<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità | Page 1277 | Il Forum di Quattroruote

La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità

verranno installati nuovi motori termici su auto che oggi offrono poca scelta?

  • si

    Votes: 8 28.6%
  • si torneranno le sportive o comunque quelle più pepate

    Votes: 3 10.7%
  • no dipende dalle case

    Votes: 4 14.3%
  • no il futuro è elettrico

    Votes: 13 46.4%
  • no i motori costano troppo e saranno sempre gli stessi

    Votes: 8 28.6%

  • Total voters
    28
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Ho provato a spingere il condominio a mettere dei pannelli sul lastrico solare, usato solo d’estate per stendere le lenzuola sui cavi. Naturalmente ha vinto il partito del ‘nessuno tocchi i cavi ‘.
E pensare che io le lenzuola del matrimoniale le stendo sullo stendino di casa sul balcone e non ho mai avuto problemi.

In condominio purtroppo è tutto più difficile.
Aggiungiamoci anche che molti amministratori non volevano rogne quindi hanno sconsigliato di aderire.

Anche andarsene dal condominio non è semplice in molte zone.
Qui le case indipendenti sono tendenzialmente di metratura molto più ampia rispetto a un appartamento medio.
Quindi costano molto di più, salvo acquistare immobili molto datati che vanno rifatti completamente.
Se un appartamento medio costa, per esempio, 120000 euro una casa indipendente mediamente ne costa almeno 200000.
Alcune persone che conosco stufe della vita condominiale hanno fatto il salto ma andando a vivere assieme genitori e figli, quindi o da due case ne hanno comprata una o da tre ne hanno comprata una bifamiliare.
Anche quello è un bel sacrificio.
 
Ho provato a spingere il condominio a mettere dei pannelli sul lastrico solare, usato solo d’estate per stendere le lenzuola sui cavi. Naturalmente ha vinto il partito del ‘nessuno tocchi i cavi ‘.
E pensare che io le lenzuola del matrimoniale le stendo sullo stendino di casa sul balcone e non ho mai avuto problemi.


Fatavi 'na bella asciugatrice....
Uno dei meglio acquisti della mia vita
 
In condominio purtroppo è tutto più difficile.
Aggiungiamoci anche che molti amministratori non volevano rogne quindi hanno sconsigliato di aderire.

Anche andarsene dal condominio non è semplice in molte zone.
Qui le case indipendenti sono tendenzialmente di metratura molto più ampia rispetto a un appartamento medio.
Quindi costano molto di più, salvo acquistare immobili molto datati che vanno rifatti completamente.
Se un appartamento medio costa, per esempio, 120000 euro una casa indipendente mediamente ne costa almeno 200000.
Alcune persone che conosco stufe della vita condominiale hanno fatto il salto ma andando a vivere assieme genitori e figli, quindi o da due case ne hanno comprata una o da tre ne hanno comprata una bifamiliare.
Anche quello è un bel sacrificio.

Però subito dopo il tuo messaggio mi è uscito questo ...

upload_2024-10-13_15-16-42.png


Qualcosa a meno si trova ... lasciamo stare la tipologia però di indipendente sembra indipendente ...

:emoji_stuck_out_tongue_winking_eye:
 
Però subito dopo il tuo messaggio mi è uscito questo ...

Vedi l'allegato 34724

Qualcosa a meno si trova ... lasciamo stare la tipologia però di indipendente sembra indipendente ...

:emoji_stuck_out_tongue_winking_eye:

Beh parliamone.
Io ho un appartamento senza pareti in comune con nessuno, quel tipo di villette come disse un comico sono di fatto un condominio che è collassato su un fianco.

Qui poi la tipologia classica di villetta si sviluppa almeno su 2 livelli ma spesso anche 3 o 4.
In pratica hai una superficie interna pari a 3 appartamenti ma una porzione di tetto veramente minuscola.

Il mio ideale sarebbe una casetta massimo di 2 livelli di metratura contenuto con un po di spazio intorno ma salvo andare su case veramente datate o spostarsi fuori città non si trova quasi nulla perché economicamente conviene molto di più avere 30 mq di giardino e una casa su 3 livelli.
 
