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La risposta è in parte nella qualità della gestione delle nostre ex grandi aziende, che sono state assorbite da grandi aziende straniere meglio gestite, e in altra parte da uno Stato che spesso si è dimostrato avversario più che alleato
potrei risponderti che ci sono anche decine di grandi aziende italiane che fatturano diversi miliardi e stanno facendo molto bene.
Al contrario tantissime di pmi italiane, le migliori, vengono acquistate da grandi aziende straniere che hanno maggiore accesso ai mercati globali proprio per via della loro taglia.
Crescere di dimensioni è un vantaggio e non necessariamente implica diventare meno flessibili.
 
Occhio che da questo assunto passo dopo passo si arriva al modello cinese ...
praticamente un seguace di questa Ina Auken...ecco ció che detto al WEF di Davos:emoji_anguished:manca il finale di questo "pensiero" che é " non ho privacy e non sono mai stata meglio":emoji_tired_face:
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A parte che abbiamo anche grandi aziende, certo non numerose come in altri paesi, ma la caratteristica di un tessuto industriale non è di per se elemento di forza o di debolezza di un paese, dipende dal contesto in cui è inserito. Le nostre PMI nel settore elettro e metalmeccanico erano talmente “fastidiose” per i colossi industriali del Nord Europa che hanno fatto di tutto per azzerarle e/o rilevarle e in parte ci sono riusciti grazie alla complicità (probabilmente inconsapevole per scarsa formazione culturale) della nostra classe di decisori politici. Vero che le PMI sopravvissute sono molto più forti e, per rimanere nel tema di fondo di questo spazio, sono componenti indispensabili della filiera produttiva tedesca (o di quella francese nel settore tessile, ad esempio, ma anche automotive), ma è altrettanto vero che abbiamo patito un danno enorme. Per fare un altro esempio, l’economia austriaca vede una fortissima componente turistica, e nessuno si sogna di dire che sua in elemento di debolezza.
Se passiamo alle grandi imprese, si evidenzia sempre e costantemente la debolezza del nostro stato di difenderle, vedasi banalmente il recente esempio Fincantieri - Stx (ma ce ne sono molti altri), per cui probabilmente il modello delle PMI è e rimane il nostro modello vincente.
concordo su tutto, però non posso accettare che il modello PMI sia il nostro vincente perchè lo stato non è in grado di difenderle o farle crescere.
è questa la cosa che contesto, la mancanza di pianificazione nazionale per superare la concorrenza interna e permettere alla PMI di raggiungere il taglio giusto per esprimersi al meglio in un mondo globalizzato.
 
A parte che abbiamo anche grandi aziende, certo non numerose come in altri paesi, ma la caratteristica di un tessuto industriale non è di per se elemento di forza o di debolezza di un paese, dipende dal contesto in cui è inserito. Le nostre PMI nel settore elettro e metalmeccanico erano talmente “fastidiose” per i colossi industriali del Nord Europa che hanno fatto di tutto per azzerarle e/o rilevarle e in parte ci sono riusciti grazie alla complicità (probabilmente inconsapevole per scarsa formazione culturale) della nostra classe di decisori politici. Vero che le PMI sopravvissute sono molto più forti e, per rimanere nel tema di fondo di questo spazio, sono componenti indispensabili della filiera produttiva tedesca (o di quella francese nel settore tessile, ad esempio, ma anche automotive), ma è altrettanto vero che abbiamo patito un danno enorme. Per fare un altro esempio, l’economia austriaca vede una fortissima componente turistica, e nessuno si sogna di dire che sua in elemento di debolezza.
Se passiamo alle grandi imprese, si evidenzia sempre e costantemente la debolezza del nostro stato di difenderle, vedasi banalmente il recente esempio Fincantieri - Stx (ma ce ne sono molti altri), per cui probabilmente il modello delle PMI è e rimane il nostro modello vincente.
Premesso che condivido molte delle cose che dici, ma se il nostro sistema economico-produttivo, basato sulle pmi, è così vincente, per quale motivo l’Italia non cresce da 25 anni? Per quale motivo la produttività delle imprese italiane è sostanzialmente ferma ai livelli del 1995? Per quale motivo l’Italia è il Paese dell’eurozona, se non dell’intera Ue, che ha sofferto di più a seguito della crisi del 2008-2009? Per quale motivo dopo la ripresa degli anni scorsi l’Italia aveva il tasso di crescita del Pil più basso di tutta l’Europa? Forse perché qualcosina non va.
E ribadisco per l’ennesima volta: non ho detto che le pmi siano negative per l’economia nazionale, ma che sia controproducente avere un tessuto economico-produttivo basato SOLO su pmi e non anche su grandi imprese. Il problema, per dirla in altri termini, non sono le pmi, ma le grandi imprese che sono poche e mal gestite
 
