<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Crisi auto italiana e futuro degli stabilimenti produttivi | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

Crisi auto italiana e futuro degli stabilimenti produttivi

Uscire dalla crisi italiana??? Andando all'estero.
Di solito i neolaureati fanno così.

L'Italia andrà avanti con chi resta, ammiccando a tassisti, agricoltori, bagnini, evasori fiscali, caporali e corrotti.
Siamo riusciti a fare con urgenza una norma per bloccare la carne coltivata, una cosa che era già illegale e che ci garantirà di arrivare prontamente in ritardo quando questa cosa diventerà legale.
Abbiamo bloccato la sperimentazione OGM (vandalizzando anche la coltivazione di Pavia).
Non abbiamo settori tecnologici d'avanguardia, non innoviamo, l'università si basa sui precari, il lavoro sui sussidi, l'innovazione è frenata dalla tradizione.
Concordo con Temugin73, il problema non è solo Fiat, Innocenti o De Tomaso, ma anche aver perso Olivetti e tutte le aziende che nel frattempo hanno chiuso o non sono mai nate per salvare qualcun altro.
Ebbene, la buona notizia, è che quelle aziende ci sono, sono nate, ma all'estero, è un dato di fatto, da questo non si salva nessuno.

Ed ora, siccome "potremmo vivere solo di turismo", puntiamo tutto su questo, con quello che c'è, senza migliorare mai veramente niente ma continuando solo ad aumentare i prezzi, però dobbiamo avere il coraggio di dire a nostro figlio, il giorno della laurea: «Da oggi farai lo stagionale e pulirai i cessi».
Scusate lo sfogo.
 
Peccato che quel tessuto di cui parli, le PMI, non hanno avuto la capacità, la fortuna, la voglia di crescere e hanno perso la partita su scala internazionale. La retorica del "piccolo è bello", non è minimamente sostenibile sul lungo periodo. Chi è piccolo non sfrutta le economie di scala, non ha accesso all'innovazione e alla ricerca e allo sviluppo come i grandi. Questo dimostra la letteratura scientifica sul tema,
La vedo un po' diversa, fermo restando che ciò che scrivi è veritiero e va affrontato.
Il tessuto economico italiano è principalmente fatto da piccole, se non micro e medie imprese.
E' la nostra realtà da sempre e con essa dobbiamo continuare bene o male a convivere se non vogliamo azzerare il grosso dell'industria italiana.
In realtà molte PMI han commesse da parte di grandi aziende che han visibilità e respiro internazionale, credo che questo intendesse Guido come filiera della componentistica.
Spesso non c'è convenienza per le grandi aziende a produrre direttamente parte dei componenti e subappaltano.
Le PMI sono però le uniche realtà che han veramente a cuore la realtà del territorio (vebbè non tutte, ma quasi) proprio perché spesso a conduzione familiare oppure con pochi soci, e proprio perché radicate nel territorio e meno internazionalizzate (e quindi con più difficoltà a delocalizzare). Di conseguenza, spesso sono più stabili nel tempo dal punto di vista dell'occupazione, seppure su numeri più bassi singolarmente.
 
Sono passati 40 anni, non puoi pretendere di restare immobile e il mondo giri intorno a te.
Stavo analizzando un contesto storico, per fare un esempio. MAaanche perchè il ricordare che forse manipoli di uomini e la "creatività" hanno anche se per poco creato un modello di benessere e una società migliore di quella attuale, pur coi suoi limiti.
 
Di solito i neolaureati fanno così.

L'Italia andrà avanti con chi resta, ammiccando a tassisti, agricoltori, bagnini, evasori fiscali, caporali e corrotti.
Siamo riusciti a fare con urgenza una norma per bloccare la carne coltivata, una cosa che era già illegale e che ci garantirà di arrivare prontamente in ritardo quando questa cosa diventerà legale.
Abbiamo bloccato la sperimentazione OGM (vandalizzando anche la coltivazione di Pavia).
Non abbiamo settori tecnologici d'avanguardia, non innoviamo, l'università si basa sui precari, il lavoro sui sussidi, l'innovazione è frenata dalla tradizione.
Concordo con Temugin73, il problema non è solo Fiat, Innocenti o De Tomaso, ma anche aver perso Olivetti e tutte le aziende che nel frattempo hanno chiuso o non sono mai nate per salvare qualcun altro.
Ebbene, la buona notizia, è che quelle aziende ci sono, sono nate, ma all'estero, è un dato di fatto, da questo non si salva nessuno.

