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Ricordo si faceva un giorno o due al mese...Effettivamente fare un giorno di sciopero di 4 o 8 ore non serve
Ricordo si faceva un giorno o due al mese...Effettivamente fare un giorno di sciopero di 4 o 8 ore non serve
Non serve a niente, solo ad oltranza si ottiene un risultato, positivo o negativo che sia.Ricordo si faceva un giorno o due al mese...
Serve solo a decurtare la busta paga. Controproducente.Non serve a niente, solo ad oltranza si ottiene un risultato, positivo o negativo che sia.
i confronti di stipendio lasciano il tempo che trovano perchè vanno parametrati al costo della vita in generale.Un conto è vivere bene (ecnomicamente parlando). Un altro è godere di tutte le opportunità che altri paesi offrono, in tema di servizi e burocrazia. E comunque, anche ben formato, un ingegnere, un medico o un professionista analogo guadagna meno della metà dei colleghi d'oltralpe.
Però è anche vero che all'estero la vita costa di più. Non in tutti gli stati, ma in qualcuno sì. Prendi ad esempio la Svizzera. L'ideale sarebbe lavorare là e vivere in Italia. Se penso che 8/9 anni fa a Lucerna una pizza margherita costava 17€, mi sembra giusto che lo stipendio sia più alto del nostro. Al contrario qui in Italia, per esempio, il mio ultimo lavoro (bidello) ero pagato, qui in Lombardia con la stessa cifra che prendeva un bidello in un paesino del meridione, solo che il costo della vita è un po' diversoUn conto è vivere bene (ecnomicamente parlando). Un altro è godere di tutte le opportunità che altri paesi offrono, in tema di servizi e burocrazia. E comunque, anche ben formato, un ingegnere, un medico o un professionista analogo guadagna meno della metà dei colleghi d'oltralpe.
Sinceramente sono contento di aver vissuto la mia gioventù e l'età lavorativa tra gli anni '70 e il 2019, anno della pensione. Il lavoro non mancava, almeno nella mia città, come si usava dire qui da me "Come scendi dal letto un posto di lavoro lo trovi" e in effetti era così. Tanti lavoratori venuti dal sud. Io, essendomi fermato alla 3^ media, non potevo pretendere chissà che, eppure il primo lavoro fu dietro a una scrivania all'INA assicurazioni, poi operaio chimico, poi magazziniere, autista e commesso in un ingrosso/negozio di giocattoli e alla fine collaboratore scolastico (bidello) + un periodo con partita IVA come rappresentante di giocattoli, in contemporanea del bidello. In tutti i lavori c'era il pro e il contro. O il tipo di lavoro, oppure lo stipendio o i colleghi. Adesso me la sto godendo, io e la moglie siamo in pensione, non ci sentiamo ancora vecchi (66 io, 63 lei) facciamo i nonni e appena possiamo ci regaliamo un viaggetto di 4/5 giorni. Certo se penso alle mie figlie che chissà a quanti anni andranno in pensione e con che cifra, non le invidio di certo. Come detto prima, penso proprio che chi è nato negli anni 50/60 ha vissuto il periodo migliore di questa nazione. Da piccolo non c'era niente e quando dico niente vuol dire niente. No frigorifero, no lavatrice, no telefono, no televisione. Tutte queste cose sono arrivate a in casa mia a metà degli anni '60. La prima auto nel '68. Poi certamente è vero che oggigiorno ci sono più possibilità, la vita è nettamente migliore. L'importante è essere felici di quello che si ha e non essere infelici per quello che si vuole avere.
i confronti di stipendio lasciano il tempo che trovano perchè vanno parametrati al costo della vita in generale.
Se uno guadagna il doppio ma poi le case costano il triplo il potere d'acquisto è più basso.
Poi se prendiamo uno dei Paesi d'oltralpe ci sono anche là città più o meno care di altre e non dovunque il potere d'acquisto è lo stesso.
Con questo non voglio però negare che ci siano situazioni significativamente migliori delle nostre, ma che trasferirsi comporta anche dei sacrifici e delle rinunce per cui non sempre ne vale la pena.
Diversamente tutti noi, invece di lamentarci, ci saremmo concretamente trasferiti.
