<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Vorrei la vostra definizione di razzista | Page 2 | Il Forum di Quattroruote

Vorrei la vostra definizione di razzista

Essere razzisti credo che sia una parte naturale dell'uomo in generale,non credo affatto nel razzismo in senso unico, cioé discriminazione del bianco verso l'uomo di colore ,del cristiano nei confronti del musulmano,del settentrionale nei confronti dei meridionale, il razzismo esiste anche nell'altro senso,le "vittime" non sono sempre coloro che sono "ospiti" di un paese straniero, sono stato mooolte volte testimone di scene surrealiste qui in belgio, dove i belgi si fanno trattare ,anzi dovrei dire maltrattare dagli stranieri da : sporco belga :shock: si si qui i belgi non si sentono affatto in casa propria,razzisti lo siamo un po' tutti chi piu' chi meno
c'é chi osa proclamarlo e chi ipocritamente lo nega, e poi secondo me ci sono molti livelli di razzismo,c'é colui che vorrebbe il differente addirittura morto :shock:
ci sta quello a cui basta che si faccia le valigie e torni a casa sua ecc ecc ...
 
Io sono razzista. Almeno secondo la mia definizione del termine. Il termine "razzista", per me, indica una persona che crede all'esistenza di diverse razze. Il concetto di "razza", per me, e par la zoologia (e la botanica) è l'ultimo livello della classificazione tassonomica di un essere vivente. Prendendo il cane ad esempio abbiamo questa classificazione

Regno: Animale
Tipo: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: qadrupedi
Famiglia: canidi
Specie: cane
Razza: Pastore Belga
Sottorazza: Groenlander

La razza è un insieme di caratteristiche somatiche presente negli animali (e dunque anche negli esseri umani), che non sono influenzate dal clima o dalla zona geografica: la razza Pastore Belga, ad esempio, è quella che ha come caratteristiche il pelo di colore scuro o focato, una determinata altezza al garrese, la forma non dissimile da quella di un lupo e le orecchie dritte. La sottrorazza Groenlander, in particolare, presenta pelo nero, ispido e di media lunghezza. Così, per gi esseri umani, la razza è quell'insieme di caratteristiche che l'evoluzione ha determinato per una miglior soppravvivenza in un determinato ambiente, per esempio "negroide" presenta pelle scura, labbra carnose, naso largo e capelli ricci, indipendentemente che l'insividuo sia nato a Milano piutosto che a Brazzaville, la sottorazza "pigmea", invece, oltre alle caratteristiche succitate aggiunge una ridotta altezza. Le razze, somaticamente parlando, esistono e, a parità di istruzione, si vede che, dal punto di vista intellettuale, non ci sono sostanziali differenze tra l'una e l'altra. Il lemma razzismo, in sè non ha accezione negativa, la ha qcquisita col tempo, diventando pressochè sinonimo da allofobia, ossia la paura del diverso.
 
Cut&Paste da Wiki (voce "razzismo"), giusto per fornire uno spunto:

1) storicamente rappresenta un insieme di teorie con fondamenti anche molto antichi (ma smentite dalla scienza moderna) e manifestatesi in ogni epoca con pratiche di oppressione e segregazione razziale, che sostengono che la specie umana sarebbe un insieme di razze, biologicamente differenti, e gerarchicamente ineguali. Tra gli ispiratori ideologici degli aspetti contemporanei di questa teoria vi fu l'aristocratico francese Joseph Arthur de Gobineau, autore di un Essai sur l'inégalité des races humaines[1] (Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane, 1853-1855). Nel XIX secolo quello che sarebbe stato poi definito razzismo nel secolo successivo ebbe rilevanza scientifica, al punto da venire oggi chiamata dagli storici razzismo scientifico. Intorno al 1850 il razzismo esce dall'ambito scientifico e assume una connotazione politica, diventando l'alibi con cui si cerca di giustificare la legittimità di prevaricazioni e violenze. Una delle massime espressioni di questo uso è stato il nazionalsocialismo.