Ed ora, siccome "potremmo vivere solo di turismo", puntiamo tutto su questo, con quello che c'è, senza migliorare mai veramente niente ma continuando solo ad aumentare i prezzi, però dobbiamo avere il coraggio di dire a nostro figlio, il giorno della laurea: «Da oggi farai lo stagionale e pulirai i cessi».
Scusate lo sfogo.
In una cosa gli italiani sono sempre stati "bravissimi" a cercare di rincorrere l'eldorado....ricordo a cavallo del millennio il "filone" new economy" il primo che sapeva accendere un computer un informatico, il primo che sapeva mandare una mail un PR.....attualizzando l'oggi il primo che scribacchia su un foglio di carta un "designer industriale"
 
Stavo analizzando un contesto storico, per fare un esempio. MAaanche perchè il ricordare che forse manipoli di uomini e la "creatività" hanno anche se per poco creato un modello di benessere e una società migliore di quella attuale, pur coi suoi limiti.
La lezione da tutto ciò è non addormentarsi come facciamo qui da noi.
 
La vedo un po' diversa, fermo restando che ciò che scrivi è veritiero e va affrontato.
Il tessuto economico italiano è principalmente fatto da piccole, se non micro e medie imprese.
E' la nostra realtà da sempre e con essa dobbiamo continuare bene o male a convivere se non vogliamo azzerare il grosso dell'industria italiana.
In realtà molte PMI han commesse da parte di grandi aziende che han visibilità e respiro internazionale, credo che questo intendesse Guido come filiera della componentistica.
Spesso non c'è convenienza per le grandi aziende a produrre direttamente parte dei componenti e subappaltano.
Le PMI sono però le uniche realtà che han veramente a cuore la realtà del territorio (vebbè non tutte, ma quasi) proprio perché spesso a conduzione familiare oppure con pochi soci, e proprio perché radicate nel territorio e meno internazionalizzate (e quindi con più difficoltà a delocalizzare). Di conseguenza, spesso sono più stabili nel tempo dal punto di vista dell'occupazione, seppure su numeri più bassi singolarmente.
Più che non esserci convenienza è un fattore di "organizzazione aziendale" non si hanno spesso operai e tecnici a sufficienza per fare tutto all'interno gli unici che sappia io che fanno tutto all'interno della stessa fabbrica sono i Coreani.
 
Di solito i neolaureati fanno così.

L'Italia andrà avanti con chi resta, ammiccando a tassisti, agricoltori, bagnini, evasori fiscali, caporali e corrotti.
Siamo riusciti a fare con urgenza una norma per bloccare la carne coltivata, una cosa che era già illegale e che ci garantirà di arrivare prontamente in ritardo quando questa cosa diventerà legale.
Abbiamo bloccato la sperimentazione OGM (vandalizzando anche la coltivazione di Pavia).
Non abbiamo settori tecnologici d'avanguardia, non innoviamo, l'università si basa sui precari, il lavoro sui sussidi, l'innovazione è frenata dalla tradizione.
Concordo con Temugin73, il problema non è solo Fiat, Innocenti o De Tomaso, ma anche aver perso Olivetti e tutte le aziende che nel frattempo hanno chiuso o non sono mai nate per salvare qualcun altro.
Ebbene, la buona notizia, è che quelle aziende ci sono, sono nate, ma all'estero, è un dato di fatto, da questo non si salva nessuno.