Chiudo poi dicendo che c'è una parte significativa del pianeta che se la passa decisamente peggio di noi e forse dovremmo anche apprezzare la fortuna che abbiamo ad essere nati italiani
Il fatto di tornare di sera a casa (magari di proprietà), dalla propria famiglia (che si ama), al caldo, coi vestiti puliti senza aver mosso un muscolo, lavarsi ugualmente, scegliere cosa mangiare senza pensare minimamente al lato economico, lo si da' troppo spesso per scontato.Io dico spesso che bisogna essere contenti del tanto che abbiamo; quelli che hanno poco (anzi non hanno niente) risiedono in ben altre zone del mondo
Ma non è il triplo, al massimo, su alcuni beni è superiore del 20-30%, in alcuni casi è più conveniente. Sperimentato di persona e con colleghi expat.Se uno guadagna il doppio ma poi le case costano il triplo il potere d'acquisto è più basso.
tendenzialmente non sarebbe un problema ...Io dico spesso che bisogna essere contenti del tanto che abbiamo; quelli che hanno poco (anzi non hanno niente) risiedono in ben altre zone del mondo
anche a me dispiace molto per chi è costrettoIo, anche se non si direbbe da quanto scritto precedentemente, odio lamentarmi, certo l'ideale sarebbe lavorare la metà con le stesse entrate, per godersi un po' di più la vita, la famiglia, gli amici e avere qualche hobby.
Ma sono cosciente che ci sono persone che stanno peggio di me.
Il fatto di far parte di una comunità fin dalla nascita, per me è molto importante, ripartire completamente da zero, trasferendosi, per qualcuno può essere stimolante, per me invece non lo sarebbe.
Quindi come detto in uno dei primi post, a parità di entrate e lavorando la metà delle ore, ugualmente non lo farei.
Ma capisco chi lo fa, mentre mi dispiace molto per chi ci è costretto.
Di italiani che ho conosciuto appena arrivato in Irlanda nel 2007 e negli anni successivi, ne sono rimasti pochi a tutt'oggi. Quelli che sono rimasti hanno piú o meno la mia etá (sui 50) e come me non sono tornati perché consapevoli di non avere cosa fare in Italia, ma soprattutto perché si sono sposati e hanno famiglia. Quelli che sono rientrati in Italia o si sono spostati altrove (tipo Spagna, Malta e Gibilterra) erano tutti piú giovani (20-30 anni) e molti erano arrivati solo per fare un'esperienza di lavoro limitata nel tempo. Altri sono rientrati perché non si sono trovati bene, soprattutto per il clima (che invece io prediligo rispetto alla Sicilia), o perché comunque non volevano restare piú di un certo tempo. E questo non riguarda solo gli italiani ma anche altre nazionalitá come i finlandesi e gli svedesi che avevano un ricambio continuo e sempre molto giovani. Poi ci sono gli italiani che sono rientrati in Italia, non hanno trovato un lavoro decente e sono tornati in Irlanda, spesso nella stezza azienda che avevano lasciato (succedeva spesso di essere riassunti). Tutti peró avevano un denominatore comune: la nostalgia per l'Italia e la voglia di tornare, che io, a parte la lontananza dalla mia famiglia, non ho mai condiviso: sará che trovavo Palermo insopportabile e non mi mancava proprio, anzi. Sará che per me con Cork ( e non con l'Irlanda tutta) é stato amore a prima vista. Sará anche probabilmente che 6 mesi dopo che mi sono trasferito ho conosciuto quella che poi é diventata mia moglie, per cui c'era una motivazione molto forte a restare. E' anche vero che io sono stato molto fortunato ad emigrare in quegli anni in cui era molto facile sia trovare lavoro che alloggio, e a sfruttare la bolla immobiliare irlandese del 2009 per comprare casa ad un prezzo praticamente stracciato. Oggi la situazione é molto piú complicata per chi decide di espatriare: tutti gli stranieri che per via della Brexit non hanno potuto piú emigrare in UK si sono riversati in Irlanda e in altri paesi europei, ma per l'inglese restava solo l'Irlanda. Il risultato e' che c'é una crisi di alloggi cronica, aggravata anche dal fatto che molti sono stati trasformati in affitti brevi per turisti. Il prezzo delle case é mostruosamente alto. Multinazionali che continuano ad aprire sedi e ricambio costante di lavoratori. Penso che al massimo in 2 settimane chiunque possa trovare un lavoro messo in regola, ma il problema é che non si trova nulla da affittare se non in condivisione e comunque é caro. Penso che probabilmente oggi come oggi neanche io emigrerei, o forse si se fossi disoccupato come lo ero allora, ma stringendo molto la cinghia.anche a me dispiace molto per chi è costretto
mantenere la propria cultura ed i legami con il proprio luogo di origine è impagabile.
Certo un esperienza lontano da casa è sempre utile e formativa ma poi poter rientrare sarebbe sempre l'ideale.
Basti pensare al supporto dei nonni coi genitori o dei figli ai genitori non più autosufficienti.
perdegola1 - 8 ore fa
quicktake - 2 anni fa
Suby01 - 1 mese fa