concordo su tutto, però non posso accettare che il modello PMI sia il nostro vincente perchè lo stato non è in grado di difenderle o farle crescere.
è questa la cosa che contesto, la mancanza di pianificazione nazionale per superare la concorrenza interna e permettere alla PMI di raggiungere il taglio giusto per esprimersi al meglio in un mondo globalizzato.
Penso di essermi spiegato male, lo Stato assente o addirittura nemico va riferito alle grandi aziende (ho fatto l’esempio Fincantieri-Stx)
 
Premesso che condivido molte delle cose che dici, ma se il nostro sistema economico-produttivo, basato sulle pmi, è così vincente, per quale motivo l’Italia non cresce da 25 anni? Per quale motivo la produttività delle imprese italiane è sostanzialmente ferma ai livelli del 1995? Per quale motivo l’Italia è il Paese dell’eurozona, se non dell’intera Ue, che ha sofferto di più a seguito della crisi del 2008-2009? Per quale motivo dopo la ripresa degli anni scorsi l’Italia aveva il tasso di crescita del Pil più basso di tutta l’Europa? Forse perché qualcosina non va.
E ribadisco per l’ennesima volta: non ho detto che le pmi siano negative per l’economia nazionale, ma che sia controproducente avere un tessuto economico-produttivo basato SOLO su pmi e non anche su grandi imprese. Il problema, per dirla in altri termini, non sono le pmi, ma le grandi imprese che sono poche e mal gestite
non cresciamo per via delle troppe tasse che tagliano gli investimenti e della burocrazia che taglia le gambe (e fa delocalizzare migliaia di aziende).
E cmq il declino è cominciato da quando siamo entrati nella UE.
E qui mi fermo per ovvi motivi.
 
Premesso che condivido molte delle cose che dici, ma se il nostro sistema economico-produttivo, basato sulle pmi, è così vincente, per quale motivo l’Italia non cresce da 25 anni? Per quale motivo la produttività delle imprese italiane è sostanzialmente ferma ai livelli del 1995? Per quale motivo l’Italia è il Paese dell’eurozona, se non dell’intera Ue, che ha sofferto di più a seguito della crisi del 2008-2009? Per quale motivo dopo la ripresa degli anni scorsi l’Italia aveva il tasso di crescita del Pil più basso di tutta l’Europa? Forse perché qualcosina non va.
E ribadisco per l’ennesima volta: non ho detto che le pmi siano negative per l’economia nazionale, ma che sia controproducente avere un tessuto economico-produttivo basato SOLO su pmi e non anche su grandi imprese. Il problema, per dirla in altri termini, non sono le pmi, ma le grandi imprese che sono poche e mal gestite
Si torna ad una delle due radici di tutti i mali, un cambio lira-euro inadeguato al nostro passo (l’altra radice è una pubblica burocrazia che mediamente pensa solo alla propria sopravvivenza infliggendo pene costanti ai propri sudditi)
 
Secondo me qui si fa un po' di confusione pensando che azienda grande significhi per forza florida e piccola invece traballante.
Poco lontano da casa mia c'è una piccola azienda che produce componenti per l'automotive anche per i gruppi tedeschi.
E' un'azienda di medie dimensioni che probabilmente se si espandesse rischierebbe di perdere la propria identità e la propria eccellenza.