Ed ora, siccome "potremmo vivere solo di turismo", puntiamo tutto su questo, con quello che c'è, senza migliorare mai veramente niente ma continuando solo ad aumentare i prezzi, però dobbiamo avere il coraggio di dire a nostro figlio, il giorno della laurea: «Da oggi farai lo stagionale e pulirai i cessi».
Scusate lo sfogo.
5 minuti di applausi
 
Dai che forse non tutto è perduto, c'è ancora chi fa impresa in Italia...


Estrapolo qualche passaggio dall'articolo:

"il gruppo italiano Proma ha firmato un accordo di investimento con Recaro Automotive GmbH in Germania per rilevare le attività. La fase di transizione è già iniziata. Ciò significa l'operatività riprenderà a gennaio 2025"
"La produzione OEM, ovvero la classica attività di fornitore, sarà invece trasferita in Italia, da dove i primi sedili arriveranno nel corso di gennaio 2025. Nel frattempo, le attività commerciali di Recaro Automotive in Nord America e Giappone continueranno come sempre."
"Proma Group è un'azienda italiana con un fatturato di 1,1 miliardi di euro, 5.000 dipendenti e 25 stabilimenti in tre continenti, specializzata nella produzione di componenti per autoveicoli come strutture per sedili, gruppi carrozzeria e sospensioni per telai."
 
Dai che forse non tutto è perduto, c'è ancora chi fa impresa in Italia...


Estrapolo qualche passaggio dall'articolo:

"il gruppo italiano Proma ha firmato un accordo di investimento con Recaro Automotive GmbH in Germania per rilevare le attività. La fase di transizione è già iniziata. Ciò significa l'operatività riprenderà a gennaio 2025"
"La produzione OEM, ovvero la classica attività di fornitore, sarà invece trasferita in Italia, da dove i primi sedili arriveranno nel corso di gennaio 2025. Nel frattempo, le attività commerciali di Recaro Automotive in Nord America e Giappone continueranno come sempre."
"Proma Group è un'azienda italiana con un fatturato di 1,1 miliardi di euro, 5.000 dipendenti e 25 stabilimenti in tre continenti, specializzata nella produzione di componenti per autoveicoli come strutture per sedili, gruppi carrozzeria e sospensioni per telai."
Quando un'azienda italiana acquista un'azienda straniera, soprattutto in un momento storico in cui pezzi di nostra industria finiscono in mani straniere, è sempre una buona notizia.
 
Ho gettato un sasso nello stagno... e ho avuto riscontri. L'Italia è un paese che studia come morire e che si sta per laureare. Sopravviveranno i privilegiati, possidenti, e prepotenti.
 
Peccato che quel tessuto di cui parli, le PMI, non hanno avuto la capacità, la fortuna, la voglia di crescere e hanno perso la partita su scala internazionale. La retorica del "piccolo è bello", non è minimamente sostenibile sul lungo periodo. Chi è piccolo non sfrutta le economie di scala, non ha accesso all'innovazione e alla ricerca e allo sviluppo come i grandi. Questo dimostra la letteratura scientifica sul tema,
aggiungo anche che nelle PMI si annida la scarsa produttività di cui soffre cronicamente il nostro Paese
 
Buonasera.
Visto che tutti chiacchierano a vuoto dopo la dipartita del benemerito Tavares, è necessario prendere in mano la situazione e fare le cose di seguito elencate per uscire agevolmente dalla crisi italiana e europea.
Pregasi non cambiare nulla: solo agire.

1. Prodotti
Senza quelli non si fa nulla e ora mancano. Servono azioni clamorose di rottura col passato, per cui:
- Trasferire domani a Mirafiori e altri siti in Italia le linee da poco dismesse di 500, vecchia Y, 500 X.
- Rimettere in listino versioni diesel di Tipo ecc,, Tonale anche 130 Cv, Panda 4x4, 595 Abarth, Giulia e Stelvio benzina 200 cv.
- Stoppare nuova Y (solo costi, agonia certa) e nuove Alfa su pianale francese (saranno un bagno di sangue).
- Rimettere versioni entry-level; chi se ne frega di cambi automatici sulle utilitarie, meglio spendere 2000 € meno.

