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Approvate da 4R - ipocrisie e giochi mediatici

G5 ha scritto:
Con un piccolo "contro" .... la condanna all'immobilismo ed alla stagnazione delle menti.
Infatti.
Però ciò viene percepito come un "contro" da sempre meno persone e, comunque, non viene percepito certo in tal modo da chi sceglie... le macchine da comprare (o la nazionalità degli operai cui dare lavoro...).

Meno si spende a parità di incassi (pubblicitari) più bravi si è. Il cliente inserzionista va accontentato e gratificato, il lettore/spettatore va "non mandato via", "non fatto arrabbiare" o, per meglio dire, non infastidito al punto da indurlo ad andarsene, perché la sua presenza è necessaria affinché gli spazi pubblicitari siano vendibili. Bisogna quindi avvicinarsi il più possibile a quella soglia (ottimizzazione del rapporto costi/ricavi) ma fermarsi un attimo prima che essa venga raggiunta, magari cercando di spostarla più in là, come sta accadendo con successo da decenni. Quanti telespettatori avrebbero digerito, 15 o 25 anni fa, la sistematica comparsa di messaggi pubblicitari in sovrimpressione (20-30% della superficie dello schermo, assolutamente non evitabili) durante la trasmissione dei programmi tv? Oggi invece la cosa viene accettata e considerata normale. I primi erano piccoli e rari, poi sono diventati più vistosi e frequenti, poi hanno cominciato addirittura in certi casi ad essere corredati da effetti audio. La soglia è stata spostata con successo: i telespettatori non se ne sono andati (alcuni, pochi, hanno brontolato ma non se ne sono andati) e si sono creati nuovi spazi pubblicitari "senza scampo" che i clienti inserzionisti pagano molto bene e volentieri.
Nuovi ingenti fatturati a parità di spesa: un risultato eccellente.
Analoghi esempi si potrebbero fare praticamente in ogni ambito, compreso ovviamente quello delle riviste. Il meccanismo non cambia.

Da questo punto di vista l'immobilismo e la stagnazione sempre più passiva delle menti non sono affatto un "contro", ma un colossale "pro", paragonabile a quello che ci sarebbe in un'azienda le cui macchine utensili smettessero di invecchiare o, meglio ancora, i cui operai accettassero brontolando un po' ma continuando puntualmente e diligentemente a lavorare un premeditato, graduale e sistematico peggioramento (dovuto esclusivamente a scopi di lucro) delle condizioni contrattuali, attuato introducendo continuamente delle piccole (se considerate singolarmente) "innovazioni" a senso unico: leggere riduzioni della paga, leggeri incrementi dell'orario di lavoro, leggere riduzioni del riscaldamento invernale e del condizionamento estivo nei reparti ecc. ecc.).
 
Concordo con quanto hai scritto ma la discrasia tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere è troppo ampia per la mia mente che rigetta il sistema imperante.
A volte mi pare di fare come in "Matrix", guardo un'immagine, leggo un articolo ed il contesto nel quale è inserito e vedo quel che c'è dietro .... che pena di vita!
 
marimasse ha scritto:
24valvole ha scritto:
...come quando vado dal panettiere a comprare il pane, voglio comprare il pane, e non il sacchetto di carta che lo contiene...
Bisognerebbe vedere cosa faresti se assieme a mezzo kg di pane tu fossi costretto a portare a casa 600g di imballaggio ingombrante tanto quanto il pane e se inoltre, una volta a casa, tu non potessi separare quell'imballaggio dal pane ma dovessi mettere in tavola entrambi e di volta in volta, prima di mangiare un boccone di pane, rimuovere il relativo imballaggio.

Hai mai provato, presa una qualunque rivista, a calcolare il rapporto percentuale tra pagine di "rivista" e pagine pubblicitarie, nonché il rapporto tra pagine dispari dedicate al lettore e pagine dispari dedicate alla pubblicità?
Ti risulta che essi siano paragonabili a quello esistente, nel sacchetto che il panettiere ti consegna, tra pane e imballaggio?