2) in senso colloquiale definisce ogni atteggiamento attivo di intolleranza (che può tradursi in minacce, discriminazione, violenza) verso gruppi di persone identificabili attraverso la loro cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico o altre caratteristiche. In tale senso, però, sarebbero più corretti, anche se sono raramente usati nel linguaggio popolare corrente, termini come xenofobia o meglio ancora etnocentrismo

3) in senso più lato, e di uso non appropriato, comprende anche ogni atteggiamento passivo di insofferenza, pregiudizio, discriminazione verso persone che si identificano attraverso la loro regione di provenienza, cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico, accento dialettale o pronuncia difettosa, abbigliamento, modo di socializzarsi o altre caratteristiche.


Io temo di essere "non appropriato" (quanto meno da un punto di vista etimologico), dato che la mia personalissima "definizione" rientra pienamente nel punto 3).

Cordiali Saluti
Fulcrum
 
Personalmente non considero affatto il cinese o l'africano o lo zingaro come esseri a me inferiori, meno intelligenti, meno degni di rispetto o chissà che. Ciò nonostante, ad esempio, mi rifiuto categoricamente di comprare mele o fragole o pesche che provengano dalla cina o dall'africa, per la semplice ragione che mi sembra un'assurdità. Indubbiamente così facendo danneggerò qualcuno, lo so, ma lo faccio ugualmente.
Dirò di più: quando al supermercato ho visto un bambino zingaro che, sotto gli occhi della mamma, apriva una confezione di caramelle e ne mangiava un paio lasciando poi il sacchetto aperto per terra oppure quando ho visto un bimbo cinese che si è messo a pisciare a fontana davanti all'ingresso del supermercato mentre i genitori lo guardavano senza il minimo segno di disagio, io ho provato un forte fastidio, una intensa intolleranza verso tali comportamenti, con speciale riferimento ai genitori. Ho desiderato di vederli presi a più o meno simbolici calci nel di dietro, ma non perché fossero zingari o cinesi.
Se questo significa essere razzisti allora sono razzista, molto razzista, profondamente razzista.

Se però attribuiamo alla parola razzismo il suddetto significato, allora bisognerà trovare al più presto un'altra parola per identificare il razzismo vero, cioè quello che prevede di trattare e giudicare le persone in maniera diversa a seconda della razza di appartenenza e non a seconda dell'effettivo comportamento. Discorso che ovviamente, anche se tante persone a quanto pare amano... tralasciare questo piccolo particolare, vale in qualsivoglia contesto e senso di marcia.
 
quando al supermercato ho visto un bambino romano che, sotto gli occhi della mamma, apriva una confezione di caramelle e ne mangiava un paio lasciando poi il sacchetto aperto per terra oppure quando ho visto un bimbo milanese che si è messo a pisciare a fontana davanti all'ingresso del supermercato mentre i genitori lo guardavano senza il minimo segno di disagio, io ho provato un forte fastidio, una intensa intolleranza verso tali comportamenti, con speciale riferimento ai genitori. Realistico, no?

Il tuo non è razzismo, è giusta indignazione verso comportamenti sbagliati.
 
marimasse ha scritto:
Personalmente non considero affatto il cinese o l'africano o lo zingaro come esseri a me inferiori, meno intelligenti, meno degni di rispetto o chissà che. Ciò nonostante, ad esempio, mi rifiuto categoricamente di comprare mele o fragole o pesche che provengano dalla cina o dall'africa, per la semplice ragione che mi sembra un'assurdità. Indubbiamente così facendo danneggerò qualcuno, lo so, ma lo faccio ugualmente.
Dirò di più: quando al supermercato ho visto un bambino zingaro che, sotto gli occhi della mamma, apriva una confezione di caramelle e ne mangiava un paio lasciando poi il sacchetto aperto per terra oppure quando ho visto un bimbo cinese che si è messo a pisciare a fontana davanti all'ingresso del supermercato mentre i genitori lo guardavano senza il minimo segno di disagio, io ho provato un forte fastidio, una intensa intolleranza verso tali comportamenti, con speciale riferimento ai genitori. Ho desiderato di vederli presi a più o meno simbolici calci nel di dietro, ma non perché fossero zingari o cinesi.
Se questo significa essere razzisti allora sono razzista, molto razzista, profondamente razzista.

