E qui scappa la lacrimuccia.
Nel 1978, per mia madre, mio padre acquistò una Fiat 128 terza serie 1100 Confort Lusso bianca.
Che dire: auto formidabile, inarrestabile, indistruttibile, che è stata con noi fino al 2002, quando, anche per la mancanza della benzina super che la faceva battere in testa, fu rottamata a 220000 chilometri per prendere una panda 1100 4x4.
Che ricordi: è stata l'auto più longeva di casa nostra, l'auto con cui, tra l'altro, ho imparato a guidare e che mi ha accompagnato nei primi due anni di patente, dal 2000 al 2002.
Che altro aggiungere: il motore che si beveva qualunque salita in seconda, anche a pieno carico, i capricci del carburatore, la calotta dello spinterogeno che odiava la pioggia, la sua comodità. Se fosse stato per me sarebbe ancora qui. Era un'auto viva.
Ma c'è una caratteristica, che più di ogni altra, mi è rimasta impressa: la sua incredibile, inarrivabile tenuta di strada.
Aveva delle ruotine da 135, rollava che era una bellezza: ma come prendeva la corda lei, nessuna. In un misto stretto era un'arma letale.
Ricordo ancora, nel 2001, di un simpaticone a bordo di un' Audi A4 2.5 tdi che voleva fare il gradasso attaccato al paraurti.
Mi è bastata qualche curva per polverizzarlo: ho ancora negli occhi la sua Audi che, vista dallo specchietto, si stava quasi per frantumare contro un muretto per venirmi dietro. Ha dovuto aspettare il lunghissimo rettilineo successivo per sorpassarmi. E la sua faccia mentre lo faceva, basita per non dire terrorizzata, parlava più di mille parole, mentre io me la ridevo di gusto.
Non la dimenticherò mai e, quando avrò un po' di respiro dal lavoro, me ne procurerò una, identica, da rimettere a nuovo e riprovare quelle sensazioni mai dimenticate.
Il colore: bianco ovviamente.
Ciao.