramenti (a pagamento) ai sindacati.
Luraghi sapeva tutto questo ed, ovviamente, sapeva anche come sarebbe finita. Opponendosi venne indotto a lasciare l' Alfa. L' idea di costruire uno stabilimento a Pratola Serra fu la goccia che traboccò dal suo vaso.
Tutto secondo i piani.
Dopo che qualche figura gli succedette temporaneamente, venne raccomandato un certo Massaccesi che aveva il compito ben preciso di portare l' Alfa sull' orlo del fallimento così da poter avere una motivazione per cederla.
Non si poteva però cederla direttamente a Fiat per non correre rischi di indagini.
Quindi venne proposta e, tra altre, anche la Ford fece la sua offerta.
Per rendere la cosa verosimile, fecero credere che l' Alfa aveva buone possibilità di venire ceduta a Ford ma Fiat si fece avanti, come da copione.
Nel 1986 l' Alfa divenne Fiat per pochi denari, così come la storia narra che Gesù venne tradito da Giuda per un importo nei secoli equivalente.
Fiat non ha mai avuto una vera passione per le auto, ma al contrario ne ha sempre avuta per i soldi. Anche i frigoriferi Fiat degli anni '60 erano una buona fonte di guadagno, per esempio. Quindi cambiò la filosofia Alfa: non più costruire per vincere bensì costruire per vendere.
Il declino si ebbe già dal '78 in avanti con la Giulietta: acciaio sostituito da plasticaccia, finiture degne di Fiat (sembra strano, ma erano da sempre peggiori di quelle Alfa Romeo). Rimanevano le meccaniche, il mitico bialbero ed il boxer, oltre al nuovo V6 Busso. L' Alfa non era ancora Fiat, ma la stavano preparando per diventarlo.
Fiat ha cambiato tutto dell' Alfa Romeo. Tutto tranne il marchio.
Guardiamo alcune foto delle Alfa di un tempo: una 1750 era totalmente diversa da una Giulia. Se le guardavi una a fianco dell' altra, già dai frontali le distinguevi. Le Fiat, invece, sono praticamente identiche se le guardi anteriormente. Meno costi, utilizzando gli stessi componenti.
La filosofia Fiat è innegabilmente da sempre stata diversa da quella Alfa Romeo.
Il divario tra le prestazioni di una Alfa 2000 berlina del '72 ed una BMW pari cilindrata dello stesso anno era enorme. Alfa: 195Km/H, BMW: 165 Km/h. Alfa: da 0 a 100 Km/h in 9,5sec; BMW: da 0 a 100 Km/h in più di 11 secondi.
Più o meno era così.
Le case concorrenti, per stare dietro (dico: dietro) ad un' Alfa 1300cc dovevano impiegare almeno un 1600cc od un 1800cc.
Un Paragone? La Giulia Gt Sprint Veloce dava del bel filo da torcere alla Porsche 911 di quel tempo, che soccombeva in determinate condizioni per via della tenuta di strada, del motore centrale e dei freni. L' Alfa, quanto a motore, freni e tenuta di strada, non aveva concorrenti nemmeno nelle classi superiori.
Oggi è diverso: questo grosso divario non esiste più. O meglio esiste ma in modo meno evidente.
L' Alfa aveva qualcosa in più: alla fine di un viaggio avevi il culo quadro e la schiena a pezzi, ma guidare era stato quasi sentirsi in pista. Solo sentire il motore faceva si che tu non riuscissi ad avere una guida pacifica e tranquilla: ti rendevi conto di non essere in pista soltanto quando tua moglie, di fianco, si metteva ad urlare aggrappata come una scimmia alla maniglia sopra la portiera inveendo e dandoti del pazzo e dell' assassino che voleva ammazzarla (se poi a bordo c' era anche la suocera, non ne parliamo...).
Le Alfa di oggi sono comunque ottimi prodotti e credo che non sia giusto offendere chi li acquista.
Prima di tutto perché ognuno ha il diritto di non perdere la propria dignità facendo le proprie scelte, che quindi vanno rispettate quali sacre.
