Non è semplice come credi.
Estratto da 4R:
"Infatti le neonate vetture elettriche, come la Renault Zoe, vengono consegnate col cavo di ricarica dotato di una spina detta Mennekes (e definita "Tipo 2" dalle norme). che non ha nulla a che vedere con quelle a cui siamo abituati. (...)
Peccato che (...) non sia compatibile con le prese domestiche: quindi, si deve per forza ricorrere alle wall box. Se il garage è privato, occorre chiamare un elettricista e spendere circa 1.000 euro (a meno di stipulare un contratto di fornitura di energia solo per la macchina,
che può includere l'installazione della "scatoletta" e l'accesso alle colonnine di ricarica pubbliche); se, invece, è condominiale, bisogna chiedere l'autorizzazione all'assemblea, anche semplicemente per disporre di una presa di corrente dedicata.
A questo punto, il problema è risolto soltanto in parte: perché se si fa visita a un amico risulta impossibile "rabboccare" le batterie nel suo box. Soluzione: acquistare un altro cavo, dotato a un'estremità della normale spina Schuko (quella tedesca, che si trova per esempio sulle lavatrici) e, all'altra, di quella adatta alla vettura.
Tradotto nel linguaggio delle norme, il "modo l ". Peccato che in commercio ci siano di fatto solo cavi dotati del "contro! box", una centralina che monitora la carica (le norme parlano di ricarica "modo 2"). Risultato: altri 600-700 euro di spesa. (...)
Le prese di corrente dei box sono predisposte per assorbimenti contenuti e limitati nel tempo, come quelli generati da un aspirapolvere.
Altra cosa è ricaricare un'auto elettrica, che può richiedere correnti di 16 Ampere, pari a 3,7 kW di potenza, per diverse ore. I cavi, se la loro sezione non è sufficiente, si possono surriscaldare e causare corto circuiti o addirittura incendi, in assenza di protezioni adeguate."