<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Ma studiare tanto, al giorno d'oggi, serve a qualcosa? | Page 9 | Il Forum di Quattroruote

Ma studiare tanto, al giorno d'oggi, serve a qualcosa?

Simpatico il tuo intervento: l'ho letto.con piacere anche se mi son perso su qualche pezzo: non condivido solo la parte finale: COSA AVRÀ PERSO LO STUDENTE DUBBIOSO.....CHE HA PREFERITO NON.STUDIARE?

Lo studio, tanto piu quello di "elezione" come quello universitario, deve essere una scelta.....non puo essere una imposizione. Frasi del genere, sottendono sempre una forma di razzismo velato, verso chi decide di non studiare.ed è un tema al quale son particolarmente sensibile, dato.che i miei, a farmi sentire una merda con frasi di tutti i tipi e di tutti i gusti, ci si son messi d'impegno.

Non lamentiamoci poi se vediamo ragazzi togliersi la vita (e per un momento ci sono andato vicino anche io), se siamo i primi a farli sentire come dei cavalli da corsa, perche sarebbe solo ipocrisia
guarda a me dispiace per la tua situazione, che immagino non essere semplice. Ma non mi sembra che il problema dei ragazzi che si tolgono la vita non sia in cima alle questioni da risolvere
 
In linea col.discorso lauree forti e lauree deboli..un triennalista in.ingegneria o informatica il lavoro lo trova, un magistrale in storia e conservazione dei beni.culturali.con master in beni rinascimentali o in beni archeologici.no.
Il figlio di mio fratello, fra la triennale e la magistrale in Ingegneria Informatica aveva gà trovato lavoro, e non certo come commesso da McD...parliamo di laurea magistrale conseguita nel 2020, non nel 1980.
 
Non.mi.stupisco affatto. Sulla figura dei programmatori, tuttavia, ci sarebbe da aprire un discorso a parte.
Ho visto gente che lo fa con laurea in ingegneria informatica magistrale e con informatica magistrale, ho visto persone che lo.fanno con i rispettivi titoli di studio triennali, ho visto persone che lo fanno col diploma di perito informatico, ho visto persone che lo fanno con un diploma qualsiasi e che hanno frequentato qualche corso di formazione con esamino finale e rilascio di qualifica professionale regionale, NON ho visto ma so di qualcuno che lo fa anche con un diploma qualsiasi, e ha imparato da autodidatta.

Una cosi vasta eterogeneità delle risorse umane la riscontro solo nel settore commerciale/vendite/sales, dove mi trovo da anni (diciamo dove ho ripiegato, pur non piacendomi). C'è il laureato in economia o in legge come me, piu tecnico sul "risk management" o sui.criteri da applicare per una cessione del quinto,e poi ho un.collega con la terza media (non scherzo), che a malapena sa accendere il pc, ma nei rapporti.umani e nell'imbambolare.il.cliente è un drago. Vendere è un'arte, come saper dipingere, o essere "forti al pallone".non alla portata di tutti.
La programmazione non credo lo sia. Ma non.mi pronuncio, non essendo del ramo. Piuttosto chiedo.
ho citato programmatori giusto per fare un esempio.
La differenza tipicamente risiede nel fatto che un programmatore diplomanto mediamente conosce quel linguaggio smanetta con quello fine.
Un Ph.D. in informatica, scrive codice quale che sia il linguaggio sottostante.
 
