A questo punto mi pare che la guerra sia oramai dichiarata, e in guerra bisogna mettere in conto morti e feriti. Riaprire subito, riaprire quasi tutto e prepararsi all'Italexit (manca giusto un piccolo passo)
Non c'è grandissimo riscontro mediatico ma mi pare di capire che abbiamo lanciato una sorta di all in e la situazione sia piuttosto tesa.
D'altra parte, esulando per un attimo dalla questione sanitaria, con l'articolo odierno su Die Welt la Germania ed i suoi scherani hanno gettato definitivamente la maschera e ufficializzato il loro mai sopito desiderio di ridurci alle condizioni della Grecia, azzerando la parte del nostro sistema produttivo che dà loro fastidio e impadronendosi del resto. Difatti le sedi confindustriali del Nord Italia sono oranmai risolute ad aprire subito dopo Pasqua perché siamo gli unici a rimanere chiusi e i nostri "cari amici" europei stanno approfitando per farci le scarpe.
in questo momento i concorrenti stranieri si stanno fregando le mani ed è evidente che il prolungarsi del nostro fermo gioca a loro favore facendoci perdere quote di mercato faticosamente conquistate.
Banalmente le nostre produzioni meccaniche o di componentistica possono essere riassorbite da quelle tedesche fino a ieri meno competitive.
Sulla questione sanitaria osservo che solo noi e pochi altri a ruota abbiamo anteposto (anche giustemente) la salute alle ragioni economiche.
Us, Uk e tutti i paesi del nord Europa hanno sempre minimizzato non prendendo mai in considerazione l'idea di fermare le produzioni. Alcuni sono stati fortunati che il virus ha picchiato meno duro, alcuni sono anche ottimamente organizzati, ma l'impressione è che si cerchi di minimizzare l'impatto sanitario per non doversi fermare.