Non paragoniamo quanto detto a chi invece produce nel proprio giardino combustibile da bruciare nel motore termico. Le implicazioni sarebbero molte: serve competenza, ci sono problemi di sicurezza, di emissioni, si tratterebbe comunque di un carburante che non assicura il rispetto dei parametri di emissione del veicolo e così via.
La demonizzazione del motore termico e dei combustibil è invece proprio il primo dei problemi che, a quanto pare, ci facciamo solo noi (io ovviamente no).
 
tu, privato cittadino, con il tuo impianto converti l'energia radiante del sole in energia elettrica, e decidi che una parte invece di farci funzionare il piano cottura a induzione e la pompa di calore la usi per caricare la batteria dell'auto; io, agricoltore, converto l'energia radiante del sole in biomassa organica e decido che una parte di essa, invece di venderla o trasformarla in carne ne tiro fuori una brodaglia che posso rifilare a un motore opportunamente adattato per digerirla.
Non cambia assolutamente nulla.
Salvo nell'opinione dell'Ultimo Inquisitore che, a quanto pare, alberga dalle parti del Forum :emoji_sweat::emoji_stuck_out_tongue_winking_eye::emoji_see_no_evil:

Per poter sfruttare tutto è però necessario prevedere un sistema di accumulo per consumi serali/notturni (quando si è a casa e si carica l'auto).
Costosissimo e mai economicamente giustificabile...
 
Ultima modifica:
Per un impianto fotovoltaico a isola le batterie di accumulo che capacità devono avere?
Rispetto a quelle di un'utilitaria elettrica ad esempio?
Il vicino dei pannelli credo che abbia delle batterie di accumulo marchiate tesla, non sono certo ma ho visto gli imballaggi e una volta che aveva il garage aperto mi è parso di vedere qualcosa del genere attaccato al muro
upload_2024-10-13_16-5-9.jpeg
 
Hai detto tutto tu ... avevo palesato le perplessità sulla tipologia.
Una soluzione abitativa pessima, frutto solo del "miglior" (per il costruttore) sfruttamento possibile della volumetria in funzione dello strumento urbanistico.

Senza vederle approfonditamente mi permetto il òusso di bocciarle senza riserva.

Anche sottrarsi all'obbligo di farsi andare bene quello che i costruttori locali offrono, come hai scritto tu massimizzando la volumetria a costo di realizzare degli alveari più che delle case, non è semplice.
Anni fa parlando con degli amici uno di loro disse che avrebbe voluto una tipologia di casa che nella zona che gli interessava, verso i laghi, non esisteva.
Un'amica allora gli disse perché non compri un terreno e te la costruisci da zero come la vuoi tu?
E mi pare di aver capito che per farlo occorrono disponibilità immediate o in alternativa un altro immobile come garanzia per chiedere un mutuo.
Non ho approfondito ma il fatto che poche persone tirino su una casa da zero mi spinge a pensare che non sia fattibile per chiunque.
 
Anche sottrarsi all'obbligo di farsi andare bene quello che i costruttori locali offrono, come hai scritto tu massimizzando la volumetria a costo di realizzare degli alveari più che delle case, non è semplice.
Anni fa parlando con degli amici uno di loro disse che avrebbe voluto una tipologia di casa che nella zona che gli interessava, verso i laghi, non esisteva.
Un'amica allora gli disse perché non compri un terreno e te la costruisci da zero come la vuoi tu?
E mi pare di aver capito che per farlo occorrono disponibilità immediate o in alternativa un altro immobile come garanzia per chiedere un mutuo.
Non ho approfondito ma il fatto che poche persone tirino su una casa da zero mi spinge a pensare che non sia fattibile per chiunque.

I costi oggi sono improponibili per i più, senza contare la quasi impossibilità di realizzate in economia.

Quando mi sono sposato, ho scelto una soluzione "temporanea", ma comunque sufficientemente confortevole.

Subito mi sono messo a caccia di quelle che cercavo ci ho messo 7-8 anni, ma ci sono riuscito.

Tra una soluzione indipendente come quella su, che tra l'altro ho citato solo per evidenziare l'efficienza dei robot che ci spiano, ed un appartamento comodo, molto meglio la seconda.
 