Ci sarebbe anche da considerare un altro aspetto, ossia che, come diciamo qui in Polentonia, i mussi xe fati par tirare el careto, no par sentarse de sora. Nella classe di liceo di mia figlia su una trentina ce n'erano almeno cinque o sei che probabilmente avrebbero avuto uno sbocco più che dignitoso in qualche CFP, ma se non fai il Liceo non sei nessuno...... ovviamente ciò si trasferisce all'Università.
Vero in parte anche ami miei tempi. Ma dalle mie statistiche personali, alcuni poco profittevoli alunni, alcuni hanno impiegato qualche anno oltre il classico lustro ad arrivare al diploma, si sono poi laureati, anche con carriere brillanti. Alcuni altri mai neppure rimandati a settembre, non hanno neppure completato il primo anno accademico. Inutile disquisire sulla dotazione cerebrale (anche se il musso, o asino, o ciuccio o somaro che dir si voglia ha dimostrate attitudini alle valutazioni, anche maggiori dei suoi simili equidi) sufficiente o meno. I programmi ed i target minimi sono alla portata di tutti quelli, normodotati, ce si impegnano nella vita studentesca con costanza. Del resto andranno sempre diminuendo le richieste per lavori a bassa qualifica, saranno sempre meno pagati e contesi da lavoratori meno fortunati provenienti da zone povere del mondo. Pertanto resto convinto che una formazione di base solida ed elatisca (come solo i licei classici e scientifici sanno fornire) sia ancora il miglio viatico per scegliere con consapevolezza una formazione accademica adeguata al proprio profilo e richiesta nel mondo del lavoro.
 
Inutile disquisire sulla dotazione cerebrale (anche se il musso, o asino, o ciuccio o somaro che dir si voglia ha dimostrate attitudini alle valutazioni, anche maggiori dei suoi simili equidi) sufficiente o meno. I programmi ed i target minimi sono alla portata di tutti quelli, normodotati, ce si impegnano nella vita studentesca con costanza.

Mi rendo conto che la metafora equina non rende in modo preciso il concetto che intendevo esprimere. Tra i soggetti di cui parlavo ce n'era in effetti una che proprio non ci arrivava (e infatti, ha fatto due prime e due quarte, ma la maturità non l'ha mai conseguita), gli altri non erano stupidi, erano i classici voglia di studiare saltami addosso. Magari, in un ambito scolastico meno teorico e più pratico sarebbero andati meglio...
 
resto convinto che una formazione di base solida ed elatisca (come solo i licei classici e scientifici sanno fornire) sia ancora il miglio viatico per scegliere con consapevolezza una formazione accademica adeguata al proprio profilo e richiesta nel mondo del lavoro.

Su questo sono d'accordo, ma come dicevi sopra, bisogna anche metterci l'impegno...
 
Vero in parte anche ami miei tempi. Ma dalle mie statistiche personali, alcuni poco profittevoli alunni, alcuni hanno impiegato qualche anno oltre il classico lustro ad arrivare al diploma, si sono poi laureati, anche con carriere brillanti. Alcuni altri mai neppure rimandati a settembre, non hanno neppure completato il primo anno accademico. .

Nel mio piccolo ho notato che non sempre chi primeggia a scuola poi ha successo nella vita. Chi studia solo per il voto, poi nel contesto lavorativo si trova pesce fuor d'acqua.
 
ho citato programmatori giusto per fare un esempio.
La differenza tipicamente risiede nel fatto che un programmatore diplomanto mediamente conosce quel linguaggio smanetta con quello fine.
Un Ph.D. in informatica, scrive codice quale che sia il linguaggio sottostante.
vadoin parte OT ma l'argomento viene troppo spesso tirato in ballo.

Da informatico noto spesso e da quasi quaranta anni che il mondo della programmazione, proprio agli inizia della cultura informatica di massa, sia stato invaso grazie ad una marea di riviste tecniche in argomento da una vastissima fascia di hobbisti e volenterosi che negli anni, anche per la carenza di soggetti debitamente formati, ha occupato anche posti professionali.
Se oggi un ventenne si presentasse ad una software house con diploma di "arte bianca" e formazione informatica in programmazione "autodidatta" difficilmente verrebbe preso in considerazione. Allora l'avrebbero tirato dentro formandolo all'interno.

Questo ha un po' frastornato la professionalità lasciando poi passare l'idea che fra essere programmatore, sistemista, analista non esista di fatto la differenza che esiste fra muratore, carpentiere e geometra nell'ambito edile.