Poi, perché i tempi sono cambiati e nessuno può dimostrare che se oggi fosse esistita l' Alfa di ieri, i prodotti sarebbero stati all' altezza di quelli che ne hanno decretato un posto nell' Olimpo. Sono cambiati anche i cervelli: Chiti, Busso, Satta & Co. sono ormai morti.
Personalmente condanno Fiat per le barbare sevizie di ciò che poteva essere davvero un successo. Avrebbe dovuto riservare ad Alfa una nicchia particolare così come ha fatto con Ferrari. Invece ha smantellato tutto (Arese ormai fa piangere a vedere com' è ridotta). Ha sostituito ogni tecnologia Alfa con soluzioni Fiat.
Per questo non si può negare che oggi l' Alfa Romeo è una Fiat marchiata Alfa Romeo. Non ci si deve offendere per questa verità: non si sta dicendo che la Fiat è sterco, bensì che l' Alfa non è più Alfa.
Altra cosa che non sopporto della politica di vendite Fiat è questo furto delle glorie passate dell' Alfa Romeo ad uso e consumo di Fiat per illudere e gasare la gente allo scopo di incrementare le vendite.
Utilizzare nomi storici quali Giulietta e Giulia, testimonianze del passato glorioso dell' Alfa su pista, ed altri espedienti davvero di basso lignaggio.
Tutto questo fa morire anche la storia gloriosa del passato. Domani, quando si dirà "Giulia", si penserà a quella di oggi e non più a quella degli anni '60/'70.
Così per Giulietta e per altre eventuali.
Sarebbe come se un nuovo marchio giapponese chiamasse Lampredi un motore di loro costruzione: gli ex possessori ed amanti di una Fiat 124 o 125 se ne risentirebbero di sicuro.
Trovo questa iniziativa Fiat un vero e proprio sputo sulla storia dell' Alfa, una totale mancanza di rispetto verso chi vi ha lavorato con passione per decenni.
Una totale mancanza di stile e di correttezza, quasi a voler mettere sottoterra l' Alfa con ogni umiliazione, coronando di vendetta quell' odio e quell' invidia da sempre nutrite da Fiat nei confronti dell' Alfa Romeo (già negli anni '30 anelava a possederla ma non ci riuscì in quanto ceduta da Romeo allo Stato Italiano).
Ecco: queste sono le cose che mi amareggiano.
Poi, sono felice per chiunque compri una nuova Giulietta o una MiTo: hanno ciò che vogliono e non è giusto imporre loro di credere di avere una Bravetta o quant' altro. E' forse più giusto per loro dire che una 75 o una Giulia sono due catenacci: noi ci offenderemmo, ma in realtà lo sono in confronto alle nuove tecnologie. Due catenacci con lo stesso fascino di una parure di diamanti indossati da una donna stupenda.
Non si può fare la guerra dei tempi: si dovrebbe invece unirsi per cercare di migliorare l' Alfa di oggi, riportandola alla vera filosofia Alfa Romeo di un tempo.
Gli alfisti di ieri non potranno mai riconoscere un' Alfa in una MiTo così come una leonessa non potrà mai riconoscere come suo il cucciolo di una tigre.
Allo stesso modo gli alfisti di oggi se ne fregano delle alfa di ieri ed hanno altri parametri di valutazione per classificare i loro giudizi.
Con queste del tutto sterili diatribe succede solo una cosa: gli alfisti di oggi che sono affascinati dalle alfa di ieri si ritrovano prima o poi ad odiarle invece che ad amarle ed a capire qualcosa in più sull' Alfa Romeo: qualcosa che i libri non scrivono e che le testimonianze non dicono. Qualcosa che si può solo provare guidando una Giulia, una 75, ecc. (persino un' ArNa, da tanti forse ingiustamente derisa).
Spero di aver fatto capire che il tono di questo argomento non vuole essere inizio di diatribe, bensì la loro fine per sempre. Infine spero anche che per qualcuno, anche se prolisso, questo argomento sia stato interessante.
Ciao.