Appunto, se coi pannelli solari con cui mi auto produco l’energia per la casa e per l’auto, impattando zero nell’emissione di co2 ed altri inquinanti ogni volta che faccio una gita fuori porta, mi cucino un piatto di pasta e mi faccio una doccia, perché dovrei essere pure mazziato dallo stato perché non recupera le accise del carburante che non consumo? Accise che servono tra l’altro a pagare i danni sulla salute e l’ambiente che co2 e compagnia cantante creano o aiutano ad essere più devastanti. Un corto circuito.
Per lo stesso motivo che un poveraccio che acquista un'auto usata da 1000 euro ne deve pagare 600 allo stato per il passaggio di proprietà. In questo campo non ci batte nessuno.
Non sembra giusto alla stragrande maggioranza delle persone, eppure accade.
 
Ciò premesso, il problema del recupero del mancato gettito fiscale dai carburanti in qualche modo lo affronteranno, e puoi scommettere la camicia che non sarà un "modo" piacevole, e che nemmeno l'energia autoprodotta ne sarà immune.

Ecco un articolo serio del giornalista Lorenzo Borga che descrive in modo semplice ma allo stesso tempo illuminante la situazione attuale, e del perchè per almeno qualche anno se non di più gli elettronautici come me non dovrebbero preoccuparsi. Ho sottolienato un passaggio dove questa mia affermazione trova conferma : spaventare gli automobilisti a un cambio di alimentazione.
Quindi oltre a tutti i contro, arci noti, su cui si fa forza adesso spunta anche questa di possibili "ritorsioni" sui mancati introiti fiscali. Come ha gìa detto il mio lato egoista in un altro post, bravo governo così cì assicurate agevolazioni e properità per un bel po di anni perchè come ho sempre detto l'attuare o no questo prelievo non dipenderà dallo stato ma dai consumatori. Conclusione ? Siamo in una "botte de fero" come dice una espressione dialettale, perchè se invece accadrà vorrà dire che molti che qui la "rinnegano" alla fine se l'hanno comprata... Mission Impossible.

Con una mano dai e con l’altra prendi. E’ la schizofrenica fotografia delle ultime dichiarazioni dei ministri del governo Meloni. Da una parte il ministro Adolfo Urso annuncia il piano di ecoincentivi dedicato anche alle auto elettriche che sarà presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dall’altra il ministro Giancarlo Giorgetti dichiara di essere al lavoro per affrontare “lo spostamento delle accise del carburante alle nuove forme di alimentazione”. Un progetto su cui “il ministero dell’Economia ha già iniziato a lavorare” ammette Giorgetti.
La vendita di carburanti d’altronde è una macchina da soldi poderosa per il bilancio pubblico. Il gettito incassato dallo stato dalle accise e dall’Iva su benzina, gasolio e Gpl è ogni anno attorno ai 40 miliardi di euro, secondo le stime Unem. Perdere questo incasso, quasi garantito ogni anno visto che si tratta di imposte che difficilmente possono essere evase e legate a una domanda molto rigida, sarebbe un colpo mortale per l’erario. D’altronde da ogni litro di benzina lo stato, ai valori odierni, incassa quasi 1 euro e 10 centesimi tra accise e Iva. Ben più della metà della spesa per l’automobilista.
Quanto costa allo stato italiano la diffusione delle auto elettriche? Quasi nulla, per ora. Le vendite di veicoli a batteria in Italia infatti vanno a rilento, e al momento l’impatto sulle casse pubbliche è sostanzialmente impercettibile. Secondo i dati di Aci, i veicoli elettrici circolanti nel 2023 erano appena 239.379 su quasi 54 milioni (camion, furgoni e moto inclusi). Una goccia nel mare: meno di uno ogni 200. Anche nel caso più estremo in cui l’elettricità di ricarica fosse esentasse (e così non è, lo vedremo), alle casse dello stato mancherebbero all’appello circa 200 milioni di euro. Lo stesso accade per il bollo, che in molte regioni è gratuito per cinque anni per chi acquista un’auto elettrica: in questo caso il mancato gettito si aggira attorno ai 40 milioni di euro, su un totale di 7 miliardi raccolti ogni anno. Complessivamente stiamo dibattendo di un incasso simile a quello garantito dalla sugar tax, che il governo non ha faticato a rinviare per il quinto anno di fila trovando i fondi in un paio di giorni. Viene dunque da chiedersi perché lanciare ora il dibattito, con il rischio di allontanare ulteriormente gli automobilisti italiani dalla scelta di acquistare un’auto elettrica. Evidentemente essere il sesto peggiore stato Ue per vendite di automobili a batteria, superati in proporzione da paesi come Bulgaria, Ungheria, Lituania, Romania, non ci spaventa.
Eppure è pur vero che – per quanto con un cattivo tempismo – il tema posto da Giorgetti richiederà una soluzione. Il cambiamento in arrivo nella mobilità porterà i bilanci pubblici a restringersi. Secondo l’Agenzia internazionale dell’Energia tra Unione Europea e Regno Unito entro cinque anni mancheranno all’appello 32 miliardi di dollari per via dei minori consumi di petrolio del settore dei trasporti. Entro un decennio la somma raddoppierà a 64 miliardi. I bilanci europei saranno quelli più colpiti dall’elettrificazione, perché sono quelli storicamente più dipendenti dalle tasse sui carburanti (Italia in testa) e affronteranno una transizione verso l’elettrico più rapida che altrove. Secondo una stima di Sky TG24, ogni 100 chilometri percorsi lo stato riesce a incassare più di 5 euro da un’utilitaria a benzina mentre da un’auto elettrica ricaricata in casa che viaggia sullo stesso percorso il gettito – tra Iva, accise e oneri di sistema – arriva al più a 1 euro. A tendere dunque le imposte sull’energia elettrica dovranno sestuplicare per garantire l’equivalente incasso per il bilancio pubblico.
Ma c’è una ragione per ogni scelta. E oggi, come dimostrano i numeri, non c’è alcuna ragione in Italia per aumentare le imposte sulle colonnine di ricarica. Altrove invece quel momento è già arrivato. In Nuova Zelanda per esempio il governo ha introdotto una tassa sull’utilizzo delle auto elettriche, parametrata sui chilometri percorsi all’anno, che permette di coprire gli incassi perduti dalle minori vendite di carburante. Ma in Nuova Zelanda le auto elettriche hanno raggiunto il 20% del mercato nel 2023, e con le ibride plug-in quasi arrivano a un terzo. Un altro mondo rispetto al nostro misero 3,8%.
 