Se però attribuiamo alla parola razzismo il suddetto significato, allora bisognerà trovare al più presto un'altra parola per identificare il razzismo vero, cioè quello che prevede di trattare e giudicare le persone in maniera diversa a seconda della razza di appartenenza e non a seconda dell'effettivo comportamento. Discorso che ovviamente, anche se tante persone a quanto pare amano... tralasciare questo piccolo particolare, vale in qualsivoglia contesto e senso di marcia.

Ho visto ragazzini italianissimi rubare, ragazzi più maturi orinare, davanti al cancello della mia casa vecchia, ho letto di ragazzini italiani che hanno tentato di bruciare un barbone a Venezia. Non ho parlato per quasi una settimana a mio padre, vergognandomi profondamente per lui, perchè in un supermercato ha sbucciato un'arachide di quelle del cesto e se l'è mangiata. Questi comportamenti, non sono dettati dalla razza, ma dalla cultura e, soprattutto, dall'educazione: se un bambino italiano venisse educato da una famiglia araba, probabilmente sarà abituato a ruttare finito il pasto, di contro un bambino africano allevato da genitori italiani non avrà questi comportamento, perchè i famiglia gli hanno insegnato che è maleducazione (magari poi lo fa ugualmente perchè "fa figo", ma questo è un altro discorso).
Il conetto di "razza" è diverso: ad esempio un ragazzino caucasico farà fatica a vivere in una comnità di indios, poichè la razza indios ha nel corpo più globli rossi rispetto alla razza caucasica, perchè è una razza che da sempre vive quote sopra i 5000 metri, e l'organismo nei millenni si è adattato, e di contro un Indio faticherà a vivere in Africa perchè non ha la sudorazione sviluppata come quella della razza negroide. La razza, interessa solo ed esclusivamente caratteristiche somatiche, non intellettuali o comportamentali, quelle sono sviluppate dall'ambiente circostante, non sono intrinseche nell'uomo.
 
migliazziblu ha scritto:
...... ne avessi sentite 2 uguali, avessi poi mai sentito uno dire " io sono razzista " Ciao
P.S. PROPRIO LA VOSTRA, non dopo averla riportata da qualche testo

Per me razzismo è il pregiudizio contro una determinata razza o, più in senso lato, verso chi ha una differente religione, provenienza, etc.
 
leon150cv ha scritto:
io sono profondamente, animatamente convintamente razzista. non xenofobo, non ho paura del diverso. sono razzista nel senso più stretto (e pratico) della parola. non posso andare oltre altrimenti chiuderebbero il topic.
se vuoi una definizione, in breve, odio verso il diverso.

Evviva la sincerità!
 
stratoszero ha scritto:
leon150cv ha scritto:
io sono profondamente, animatamente convintamente razzista. non xenofobo, non ho paura del diverso. sono razzista nel senso più stretto (e pratico) della parola. non posso andare oltre altrimenti chiuderebbero il topic.
se vuoi una definizione, in breve, odio verso il diverso.

Evviva la sincerità!

Dopo un inizio un po' buttato sullo scherzoso mi pare che stiamo centrando quello che voleva essere il thread: una piccola autoanalisi riguardo a questo problema tanto dibattuto. Mi sembra di capire, correggetemi se sbaglio che siamo, mi ci metto anch' io, comunque in buona parte un pochino razzisti, anche se, ripeto, in questi giorni sono state intervistate un sacco di persone sull' argomento e mai una si e' autodefinita tale. Ciao
 
Io sono razzista verso una razza. Ovvero sono intollerante verso le popolazione provenienti dall'Est europa, e lo sono diventato certo, non per colpa mia.
 
