<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità | Page 997 | Il Forum di Quattroruote

La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità

verranno installati nuovi motori termici su auto che oggi offrono poca scelta?

  • si

    Votes: 8 28,6%
  • si torneranno le sportive o comunque quelle più pepate

    Votes: 3 10,7%
  • no dipende dalle case

    Votes: 4 14,3%
  • no il futuro è elettrico

    Votes: 13 46,4%
  • no i motori costano troppo e saranno sempre gli stessi

    Votes: 8 28,6%

  • Total voters
    28
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Parliamo di un libro di 180 pagine che parte da un assunto oggettivo, l'uomo che per tutta la sua storia aveva vissuto nella natura e in moltissimi posti si sta ora concentrando nei ristretti spazi della città, che poi tutto il discorso si riassume sul togliamo le strade credo che sia una semplificazione eccessiva, probabilmente propone delle soluzioni per rendere le città più adatte ad una vita bella, dico bella perchè le città fondamentalmente sono brutte e quando c'è il brutto di mezzo escono i peggiori aspetti della società.
 
A me sembra una cosa che fa ridere, tanto, perché inapplicabile e improponibile.
Ma che dici? Nella società vagheggiata da costoro, non c'è bisogno di strade, di auto, di aeroporti. Tutto si materializza magicamente sotto le loro palazzine ipertecnologiche classe AAAAAAAAAAAA mimetizzate da tonnellate di edera. Tanto lo schiavo col cubo e il trabiccolo elettrico cinese manco lo vedono. Come non vedono la portacontainer da 235.000 tonnellate sulla quale ha viaggiato il loro caricabatterie...
 
colgo spesso una tendenza a stigmatizzare qualunque misura finalizzata a decarbonizzare,
Concordo, decarbonizzare il mondo occidentale significa de-svilupparlo. Non occorre "de"carbonizzare nulla ma mettere un freno a chi fa un uso smodato e senza controllo dello sviluppo industriale. Sviluppo che è inevitabilmente necessario per tutti, sia chiaro, ma che alcuni Paesi molto ma molto ben identificati, pretendono di ottenere in 10 anni quando noi ci abbiamo messo dei secoli.

La favoletta che raccontano nei corridoi di Bruxelles e in quelli dell'Onu non solo fa sorridere i polli, ma finisce lì dove nasce, dato che poi i suddetti Paesi se ne infischiano allegramente, con numeri da capogiro in tutti i campi.

Meno male che qualcuno almeno inizia a porsi con un giusto atteggiamento critico...
 
roma ha 2000 anni, quindi l'uomo non ha "sempre vissuto" nella natura.
e non e' che, prima di roma, non ci fossero le citta'
direi che ha sempre cercato di fare l'opposto.
vivere nella natura ha piu' sfighe che benefici, tant'e' che in cina, si spostano dalla natura, per andare nelle citta' alveari, nate dal nulla.

a proposito di cose nate dal nulla, lo sapevate che il burj khalifa di dubai, non ha nessun collegamento con le fognature?
ci son camion che trasportano i liquami che si raccolgono alla base del grattacielo.
motivo? le fogne esistenti non erano in grado di sopportarne il carico, cosi', semplicemente... non l'han collegato alla rete, e vanno a camion. che immagino saranno centinaia di viaggi al giorno.
 
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858152607

Da troppo tempo ci siamo posti al di fuori della natura, dimenticandoci che rispondiamo agli stessi fondamentali fattori che controllano l’espansione delle altre specie. Abbiamo concepito il luogo dove viviamo come qualcosa di separato dal resto della natura, contro la natura. Ecco perché da come immagineremo le nostre città nei prossimi anni dipenderà una parte consistente delle nostre possibilità di sopravvivenza.

Nel volgere di pochi decenni, l’umanità è andata incontro a una rivoluzione nelle sue abitudini ancestrali. Senza che ce ne accorgessimo, la nostra specie, che fino a poco tempo fa viveva immersa nella natura abitando ogni angolo della Terra, ha finito per abitare una parte davvero irrisoria delle terre emerse del pianeta. Cosa è accaduto? Da specie generalista in grado di vivere dovunque, ci siamo trasformati, in poche generazioni, in una specie in grado di vivere in una sola e specifica nicchia ecologica: la città. Una rivoluzione paragonabile soltanto alla transizione da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori avvenuta 12.000 anni fa. È certo che in termini di accesso alle risorse, efficienza, difesa e diffusione della specie questa trasformazione è vantaggiosa. Ma è altrettanto certo che ci espone a un rischio terribile: la specializzazione di una specie è efficace soltanto in un ambiente stabile. In condizioni ambientali mutevoli diventa pericolosa. Il nostro successo urbano richiede, infatti, un flusso continuo ed esponenzialmente crescente di risorse e di energia, che però non sono illimitate. Inoltre, fatto decisivo, il riscaldamento globale può cambiare in maniera definitiva l’ambiente delle nostre città e costituire proprio quella fatale mutazione delle condizioni da cui dipende la nostra sopravvivenza. Ecco perché è diventato vitaleriportare la natura all’interno del nostro habitat.
Le città del futuro, siano esse costruite ex novo o rinnovate, devono trasformarsi in fitopolis, luoghi in cui il rapporto fra piante e animali si riavvicini al rapporto armonico che troviamo in natura. Non c’è nulla che abbia una maggiore importanza di questo per il futuro dell’umanità
 
tant'e' che in cina, si spostano dalla natura, per andare nelle citta' alveari, nate dal nulla.
Eppure, come è capitato a me, rimarresti stupito dall'estensione dei parchi urbani e dalla cura del verde che hanno laggiù... Ovvio che il rapporto "foglia / individuo" è drammatico in certe zone, perché il problema è proprio la densità di popolazione assurda.
 
Concordo, decarbonizzare il mondo occidentale significa de-svilupparlo. Non occorre "de"carbonizzare nulla ma mettere un freno a chi fa un uso smodato e senza controllo dello sviluppo industriale.
D'accordo, è evidente che l'intera comunità scientifica internazionale da 50 anni a questa parte si sta sbagliando di brutto
 
D'accordo, è evidente che l'intera comunità internazionale da 50 anni a questa parte si sta sbagliando di brutto
dipende da cosa intendi con "comunita' internazionale"
se intendi gli scienziati, probabilmente dicono il giusto, ma non hanno potere decisionale.
se intendi i politici, dicono una cosa, e poi ne fanno un'altra.
hanno una concezione di "giusto" che e' molto variabile.
possono fare il "giusto" per l'ambiente, o per i loro interessi, o per gli interessi del loro paese.
quindi possono dirti "cerrrrrrtooooooo che riduciamo le emissioni", poi vanno a casa, e aprono nuove centrali a carbone e si fanno i loro interessi (loro personali o della nazione)
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Back
Alto