Ultima modifica:
Mia opinione: in Italia il problema si porrà tra molti anni, il calo nella vendita dei carburanti tradizionali, se ci sarà, sarà molto graduale e comunque lo toccheremo con mano tra 5 o 10 anni, forse. Anche perché il trasporto pesante non sarà elettrificato e dopo il 2035 continueranno a circolare molti veicoli con motore termico (sempre che la data non slitti ulteriormente).
Diverso il discorso delle agevolazioni fiscali quali bollo e parcheggi, oggi le elettriche godono di una serie di vantaggi che hanno senso quando un prodotto è di nicchia. Una volta che si diffonde le cose cambiano e pian piano spariranno sia le esenzioni per il bollo sia quelle per i parcheggi a pagamento. Cosa del resto già accaduta per le bifuel e le ibride
 
Non sarebbe peggio se non se ne parlasse e da qui a qualche anno arrivasse la tegola sulla testa del tutto inaspettata per chi ha scelto un'auto elettrica?
Imho chiunque sia un minimo informato sa che le agevolazioni e i vantaggi durano finché a beneficiarne è una percentuale molto ridotta della popolazione.
Ma quando la platea si ampia è inevitabile che arrivi il dietrofront.
Più che cattivo tempismo direi che si sta parlando di un tema in anticipo senza far finta che non esista il problema, dubito fortemente che possa essere questa la ragione per cui le vendite di auto elettriche non decollano.
Aggiungo anche che non condivido i discorsi tipo per ora non c'è alcun obbligo, se ne parla tra 10 anni che sono un'eternità.
Per me 10 anni sono pochi e se lo stop alle vendite delle termiche nel 2035 verrà confermato queste ultime spariranno dai listini prima di tale data.
Dio solo sa cosa succederà nel mercato dell'usato a ridosso di tale data, ci sarà da prendersi a pugni in bocca per accaparrarsi una vettura che non sia strachilometrata a un prezzo da usura.
E chissà quanti rimarranno col cerino in mano.
 
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