<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Un paese di poveracci | Page 77 | Il Forum di Quattroruote

Un paese di poveracci

Però il fatto di lasciare il posto a qualcuno che ne ha più necessità non significa dover stare a casa a fare la maglia.
Credo che esistano altri modi per realizzarsi,uno a caso il volontariato.
Io se fossi un insegnante che ambisce a una cattedra come docente di storia dell'arte e vedessi che il posto a cui ambivo viene assegnato a Sgarbi (sto estremizzando ovviamente) qualche pensiero sul senso che una persona che non ha bisogno dello stipendio si metta in graduatoria lo farei.
Ripeto in una situazione di penuria di posti o di sovrabbondanza di candidati.
Ancora in disaccordo, oggi va così! :D

Se Sgarbi è bravo, preparato e interessa gli allievi va benissimo così! Il problema è quello degli "scaldasedie" svogliati e demotivati (e vale per una cattedra, per un ufficio privato, per un banco di scuola, quel che volete)!

Bisognerebbe allontanare chi ruba, chi è assenteista, chi lavora male e danneggia anche chi ha attorno, quelli sono "posti da recuperare" che, se sul privato sono un problema del datore di lavoro o dei colleghi, nel pubblico sono un problema di tutta la collettività che li paga senza che facciano il proprio!
 
Eticamente corretto, ma giuridicamente sbagliato. Il lavoro deve essere accessibile a tutti allo stesso modo, non importa se sei ricco o povero. Se vuoi lavorare, il lavoro da lavapiatti ti piace e sei adeguato, allora puoi lavorare, anche se di cognome fai Elkann.

Però quanti Elkann vorranno il lavoro di lavapiatti?
E a quanti lavori può accedere un Elkann senza andare a ingrossare le file di persone che partecipano a un concorso pubblico?
Poi ripeto non dico che una persona abbiente non debba lavorare ma che si metta in coda per un impiego ambito (non intendo fare il curatore per il Louvre ma insegnare italiano in una scuola media qualunque) assieme a persone che magari hanno la metà dei suoi anni e con quello stipendio (che per chi è abbiente potrebbe essere poca roba) potrebbero chiedere un mutuo per comprare casa invece di vivere da precari tutta la vita...
Una volta ho accompagnato una persona a fare un concorso e poi a fare un colloquio per un posto da insegnante in una scuola primaria.
Nel primo caso a fronte di un numero X di posti c'erano centinaia di persone.
Nel secondo caso per un solo posto ce n'erano decine.
Imho se una vocina interna dicesse "Quelli che di questo lavoro non hanno bisogno per favore in fondo alla fila" sarebbe comprensibile.
 
Se Sgarbi è bravo, preparato e interessa gli allievi va benissimo così!

chi è assenteista

Preparato di sicuro,probabilmente molto più preparato di un candidato medio.
Ma ha bisogno di quei 1000-1500 euro al mese?
Sarà presente come una persona che non ha altri 3 o 4 lavori o sarà spesso assente perchè gli impegni si accavallano?
Io durante il primo anno di Università ho visto il mio professore di Diritto Privato solo due volte perchè essendo un avvocato di grande fama era sempre impegnato altrove.
C'erano gli assistenti a fare lezione al posto suo,imho tanto valeva dare il posto di insegnante a un assistente che poteva garantire la sua presenza ogni giorno perchè di fatto era quello che faceva pur non ricevendone il compenso.
 
Questi dati macroeconomici sono italiani o tengono conto di Cina, Giappone e Corea ad esempio..?
Premesso che la Cina non è propriamente una democrazia e quindi un modello da imitare, sono pure loro in decrescita demografica quindi all’atto pratico non è più efficace dei modelli “paritari”.
Il Giappone ha forse un età media più alta della nostra quindi anche qua un modello non certo di successo.
A dirla tutta, conosco personalmente diverse colleghe che a fronte di un marito con uno stipendio importante, (o semplicemente allineato al resto del mondo civilizzato) lascerebbero molto volentieri il lavoro per dedicarsi "full time" ai figli e alla casa.
Sicuro che non sia perchè il lavoro che hanno non garantisce loro la necessaria flessibilità per curare sia gli aspetti professionali che familiari?
Io conosco tante donne che si sentono appagate dal loro lavoro e combattute nella gestione degli impegni.
In quanto società tecnicamente evoluta è abbastanza assurdo non riuscire a conciliare i due aspetti
 
Sicuro che non sia perchè il lavoro che hanno non garantisce loro la necessaria flessibilità per curare sia gli aspetti professionali che familiari?
Dunque nella fattispecie delle mie colleghe no, però in parte è come dici tu. Ma appunto "in parte" perché non esistono solo le "social media manager" o le "district manager" o le "brand manager" che lavorano per obbiettivi, ci sono anche (la larga maggioranza nonostante la narrazione imperante dei media) lavori che hanno orari ben definiti: uffici pubblici, esercizi commerciali, turni di fabbrica eccetera che impongo il rispetto di orari di servizio, non derogabili. La fiaba dello smart working è un'altro dei mantra che subiamo ogni giorno...
 
