LUISELLA1972 ha scritto:keko01 ha scritto:LUISELLA1972 ha scritto:mizzu ha scritto:LUISELLA1972 ha scritto:cognizionezerozero ha scritto:questa merita davvero di essere letta...
http://www.cepu.it/info_abilitazione_spagna.asp
http://www.cassaforense.it/cassafor/_Pubblicazioni/PrevForense/cfstart.cfm
ecco la risposta della Cassa Previdenza: se ne avete voglia, cliccate sulla immagine della rivista con il ritratto di Voltaire, scorrete le pagine fino a pag. 108 et voilà.
"il quache tempo" è calcolato in più o meno? :shock: :shock: :shock: :shock:
scusami non capisco....![]()
più o meno si legge "che abbiano esercitato in Spagna PER QUALCHE TEMPO", "qualche tempo" che significa?
è vero, l'articolo è un po' fumoso....poi però è specificato: almeno tre anni di esercizio della professione all'estero (in tal caso, in Spagna)
mizzu ha scritto:ma un corso integrato di dialettica popolare alla facoltà di giurisprudenza no? :lol: :lol:
doncamilloo ha scritto:allarme che arriva dagli ordini professionali....
meno commercialisti + idraulici?
meno architetti + imbianchini?
meno ingegneri+ muratori?
MAH....e non mi dite che se non c'era la crisi
degli americani eravam ridotti così....
Francesco83 ha scritto:Grazie per le precisazioni! penso che sia insito nel dna dei giuristi il linguaggio fumeggiante...così come negli ing...una volta che il cervello si tara in un certo modo, e il selettore del linguaggio si blocca in un modo operativo...poi è dura sbloccarlo
p.s.: penso che per i ggggiovani emergere sia difficile in tutto..forse solo nel calcio :lol:
@Mauro: hai visto il mio dubbio a pagina precedente? se non ti va di rispondere, puoi semplicemente dirlono problem, ma mi interessa e vorrei evitare che ti sfugga
Francesco83 ha scritto:@Mauro: hai visto il mio dubbio a pagina precedente? se non ti va di rispondere, puoi semplicemente dirlono problem, ma mi interessa e vorrei evitare che ti sfugga
elancia75 ha scritto:Il problema è che in Italia il lavoro da professionista:
- non è accessibile a molti giovani a causa delle tasse e dei costi pazzeschi
- si tramanda da padre in figlio (se ti sposi la figlia però....)
- non è regolato dalla libera concorrenza ma dal clientelismo
- non è un traguardo raggiungibile per merito lavorando presso studi ma un puro privilegio acquisito.
Chi scrive ha studiato per fare il professionista, è iscritto a un Ordine ed è in possesso di timbro, ma fa l'impiegatuccio in uno studio, che è cosa rara.
Ho ancora 33 anni... ...ma la vedo nera, a prescindere dalle mie presunte capacità e qualità.
DareAvere(exTDI89) ha scritto:In Italia i laureati sono ancora troppo pochi. Invece di creare nuove opportunità e migliori condizioni per chi è in possesso della laurea invitiamo i giovano a fare gli imbianchini e gli idraulici(con tutto il rispetto per gli imbianchini e gli idraulici)?lucianoVE ha scritto:però...... mica è detto che quando un giovane decide di studiare architettura o ingegneria debba per forza avere la garanzia di trovare subito un lavoro dopo la laurea....
ben vengano le aspirazioni e le attitudini personali, ma non vi pare ovvio che bisognerebbe anche essere realistici e fare i conti con la realtà??
se in Italia siamo zeppi di ingegneri disoccupati pensiamoci prima di laurearsi o no?
|Mauro65| ha scritto:elancia75 ha scritto:Il problema è che in Italia il lavoro da professionista:
- non è accessibile a molti giovani a causa delle tasse e dei costi pazzeschi
- si tramanda da padre in figlio (se ti sposi la figlia però....)
- non è regolato dalla libera concorrenza ma dal clientelismo
- non è un traguardo raggiungibile per merito lavorando presso studi ma un puro privilegio acquisito.
Chi scrive ha studiato per fare il professionista, è iscritto a un Ordine ed è in possesso di timbro, ma fa l'impiegatuccio in uno studio, che è cosa rara.
Ho ancora 33 anni... ...ma la vedo nera, a prescindere dalle mie presunte capacità e qualità.
L'unico punto in cui, parzialmente, concordo, è il primo: il livello minimo di infrastrutture di cui è necessario dotarsi si è molto elevato negli ultimi 10 - 15 anni: ma l'impresa non è impossibile. Certo, non basta avere "firma e timbro", occorre anche, in qualche modo, lo "spirito imprenditoriale". Il che non è da tutti.
Il resto delle considerazioni, e lo dico da figlio di operaio e di casalinga, sono luoghi comuni. Il mondo professionale è estremamente meritocratico. Un "figlio d'arte" potrà pure ereditare lo studio paterno (o materno); sarà di certo avvantaggiato come "avviamento professionale"; avrà avuto modo di approfondire meglio di altri il "mestiere": ma se non è bravo di suo, ci vorrà ben poco per dissipare cotanto patrimonio.
Di converso, un "figlio di nessuno" farà molta più fatica, ed avrà molte meno probabilità di arrivare, a fine carriera, al punto in cui probabilmente arriverà il suo collega "figlio d'arte".
Ma, come molti dicono, è ricco chi avendo 1.000 gode spendendo 900, ed è povero chi avendo 1.000.000 si logora desiderando invano un oggetto da 1.000.010 euro.
Saluti
cognizionezerozero ha scritto:testerr ha scritto:non so invece se i commercialisti gli ingegneri i gli avvocati siano troppi.
i commercialisti forse.
gli avvocati sicuramente si.
gli ingegneri sicuramente no.
detto questo, non vedo dove sia il problema: per prima cosa non è detto che per un laureato sia obbligatorio mettersi in proprio, seconda cosa il rischio di impresa prevede che uno possa farcela ma anche no...
ciao!
elancia75 ha scritto:Quoto, ma l'ultima affermazione mi sa tanto di "chi si accontenta gode". Il problema è accontentarsi.
renatom ha scritto:Ho letto che ci sono più avvocati a Roma che in tutta la Francia
zagoguitarhero - 3 giorni fa
quicktake - 2 anni fa
Suby01 - 1 mese fa