A volte l'impressione è che si continui a pensare che per progettare l'App di home banking (e tutto quello che c'è dietro) sia sufficiente fare un paio di corsi online di programmazione ovvero che per progettare e costruire un centro commerciale sia sufficiente essere un bravo muratore.
;)
 
Nel mio piccolo ho notato che non sempre chi primeggia a scuola poi ha successo nella vita. Chi studia solo per il voto, poi nel contesto lavorativo si trova pesce fuor d'acqua.
Ci sono molti aspetti anche lì, da piccoli alcuni studiano "perché la mamma vuole che porti a casa il 10". Ne ho conosciuti tanti.

Poi come dice Mauro Forghieri, "ho conosciuto persone che hanno avuto un'idea nella vita ed hanno fatto fortuna, altri che ne hanno avute decine ma non l'hanno mai fatta".

Ritengo che "il successo nella vita" e nel lavoro comunque siano cose diverse ;) e che l'aspetto fattore Q (o se vogliamo chiamarlo "il tempismo") siano sempre importanti.
 
Ci sono molti aspetti anche lì, da piccoli alcuni studiano "perché la mamma vuole che porti a casa il 10". Ne ho conosciuti tanti.

Poi come dice Mauro Forghieri, "ho conosciuto persone che hanno avuto un'idea nella vita ed hanno fatto fortuna, altri che ne hanno avute decine ma non l'hanno mai fatta".

Ritengo che "il successo nella vita" e nel lavoro comunque siano cose diverse ;) e che l'aspetto fattore Q (o se vogliamo chiamarlo "il tempismo") siano sempre importanti.

Rileggendo il mio messaggio mi sono accorto che ho sbagliato a scrivere e ho mescolato un pò di cose. Intendevo dire '' che chi a scuola studia solo per il voto, poi sul lavoro si trova male''. Il successo nella vita è un'altro paio di maniche.
 
Mi piacerebbe chiederti alcune cose,sempre se ti va: io conosco soprattutto docenti donne di matematica e fisica , pochissimi uomini. Nella tua esperienza universitaria noti una netta predominanza maschile ? Ritieni che la facoltà di ingegneria possa fornire le competenze necessarie per insegnare matematica e fisica al triennio del liceo scientifico ? ( se non erro gli ingegneri Non possono accedere al triennio dei licei scientifici ) . Ti è mai capitato di esaminare studenti davvero davvero bravi, geniali, tali che potrebbero tra qualche anno soffiarti la cattedra ;-) ? Quale ramo di ingegneria ritieni offra maggiori opportunità al momento ?
allora per insegnare matematica e fisica nei licei la laurea in ingegneria (a parte ingegneria matematica) non va bene. A seconda del percorso si può accedere agli insegnamenti di elettronica, informatica etc etc nei vari istituti tecnici.
Se durante il percorso di ingegneria si capisce che la strada che si vuole intraprendere è quella dell'insegnamento di matematica e fisica al liceo, si devono sostenere esami integrativi. Non lo fa praticamente nessuno.

Ho avuto un collaboratore per un paio d'anni eccezionale. Un vero fuoriclasse. Avrei voluto si fermasse con me, ma ha preferito intraprendere la carriera aziendale. Immagino a distanza di un anno ormai, guadagni già più di me. :)
 
Da informatico (...)

Ho imparato da totale autodidatta a programmicchiare delle semplici applicazioni, usando Visual Basic e VBA, quindi che più basic non si può, ma sbirciando gli appunti di informatica (fondamenti...) della quasi ingegnera di casa, mi rendo conto che per programmare sul serio ci vuole altro che un paio di tutorial e manuali.... anche perchè concetti come la complessità degli algoritmi, le notazioni O grande di qualcosa e omega di qualcos'altro è roba che non la capisci di sicuro con le basi delle superiori. Poi magari uno supplisce con la componente "artistica" e creativa personale e l'applicazione funziona, ma il rischio di fare come quello che per andare da Padova a Vicenza passa per Bologna c'è tutto, e finchè è il programma di gestione dello stand gastronomico della sagra del paese tutto fa brodo, ma se parliamo di roba grossa la differenza tra uno che ha le basi e uno che non le ha penso che si veda eccome....
 
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