Premesso che la Cina non è propriamente una democrazia e quindi un modello da
Anche qui dipende, la visione che abbiamo di alcuni Paesi è estremamente "occidentalizzata"... per molti la sicurezza interna, la stabilità politica, l'ordine e lo sviluppo della ricchezza privata garantita dal modello cinese sono invidiabili... e parliamo di miliardi di individui...
 
Dunque nella fattispecie delle mie colleghe no, però in parte è come dici tu. Ma appunto "in parte" perché non esistono solo le "social media manager" o le "district manager" o le "brand manager" che lavorano per obbiettivi, ci sono anche (la larga maggioranza nonostante la narrazione imperante dei media) lavori che hanno orari ben definiti: uffici pubblici, esercizi commerciali, turni di fabbrica eccetera che impongo il rispetto di orari di servizio, non derogabili. La fiaba dello smart working è un'altro dei mantra che subiamo ogni giorno...
è vero quello che dici e sicuramente ci sono anche persone che lavorano più per necessità che per passione.
Credo però che anche chi non fa lavori "prestigiosi" od ambiti, apprezzi il sentirsi economicamente indipendente ed anche il frequentare ambienti diversi da quello domestico.

Quanto ai lavori che hanno orari rigidi ed impongono la presenza credo ci sia da cambiare paradigma di valutazione.
Dobbiamo considerare che i figli sono la risorsa primaria che consente ad una nazione di generare valore aggiunto e sostenere le generazioni più anziane.
La genitorialità deve quindi essere vista come una risorsa enorme da incentivare e tutelare e le donne messe nelle condizioni di fare figli nel rispetto delle loro ambizioni e delle aspirazioni di una persona degli anni 2020.
Se il lavoro ha orari rigidi si può sempre optare per una riduzione oraria, un part time che consenta di mantenere il lavoro e dedicare le necessarie attenzioni alla prole. Ovviamente ci vuole il necessario sostegno economico affinchè la riduzione oraria non sia penalizzante.
Certo ha un costo ma non mi risulta che nessun Paese che investe nel welfare sia povero.

Quanto allo smart working nella mia esperienza è decisamente un aiuto concreto senza il quale non riuscirei a gestire i figli se non rinunciando ad uno dei due stipendi.
Basti pensare che l'orario del nido o della primaria non copre il mio turno lavorativo. Solo la flessibilità oraria e lo smart working ci consente alternandoci di portare ed andare a prendere i figli a scuola oltre a seguirli in tutte le esigenze che vanno espletate durante la giornata, dalle visite, alle malattie alle attività ludiche.
 
Anche qui dipende, la visione che abbiamo di alcuni Paesi è estremamente "occidentalizzata"... per molti la sicurezza interna, la stabilità politica, l'ordine e lo sviluppo della ricchezza privata garantita dal modello cinese sono invidiabili... e parliamo di miliardi di individui...
mi risulta che la Cina sia in decrescita demografica come il Giappone, quindi non capisco perchè dovremmo prenderli a modello.
I modelli virtuosi tra i Paesi industrializzati sono altri
 
Non sarà che per poter investire nel welfare un paese deve essere ricco?
e per essere ricco non deve avere le risorse che sostengono la produzione e la generazione di PIL?
Ovvio che sia tutto interconnesso ma se non si innesca un circolo vizioso di cade in una spirale recessiva.
Recessione demografica, riduzione del PIL, meno risorse, meno welfare che re innesca il loop meno figli ecc ecc
 
e per essere ricco non deve avere le risorse che sostengono la produzione e la generazione di PIL?
Ovvio che sia tutto interconnesso ma se non si innesca un circolo vizioso di cade in una spirale recessiva.
Recessione demografica, riduzione del PIL, meno risorse, meno welfare che re innesca il loop meno figli ecc ecc

Risorse certamente,ma mi verrebbero in mente risorse tipo petrolio e simili più che una popolazione molto prolifica.
Credo che le politiche a sostegno del welfare siano molto più facili da attuare in paesi ricchi e con pochi abitanti (magari giovani e che fanno figli) che possono permettersele.
Sarebbe bello ovviamente fare in modo che una madre riesca a lavorare la metà delle ore senza guadagnare la metà dello stipendio.
Ma vorrebbe dire o raddoppiare il costo del lavoro o a parità di costo dimezzare la produttività.
In altre parole dover pagare due persone per fare il lavoro di una sola.
A carico delle aziende mi pare difficile,a carico dello stato impossibile.
 
Quanto allo smart working nella mia esperienza è decisamente un aiuto concreto senza il quale non riuscirei a gestire i figli
beh, ma anche smartworking, significa solo essere in casa piuttosto che in ufficio.
Se sto lavorando a casa e sono in riunione dalle 15:00 alle 17:00 come recupero il figlio alle 16:00 dallo scuolabus?

Allora ha più senso quanto fatto da un'amica che, non potendo riprendere per incompatibilità degli orari coi suoi due gemellini, da impiegata s'è trasformata in artigiana lavorando in casa.
Ottenendo, fra l'altro, grande successo.
 
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