Quanto al discorso tecnologia nel mondo dell'industria non ci sono solo aziende che operano nei settori in cui se non stai al passo con le ultime innovazioni tecnologiche sei fuori.
Io parlo per il mio settore sul quale la ricerca tecnologica e l'avvento del 5G avranno un impatto molto ridotto rispetto ad altri settori che potrebbero essere rivoluzionati.
Le aziende che sono scappate all'estero non ci sono andate perchè qui mancano le tecnologie ma perchè produrre qui era diventato insostenibile.
E non è che siano andate tutte dall'altra parte del mondo,dove è lecito pensare che costi meno produrre perchè i diritti dei lavoratori,la sicurezza sul lavoro e la tutela dell'ambiente sono argomenti che interessano poco.
Sono andate appena oltre confine dove l'energia costa uguale e la manodopera costa uguale.
L'hanno fatto perchè il nostro mercato non è competitivo.
Ma non lo è per le grandi aziende come per quelle piccole,non è che sia un mercato tagliato su misura per le aziende piccole in cui quelle grandi non riescono a esprimersi.

Comunque pensare a un cambiamento radicale da tante piccole e medie imprese a poche grandi è roba da far tremare i polsi,soprattutto in un paese come il nostro in cui la programmazione a lungo termine spesso è lacunosa.
La nostra realtà è questa,possiamo valorizzarla o lamentarci inutilmente che non è quella giusta.
O ancora peggio possiamo mortificarla come stiamo facendo,così tra qualche anno ci ritroveremo con poche piccole e medie imprese al posto delle tante che abbiamo adesso e che,pur essendo piccoline,sostengono il nostro sistema economico e fiscale.
 
Secondo me qui si fa un po' di confusione pensando che azienda grande significhi per forza florida e piccola invece traballante.
Poco lontano da casa mia c'è una piccola azienda che produce componenti per l'automotive anche per i gruppi tedeschi.
E' un'azienda di medie dimensioni che probabilmente se si espandesse rischierebbe di perdere la propria identità e la propria eccellenza.

Quanto al discorso tecnologia nel mondo dell'industria non ci sono solo aziende che operano nei settori in cui se non stai al passo con le ultime innovazioni tecnologiche sei fuori.
Io parlo per il mio settore sul quale la ricerca tecnologica e l'avvento del 5G avranno un impatto molto ridotto rispetto ad altri settori che potrebbero essere rivoluzionati.
Le aziende che sono scappate all'estero non ci sono andate perchè qui mancano le tecnologie ma perchè produrre qui era diventato insostenibile.
E non è che siano andate tutte dall'altra parte del mondo,dove è lecito pensare che costi meno produrre perchè i diritti dei lavoratori,la sicurezza sul lavoro e la tutela dell'ambiente sono argomenti che interessano poco.
Sono andate appena oltre confine dove l'energia costa uguale e la manodopera costa uguale.
L'hanno fatto perchè il nostro mercato non è competitivo.
Ma non lo è per le grandi aziende come per quelle piccole,non è che sia un mercato tagliato su misura per le aziende piccole in cui quelle grandi non riescono a esprimersi.

Comunque pensare a un cambiamento radicale da tante piccole e medie imprese a poche grandi è roba da far tremare i polsi,soprattutto in un paese come il nostro in cui la programmazione a lungo termine spesso è lacunosa.
La nostra realtà è questa,possiamo valorizzarla o lamentarci inutilmente che non è quella giusta.
O ancora peggio possiamo mortificarla come stiamo facendo,così tra qualche anno ci ritroveremo con poche piccole e medie imprese al posto delle tante che abbiamo adesso e che,pur essendo piccoline,sostengono il nostro sistema economico e fiscale.
Secondo me dovevi fare lo scrittore...:emoji_blush:
 
https://www.secoloditalia.it/2021/0...-scalato-il-costo-degli-sms-che-nessuno-dice/

PS: non dire che è un giornale di parte mi raccomando ( nel caso ho giá pronta la risposta:emoji_blush:)...eventuali commenti stiano "sul tema"

Scusa Bumper, ma a me sembra la stessa storia, questi hanno preso i 228 milioni e li hanno divisi per quanti si sono iscritti ma è sbagliato, abbiamo gia detto che il tetto raggiunto dai rimborsi sarà di circa 150 milioni quindi tutti dovrebbero ricevere quanto accumulato.
Sugli Sms mi sembra evidente che se si ha un servizio di messaggistica con la propria banca ed ad ogni transazione si paga per riceve l'informazione il tutto esula da cashback .
 
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