Credo che tutto sommato il razzismo, inteso come avversione verso un popolo in quanto tale non esista. Semplicemente considero l'uomo un animale "diversamente sociale", per il quale il concetto di "comunità" va ridefinito ogniqualvolta cambia il contesto sociale, ma in cui prevale la tendenza a sentire in prims sè stesso, in secundis il "gruppo" di cui fa parte superiore agli altri. E non necessariamente per "gruppo" intendo "razza" o "etnia".
Ho già detto più volte che secondo me il "crogiolo di razze" è un'assoluta utopia: la convivenza con "gli altri" è relativamente non belligerante finchè ce n'è per tutti e c'è un certo "spazio vitale" intorno, ma appena si instaura una situazione di sovraffollamento, o scarsità di una delle risorse fondamentali (leggi: cibo, spazio e gnocca) emergono subito i contrasti. E' chiaro che prima si manifesta l'insofferenza verso "i diversi", per colore della pelle, lingua, religione.... ma non solo, basta guardare le rivalità tra due paesi confinanti, ad esempio: tutti diranno che "gli altri" sono stupidi, teste dure, zoticoni.... Anche questo è "razzismo", no?
 
Il razzismo è il sentimento di odio "a prescindere" verso una razza diversa dalla propria.

L'odio e il razzismo sono propri del decerabrato. Colui che non vale nulla e per sentirsi qualcuno ha bisogno di sentire di appartenere ad un gruppo. Colui che deve indirizzare le proprie energie negative contro un bersaglio fisico, visibile. Visto che il ragionamento gli è impossibile.
 
99octane ha scritto:
migliazziblu ha scritto:
...... ne avessi sentite 2 uguali, avessi poi mai sentito uno dire " io sono razzista " Ciao
P.S. PROPRIO LA VOSTRA, non dopo averla riportata da qualche testo

Uno che spara i razzi? :D
Urca!!! e un biscazziere cosa sarà mai? (non vale rispondere Spadolini disegnato da Forattini)
 
Credo ci sia una diffusa tendenza, più o meno intenzionale, a confondere il concetto di razzismo con quello di intolleranza nei confronti di determinati comportamenti, non ultimi quelli derivanti da diverse abitudini sociali e culturali.

Io, a costo di apparire come il peggiore individuo su piazza, credo che la netta distinzione tra "casa mia, dove si fa come dico io" e "casa tua, dove si fa come dici tu", sia condizione assolutamente necessaria, a tutti i livelli, perché si possa parlare di serena convivenza e reciproca tolleranza.
A casa mia faccio come mi pare e se vengo a casa tua non pretendo che tu faccia a modo mio, ma mi adatto alle tue usanze anche se mi sembrano profondamente insulse, ad esempio camminando con le pattine per non rovinare la immacolata cera che i pavimenti di casa mia mai hanno visto né vedranno. Rimango della mia idea ma ti lascio fare (a meno che la tua usanza non consista nel tirarmi le freccette) perché sono a casa tua. Se le tue usanze proprio mi risultano insopportabili anche solo da osservare, allora evito di venire a casa tua; non ti assalgo, non ti offendo per la strada, non ti auguro disgrazie di sorta, non chiedo che tu venga condannato o castigato, ma semplicemente non vengo a casa tua.
E' tanto banale quanto ovvio e, a dire il vero, è da sempre risaputo. Quale è il classico consiglio che si da ai futuri sposi circa la scelta del luogo in cui stabilirsi? Gli sposi non devono vivere assieme ai suoceri ma in una casa autonoma, la suocera non deve giudicare il modo in cui la nuora tiene la casa né tanto meno pretendere di imporre i suoi metodi, la nuora deve fare altrettanto. Solo con questi presupposti si potrà ottenere, tra le due famiglie, una convivenza serena basata sul reciproco rispetto. Ovviamente lo stesso discorso vale per i maschietti, ad esempio riguardo il modo di tenere la macchina o il garage. Oppure per il modo in cui gli studenti universitari che coabitano in un appartamento organizzano il "proprio" angolo.

Non vedo per quale ragione ciò che funziona per gli individui e le famiglie non debba valere anche per i popoli interi, che altro non sono, in fin dei conti, che... famiglie più grandi.
 
Back
Alto