La definizione di premium è molto fumosa. In principio era il lusso, dove la maestria, la manualità, la ricercatezza, la passione davano origine a prodotti davvero esclusivi, necessariamente in piccoli volumi e con costi (da non confondere con i prezzi) alti. Non era tanto una questione di prestazioni - un Rolex non è più preciso di un Casio al quarzo, anzi - ma appunto di esclusività.
Poi è arrivata la finanza e da allora il lusso si confonde spesso con la fuffa - appunto Rolex che è divantato er lusso de noartri, ma anche, per dire, LVMH con la scoperta di una fabbrica stile cinese in Italia che faceva borse Dior che costavano 50 euro e venivano vendute a 3000; Christian Dior non avrebbe mai fatto una cosa simile. Non è tutto così, c'è ancora lusso con contenuti (Ferrari), però, se sei quotato in borsa, come prima cosa devi fare utili, il resto viene dopo, a cominciare dell'etica.
Poi ad uncero punto, fra gli anni 80 e 90, è arrivato il premium. Fino a qualche anno fa non si chiamava nemmeno così, era semplicemente il meglio che le case popolari riuscivano a proporre senza sconfinare nel lusso. Ci riuscivi a vedere la perizia delle persone e dei team che facevano quei prodotti. Ma poi, anche qui, la "remunerazione degli azionisti" ha preso il sopravvento e, a mio parere, premium è oggi soprattutto plastiche morbide e tanta, tanta fuffa; non capisco perché, ad esempio, una Hyundai debba essere meno premium di una BMW, sia come costruzione che prestazioni che raffinatezza progettuale.
Paradossalmente ce lo abbiamo un premium vero, inteso come magistrale progettazione ed esecuzione meccanica: si chiama piattaforma Giorgio ma nessuno se l'è mai filata. Invece la fuffa quella si, per quella la gente spende volentieri