Non ho letto tutti i commenti, ma provo lo stesso a dire la mia. Possiamo anche cambiare il sistema economico per rimuovere le storture che un eccesso di globalizzazione ha prodotto negli ultimi decenni. Ma non possiamo riportare indietro le lancette della storia.
Il commercio internazionale è sempre esistito ed è giusto che continui ad esistere. Faccio solo qualche esempio: le nostre manifatture non possono essere vendute solo sul territorio nazionale - salvo far chiudere molte imprese - perché l’offerta supera di gran lunga la domanda. Stessa cosa per molti prodotti agricoli. Idem per il turismo: attraiamo persone da tutto il mondo, perché rinunciarci in nome di un falso mito quale quello dell’autarchia?
D’altro canto dipendiamo dall’import per settori strategici: vuoi perché non possediamo materie prime (petrolio, gas) vuoi perché i settori strategici da noi non esistono (hi-tech su tutti). Siamo disposti a rinunciare a smartphone e pc? A rinunciare alla benzina ed al gas, con cui ci riscaldiamo in inverno e si rinfreschiamo d’estate?
Non entro nel tema della stratificazione del mercato del lavoro perché il discorso ci porterebbe molto lontano.
Un’ultima cosa: la globalizzazione non è imposta da qualche misterioso gruppo di potere, ma è frutto delle scelte individuali. Ogni volta che acquistiamo uno smartphone progettato in Usa o in Corea e prodotto in Cima stiamo vivendo da persone globali. Ogni volta che acquistiamo un ibrido Toyota stiamo vivendo da persone globali. Ogni volta che facciamo un viaggio per il mondo stiamo vivendo da persone globali. Gli stessi social rispondono alle medesime logiche.
Probabilmente si è esagerato. Ma non mi sembra possibile né opportuno chiuderci dentro i nostri confini nazionali
Non ho capito quasi nulla del primo post, e del collegamento col titolo, invece ho capito questo post, che condivido.
Io credo che questa crisi ci abbia insegnato che la globalizzazione non è affatto un demone da sconfiggere, ma al contrario, deve essere la base su cui ricostruire (quando la pandemia finirà, perchè deve prima o poi finire), un mondo nuovo, basato sul libero scambio (via tutti i maledetti dazi), sulla valorizzazione delle risorse locali (da noi la manifattura, il turismo, l'agricoltura, la gastronomia, la moda, i vini, per esempio), sulla cooperazione e la solidarietà internazionale, anche sul piano della sanità e della sostenibilità ambientale.
La pandemia ci ha insegnato che siamo tutti nella stessa barca, la stessa grande nave che forse stava andando verso un iceberg, mentre tutti pensavano solo a divertirsi, bistrattando i poveri, gli emarginati, gli ultimi in genere. Ora abbiamo capito che tutti sono importanti, anche quelli che puliscono le strade, che ci riforniscono di benzina, che ci fanno pagare la spesa alla cassa, e persino i migranti, che vanno a raccogliere le fragole, le arance e i pomodori nei campi (...o che, dopo aver studiato medicina, hanno salvato la vita a Boris Johnson).
Tutti siamo importanti, tutti abbiamo la stessa dignità e tutti dobbiamo collaborare affinchè il mondo vada avanti non avendo come unica mira il PIL, la crescita e l'egoismo, ma l'amore tra i popoli e la salute di tutti noi e anche del meraviglioso pianeta che ci ospita.
L'Italia ha bisogno degli altri Paesi e gli altri Paesi hanno bisogno dell'Italia, altro che isolarci con produzioni autoctone per i bisogni autoctoni, e inutili statalizzazioni.
Questo comunque sarà l'unico mio post su questo topic, appunto perchè non ho capito bene di cosa si deve parlare, quindi per il seguito mi taccio.