<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Chat GPT a scuola | Il Forum di Quattroruote

Chat GPT a scuola

Beccato il primo furbacchione che fa un problemino del compito di meccanica con Chat GPT. Venuto il sospetto, lo ho riproposto a Chat GPT e questo è il risultato. Va bene, è un problema molto semplice, ma, solo qualche mese fa, ci avevo provato e non era riuscita. Adesso si, e anche il livello della presentazione del lavoro è alto. Da un certo punto di vista, abbastanza preoccupante.
Oltre tutto c'era un altro problema che richiedeva anche l'interpretazione di un disegno e ha fatto pure quello.
Era una trave appoggiata con i carichi , i vincoli e le quote dimensionali, con simboli letterali e i dati a parte.
Quindi, a parte risolvere il problema che potrebbe essere anche banale ha dovuto:
interpretare i simboli dei vincoli
leggere le forze che costituivano i carichi ed associare i valori a parte in tabella.
leggere le quote dimensionali e associare snche quelle ai valori in tabella.
Direi stupefacente.
E direi che 3 mesi fa, la stessa Chat GPT non sarebbe riuscita.
Progredisce velocemente.
 

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Quella è la vera AI non la stragrande maggioranza di quello che viene pubblicizzato ma che in realtà è solo l'automatizzazione di un processo, e piu passa il tempo e più quella AI aumenterà la sua intelligenza con il contributo anche involontario di tanti.
Il problema è che se si comincia ad utilizzare quella anche nel tuo campo si perde la capacità di formazione personale dei ragazzi e tra pochi anni rischieremo di avere generazioni che non sanno più risolvere il minimo problema, con una regressione intellettiva importante. Pochi anni fa ad un convegno un docente universitario proprio d'informatica scoraggiava ad usare i tutorial visivi perché stimolano uno sviluppo del intelletto povero , ma con l'AI stiamo andando oltre, non useremo più l'intelletto
 
...è anche vero che se non conosci la materia non sei in grado di valutare i risultati, e questo vale tanto più quanto si sale con la complessità del problema. E quello non te lo insegna la AI...
 
Quella è la vera AI non la stragrande maggioranza di quello che viene pubblicizzato ma che in realtà è solo l'automatizzazione di un processo, e piu passa il tempo e più quella AI aumenterà la sua intelligenza con il contributo anche involontario di tanti.
Il problema è che se si comincia ad utilizzare quella anche nel tuo campo si perde la capacità di formazione personale dei ragazzi e tra pochi anni rischieremo di avere generazioni che non sanno più risolvere il minimo problema, con una regressione intellettiva importante. Pochi anni fa ad un convegno un docente universitario proprio d'informatica scoraggiava ad usare i tutorial visivi perché stimolano uno sviluppo del intelletto povero , ma con l'AI stiamo andando oltre, non useremo più l'intelletto

Ho comprato da un mese "Irriducibile" di Faggin, ma non riesco ancora a iniziarlo.
 
Ormai, vedo nel mio campo, oncologico, la AI riesce a inserire nel referto, dettagli microvolumetrici non distinguibili ad occhio (se non li conosci già) nelle ricostruzioni multiplanari. Non solo diagnosi, guida il clinico terapista nella scelta del protocollo taylored, definendo volumi bersaglio, prescrizioni ottimali, e individuazione dei volumi e subvolumi degli organi sani a rischio, oltre ai parametri di rispetto per salvaguardarli. Infine sviluppa ed ottimizza le soluzioni per il planner in funzione di quanto il medesimo da come parametri erogabili ed ottiene distribuzioni di dose ottimizzate per il raggiungimento della distruzione del target, salvaguardando al massimo possibile la funzionalità dei tessuti sani fino alle unità funzionali minime.
Impossibile per un planner umano.
Unico limite, serve tanta potenza di elaborazione, elevata capacità di memoria per tenere in memoria soluzioni rivali e una velocità di rete spinta al massimo, anche con schede e reti multiple per trovare nelle librerie mondiali soluzioni di problemi analoghi da cui trarre spunto. Neppure un team di esperti potrebbe farlo.
Siamo partiti decenni fa con sistemi Monte Carlo, basati sul calcolo casuale, statistico, passando per sistemi di soluzioni a librerie importate ed aggiornabili, adesso non è più possibile fare tutto in locale.
Le macchine erano cluster di potenti stazioni risc con processori 128bit ultraveloci, tenevano una stanza, poi uno sgabuzzino, poi una lavatrice. Ora sono ws da, credo si sia arrivati ad un centinaio di processori (la mia ultima macchina nuova di un lustro addietro ne aveva 56) tra fisici e virtuali... tutto in un case da tenere sotto la scrivania...
Ancora passiamo dalla validazione umana, ma nessuno di noi, medici o fisici, saprebbe concepire niente di altrettanto complesso e valutarlo.
Il limite adesso sta solo nella tecnologia hw, diagnostica o terapistica capace di attuare soluzioni e generare dati così inginitesimamente dettagliati... e sono macchinari che costano qualche milione di euro... ed io, invecchiando, sono passato a cose più semplici, lunedì, tampone permettendo, vado a capire come usare microsfere vitree caricate di Xenon radioattivo, ora per meta epatiche, dopo che da anni sviluppiamo terapie per meta tiroidee, o neuroendocrini, prostatici...
Ma i nuovi nobel su mrna, forse ci disoccuperanno, come la terapia genica aveva promesso, decenni fa, e mai, sinora mantenuto.
Ma la AI aiuta anche a sviluppare le soluzioni tecnologiche... per cui... stay tuned...
 