Comunque vorrei sottolineare ancora una volta, anche in relazione a certi commenti, che io non ho alcun intento polemico o battagliero; semplicemente osservo le cose e cerco di capire come funzionano.
Parecchio tempo fa, prima di disdire l'abbonamento a una importante rivista "tecnica" che avevo acquistato per anni fin dal primo numero, scrissi una lettera al suo direttore, facendogli notare come ormai la sua rivista fosse diventata più che altro un contenitore pubblicitario in cui gli spazi migliori (81% delle pagine dispari, gruppi di 14 pagine consecutive...) erano sempre più riservati alle inserzioni, le quali inoltre erano arrivate a costituire in pratica il 50% della rivista stessa.
Lui mi rispose che era vero, avevo ragione ma, testuali parole, "purtroppo gli inserzionisti pagano una tariffa aggiuntiva specifica proprio per avere le pagine dispari" (da notare il "purtroppo"). Non so se mi spiego.

Finora quindi, purtroppo, il mio modo di vedere la questione si è sempre dimostrato, alla luce dei fatti, perfettamente verosimile.
Non che questo mi piaccia più di tanto, anzi. Il giorno in cui dovrò ammettere che le cose sono cambiate in meglio, se mai arriverà, sarà per me un gran bel giorno.

Premesso ke le finezze ke hai tu, io nn le ho affatto, in quanto mi reputo un lettore di bassa lega ke nn stà a guardare quanta publlicità fanno sulle riviste, se sono pagine pari o dispari, i gruppi di 14 pagine consecutive (non sò neppure cosa siano).
Ciò che sò, è ke quando leggo 4ruote, auto, al volante, o altro, le pagine pubblicitarie le sfoglio con la stessa noncuranza con la quale faccio pipì all'aria aperta (stando attento a nn essere controvento :D :D :D ).
Ciò ke sò, o meglio, mi pare di ricordare, ke mai nessuna rivista specializzata abbia mai appoggiato campagne pubblicitarie di case specifiche (almeno in campo automobilistico). E questo, per me, nei confronti della rivista in questione, è gravissimo. Viene a scalfire quel "patto di fiducia" ke si instaura tra il consumatore (della rivista, intendo) e la rivista stessa.
Se ora leggo una prova di 4ruote in cui c'è una citroen, come posso reputare onesto ed obbiettivo il giudizio dell'articolo?? (è una cosa che ormai mi chiedo da diversi anni....complice il partismo ke per me teneva la rivista nei confronti del gruppo Fiat).

Io sono consapevole che gli introiti della rivista si basino sulle pubblicità ma non può farlo a discapito dei lettori; in quanto la cosa è direttamente rapportata: più lettori hai, più son cari gli spazi pubblicitari.

Basta che pensi alla televisione...quanto costano 30 secondi di pubblicità alle 18, e quanto alle 21??? (ovviamente sullo stesso canale)
E' direttamente rapportato all'audience e share delle due fasce orarie....
Uno spazio su striscia la notizia (con Gabibbo e veline, intendo), costa una follia, e le "ase" fao a pugni per accaparrarselo.....secondo te, per mezzanotte e dintorni di marzullo, farebbero lo stesso???

Inoltre,torno a ripetere, che le pagine pubblicitarie le salti come e quando vuoi; quindi le pagine dispari o la quantità di spazi pubblicitari giocano un ruolo marginale in ciò ke il lettore vuole dalla rivista (almeno secondo me)
 