2. Azione politica
Governo, Stellantis e VW (vedi il naufragio in Germania) devono far buttare nel WC la normativa europea pseudo green 2035 e lasciare neutralità tecnologica con E fuel e biocarburanti.
Abbiamo disoccupati, guerre fuori di casa e se ci sarà qualche kg di CO2 in più pazienza; qualcuno si preoccupa forse della CO2 messa da criptovalute, whatsapp e IA? Almeno le macchine ci portano in giro.

3. Prezzi
Basta con la politica di prezzi alti per finanziare l'elettrico: i listini vanno riportati a quote umane tipo Dacia e MG. Non dimentichiamo in proposito che Stellantis è in attivo e (per poco ancora) guadagna a solo favore degli azionisti, per cui non rompano.

4. Niente incentivi
Senza aver attivato i punti 1, 2 e 3 di incentivi all'acquisto non si deve nemmeno parlare: andrebbero tutti a cinesi e Musk.
Si invece a supporto direttamente all'industria in Italia per costo energia e simili.
Non si può fare per la concorrenza? Trovate il modo, nessuno si lamenterà. In Cina si preoccupano di queste cose con i loro piani governativi?
In proposito l'industria PARLI: di cosa ha bisogno? Finora ho sentito solo piagnistei penosi e richieste di soldi a fondo perduto per obbligare le persone ad andare a pila e chiudere le fabbriche. Vergognoso.

5. Niente dazi
Con i dazi non si va da nessuna parte; i cinesi si fermano come abbiamo fatto fino a ieri quando nessuno si sarebbe sognato di comprare una macchina cinese con motori meno evoluti, pesi elevati, freni scarsi e handling approssimativo.
Se proprio vi serve mettete qualcosa, magari con qualche giustificazione tecnico-produttiva, ma poca roba che sta male.

6. Dopodomani
Fatto tutto?
Bene, ora che abbiamo riiniziato a vendere automobili, dobbiamo pensare ai prodotti di dopodomani.
Le nuove macchine devono:
- Essere progettate in Italia; basta bidoni francesi con cinghie a mollo e design da elettrodomestico.
- Chi le progetta? Qualche ingegnere è rimasto; Elkann poi dovrà sacrificare un pò di gente della Ferrari per contribuire a disegnare le nuove Maserati, Alfa e Fiat (si anche le Fiat: se uno è bravo sa fare anche le utilitarie non solo la 12 cilindri).
Ha fatto più modelli la Ferrari negli ultimi anni di Alfa Lancia e Fiat messe insieme: provate a contarli.

7. Conclusioni
Fatto anche questo?
Bene, saremo un pò stanchi ma almeno staremo meglio tutti.
Se non vedrete nulla di quanto sopra state certi che metteranno in piedi l'ennesima ipocrita presa in giro tanto per tirare a campare; la situazione però è sull'orlo del baratro e questa volta la gente è veramente in piazza. Non si può far finta di nulla.
anche per me, come detto da altri, la maggior parte di queste azioni sono poco praticabili e poco razionali.
Stellantis non la governi, è un impresa privata e nemmeno più italiana.
Le decisioni prese in Europa vanno mediate tra gli interessi dei vari Paesi.
In ultimo i processi di cambiamento sono già in atto, i danni sono fatti (vedi buoi scappati) e non è possibile salvare molto.

A mio avviso e l'ho espresso più volte, il nostro Paese deve concentrarsi sugli sviluppi tecnologici generando poli di eccellenza.
Non lasciamo morire Marelli, interveniamo e rilanciamola perchè l'elettronica è il futuro e sempre più presente in tutte le applicazioni.
Non lasciamo morire Comau ma interveniamo prima che venga portata a chiusura dall'attuale proprietà.
Consolidiamo i maggiori fornitori di componentistica creando aziende in grado di relazionarsi coi campioni internazionali. Stellantis, Vag ecc possono strozzare le piccole PMI italiane, ma hanno un rapporto diverso nei confronti delle grandi multinazionali della componentistica.

Sono tutte azioni su cui facciamo ancora in tempo ad intervenire e su cui possiamo rilanciare la nostra industria
 
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