Ho comprato da un mese "Irriducibile" di Faggin, ma non riesco ancora a iniziarlo.
L' ho quasi terminato, libro molto interessante. Scritto da l' italiano che ha inventato il microprocessore con tecnologia MOS a gate in silicio, ma che ovviamente ha dovuto emigrare negli USA per svilupparla.
 
Beccato il primo furbacchione che fa un problemino del compito di meccanica con Chat GPT.
a mio avviso va premiato chi si cimenta con le nuove tecnologie.
Saperle usare adeguatamente non è da tutti.
Certo i giovani dovrebbero evitare di usarle come scorciatoie per non studiare
 
Quella è la vera AI non la stragrande maggioranza di quello che viene pubblicizzato ma che in realtà è solo l'automatizzazione di un processo, e piu passa il tempo e più quella AI aumenterà la sua intelligenza con il contributo anche involontario di tanti.
concordo, sono stato a qualche convegno in merito e si confondono molto gli aspetti legati alla digitalizzazione dei processi, mes, gestionali con quella che in realtà è la vera AI.
Da dire che nella maggior parte delle aziende italiane la classe dirigente non è proprio giovanissima e forse fa un po fatica a comprendere le potenzialità delle nuove tecnologie
 
Non prenderò provvedimenti particolari.
Domani gli farò rifare il compito vicino alla cattedra, senza smartphone, e vedrò se, almeno, ha imparato da AI (dubito)
Il problema del barometro
Sembra che questo aneddoto sia stato raccontato per la prima volta
da Ernest Rutherford


(Traduzione sintetica)

Tempo fa ricevetti una chiamata da un collega. Aveva intenzione di dare zero a uno studente per una sua risposta ad un problema di fisica, mentre lo studente pretendeva il massimo dei voti per aver dato la risposta esatta.
Il professore e lo studente concordarono di rivolgersi a me come arbitro imparziale.

Io lessi la domanda assegnata all'esame: "Mostrare in che modo è possibile determinare l'altezza di un grattacielo con l'aiuto di un barometro."
Lo studente aveva risposto: "Porta il barometro in cima all'edificio, legalo ad una lunga corda, calalo fino alla strada, fai un segno, tiralo su e misura la lunghezza della corda. La lunghezza della corda è uguale all'altezza del grattacielo.

Lo studente aveva risolto il problema completamente e correttamente. Ma assegnargli il massimo dei voti avrebbe potuto certificargli competenze non effettivamente confermate dalla sua risposta.

Io suggerii di dare allo studente un'altra possibilità. Gli concessi sei minuti per per rispondere alla stessa domanda con l'avvertenza di dimostrare le sue conoscenze di fisica.
Dopo cinque minuti non aveva scritto nulla. Gli chiesi se voleva ritirarsi ma egli disse che aveva molte risposte a questo problema; stava scegliendo quella migliore. Mi scusai per averlo interrotto e gli dissi di procedere.

Nel minuto successivo scrisse la seguente risposta: "Porta il barometro in cima all'edificio e lascialo cadere al suolo. Misura il tempo di caduta con un cronometro. Quindi, usando la formula h=0.5*a*t^2 calcola l'altezza dell'edificio. A questo punto chiesi al mio collega se lo studente poteva ritirarsi. Lo concesse e gli diede il massimo voto.

Lasciando l'ufficio del mio collega chiesi allo studente quali erano le altre risposte che conosceva.

Egli disse: "Ci sono molti modi per misurare l'altezza di un grattacielo con l'aiuto di un barometro.
Ad esempio puoi misurare la lunghezza del barometro, la sua ombra e l'ombra del grattacielo in un giorno di sole e quindi, con una semplice proporzione, calcolare l'altezza dell'edificio.

"Bene," dissi "e le altre risposte?"

"Sì," rispose " c'è un metodo molto elementare: partendo dal piano terreno sali le scale e traccia dei segni sui muri utilizzando il barometro come unità di misura di lunghezza. Alla fine conta i segni e avrai l'altezza dell'edificio in unità-barometro.

"Un metodo molto diretto."

"Naturalmente. Se vuoi un metodo più sofisticato, puoi legare il barometro ad un filo ed usarlo come pendolo per misurare il valore di g (gravità) al livello della strada e in cima all'edificio.
Conoscendo la differenza di gravità è possibile calcolare l'altezza dell'edificio.

Similmente puoi andare in cima all'edificio, legare il barometro ad una lunga corda, calarlo fino al livello della strada e farlo oscillare come un pendolo. Misurando il periodo, si può calcolare la lunghezza della corda, cioè l'altezza dell'edificio.

Infine, ci sono molti altri metodi per risolvere il problema. Forse il migliore è quello di prendere il barometro e bussare alla porta del direttore. Quando apre gli dici così: "Signor direttore, questo è un bellissimo barometro. Se mi dice l'altezza dell'edificio glielo regalo."

A questo punto chiesi allo studente se veramente NON conosceva la risposta convenzionale a questa domanda. Egli ammise che la conosceva ma che non ne poteva più di una scuola e di professori che tentavano di insegnargli a pensare.

Lo studente era Niels Bohr, fisico danese, premio Nobel per la Fisica nel 1922
 
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