tanocaimano ha scritto:
...mi reputo un lettore di bassa lega che non sta a guardare quanta pubblicità fanno sulle riviste, se sono pagine pari o dispari, i gruppi di 14 pagine consecutive (non so neppure cosa siano)...
Non è questione di essere lettori di bassa o alta lega e tanto meno di essere lettori migliori o peggiori di altri. Si tratta di fare caso o meno a certe cose. Indubbiamente moltissimi lettori non stanno a guardare la quantità e la collocazione della pubblicità, altrimenti le vendite di molte riviste calerebbero parecchio, così come gli ascolti di molte radio e tv. La "bravura" di chi ci guadagna sta proprio nel fare in modo, come dicevo, che il lettore non faccia caso e non si senta infastidito. Non ci fa caso, non si sente infastidito però guarda e legge e incamera tutti i messaggi pubblicitari, anche quando li sfoglia con "noncuranza": per il nostro cervello non è possibile guardare una scritta (anche per un istante) senza leggerla. Ogni volta che si sfoglia una rivista, anche rapidamente o distrattamente, si leggono quindi per intero tutti gli slogan pubblicitari, cosa che invece non si può dire per gli articoli della rivista stessa.
Inoltre, sfogliando una rivista (specie se lo si fa velocemente) si tende a mantenere lo sguardo puntato sulla parte destra, per cui le pagine dispari vengono guardate di più delle altre; di conseguenza i messaggi pubblicitari collocati in quelle pagine verranno guardati (e automaticamente letti) molto di più.

Per quanto riguarda il tuo presunto "non sapere" cosa siano X pagine consecutive di pubblicità, mi sembra davvero inverosimile; comunque si tratta di quei casi in cui si sfogliano 2, 3, 4 e più pagine di una rivista senza trovare altro che pubblicità.

...le pagine pubblicitarie le sfoglio con la stessa noncuranza con la quale faccio pipì all'aria aperta...
Con almeno una piccola differenza: nessuno (presumo) guadagna valanghe di soldi dal tuo fare pipì e quindi nessuno cerca in tutti i modi dalla mattina alla sera di stimolarti in tal senso.

...sono consapevole che gli introiti della rivista si basino sulle pubblicità ma non può farlo a discapito dei lettori...
Dal punto di vista legale può farlo benissimo. Dal punto di vista "etico" non dovrebbe farlo assolutamente, siamo d'accordo. Però, purtroppo, raramente ciò che effettivamente accade corrisponde a ciò che dovrebbe accadere. Ti risulta che siano molti, nel mondo del marketing, i contesti in cui l'etica viene anteposta agli interessi?

...le pagine pubblicitarie le salti come e quando vuoi...
Però, mentre le "salti", le guardi e quindi le leggi; tutte.
La frase che hai scritto, convinzione molto diffusa, dimostra uno dei più grandi successi ottenuti negli anni dai pubblicitari: vendere sé stessi e il loro prodotto nel migliore dei modi, convincendo il consumatore che la pubblicità sia innocua e non capace di interferire in alcun modo con la nostra libertà di fare e di decidere.
Se una cosa è innocua, perché me ne dovrei preoccupare?
Poi però, guarda caso, ci sono corsi di laurea che insegnano "strategie di comunicazione e marketing", annunci pubblicitari che vengono studiati nei minimi dettagli (a prezzo di colossali investimenti, ovviamente non fatti a caso) in base ai più recenti studi sulla psicologia delle persone e in base alla miriade di dati che vengono quotidianamente e capillarmente raccolti radiografando il comportamento dei consumatori (tesserine "gratuite" del supermercato, click su Internet, sondaggi con "regalo" ecc. ecc.). Guarda caso le pubblicità, per quanto sfogliate con "noncuranza", mai mancano di produrre effetti sui fatturati dei prodotti reclamizzati.

La pubblicità ormai è un prodotto scientifico, paragonabile in tutto e per tutto ad una sostanza che, opportunamente somministrata, può influire sul comportamento di una persona. Se io ti somministro del gas esilarante, inserendolo ad esempio nel circuito di aerazione dell'ufficio in cui lavori, tu diventi automaticamente più allegro; a quel punto, se ti racconto una barzelletta tu riderai senz'altro e io potrò dire che nessuno ti costringe a farlo e che se ridi vuol dire che la mia barzelletta ti è piaciuta.
 
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