<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Topolino | Page 4 | Il Forum di Quattroruote

Topolino

Vado un attimo OT, restando sulla letteratura dialettale.
Credo che nessuno qui abbia mai sentito parlare delle Maldobrìe. Si tratta di una serie di racconti scritti negli anni '60 e '70 da Lino Carpinteri e Mariano Faraguna, due scrittori e commediografi triestini e ambientati nei territori del litorale adriatico dell'impero asburgico, vi rimando alla voce su wiki per la descrizione completa:


Sono racconti brevi, poche pagine ciascuno, molto divertenti. Purtroppo sono esauriti da anni e si trova solo qualche copia usata, tuttavia vi propongo l'ascolto di questa playlist. I non polentofagi non ci capiranno una mazza, ma provateci lo stesso.....

 
I non polentofagi non ci capiranno una mazza, ma provateci lo stesso...
Spesso faccio da traduttore simultaneo a moglie e figlia per gli episodi di Montalbano o per i film di Troisi... anche tra i "polentifagi" mica è detto che un valdostano capisca il triestino... e viceversa... a volte non si intendevano mio padre mandrogno doc (ma del "borghetto") con mia madre monferrina (ma del "valenzano"), 20km di strade collinari, meno di 15 in linea d'aria, non solo pronunce diverse dello stesso termine, ma anche diversi vocaboli per lo stesso oggetto, per esempio quando facevamo la salsa di pomidoro per l'imbuto...
 
Spesso faccio da traduttore simultaneo a moglie e figlia per gli episodi di Montalbano o per i film di Troisi... anche tra i "polentifagi" mica è detto che un valdostano capisca il triestino... e viceversa... a volte non si intendevano mio padre mandrogno doc (ma del "borghetto") con mia madre monferrina (ma del "valenzano"), 20km di strade collinari, meno di 15 in linea d'aria, non solo pronunce diverse dello stesso termine, ma anche diversi vocaboli per lo stesso oggetto, per esempio quando facevamo la salsa di pomidoro per l'imbuto...
C'è stato un periodo in cui tra dottorandi e assegnisti eravamo un gruppetto che proveniva da tutte le province del Veneto. A parte l'accento completamente diverso tra veronesi, padovani, veneziani, rovigotti e trevigiani, passavamo spesso la pausa caffè a tradurci reciprocamente i vari termini.... per dire, l'imbuto si chiama perioto o impiria a seconda della zona, mentre quello che a Padova è el mas-cio, a Venezia el porseo, a Rovigo si chiama bosgato... ed eravamo tutti veneti.
 
C'è stato un periodo in cui tra dottorandi e assegnisti eravamo un gruppetto che proveniva da tutte le province del Veneto. A parte l'accento completamente diverso tra veronesi, padovani, veneziani, rovigotti e trevigiani, passavamo spesso la pausa caffè a tradurci reciprocamente i vari termini.... per dire, l'imbuto si chiama perioto o impiria a seconda della zona, mentre quello che a Padova è el mas-cio, a Venezia el porseo, a Rovigo si chiama bosgato... ed eravamo tutti veneti.
gia' tutto vero e poi ci sono i cimbri ed i ladini, e le famiglie degli esodi di Istria e Dalmazia che parlavano un veneto piu' "Veneto" dei veneti autoctoni.
 
No, non mi riferisco alla vettura, ma al mitico fumetto... dopo qualcosa come una quaratina d'anni, all'incirca ma direi che ci siamo, sono andato in edicola a comprarmi il numero in dialetto... logicamente milanese, per me nato in Piazza Vetra.
Fortunatamente sono riuscito a prendere una copia, l'ultima, il giornalaio mi ha detto che di una decina che ne aveva c'era stato l'assalto, difatti alle 9,30 erano già finite.
Sinceramente devo dire che non l'ho ancora letto... e pensavo fosse tutto in dialetto mentre invece è una sola storia... ma va bene così, lodo l'iniziativa di tener vivi i dialetti, mentre devo dire che sono rimasto molto deluso nel notare l'impoverimento della carta utilizzata, magari noto questo per mia deformazione professionale, che mi ha lasciato un certo amaro in bocca perchè i Topolino che prendevo all'epoca erano di ben altra caratura... segno dei tempi... tutto al risparmio, tranne il prezzo di copertina.
Vabbè, appena ho tempo me lo leggo, chissà se il mio spirito sarà ancora quello del ragazzino che si immerge nelle avventure di topi e paperi.
Intanto son contento per l'iniziativa, chissà se avrà successo e la ripeteranno, mentre dubito che abbia un valore collezionistico futuro se non tra decenni.

Dialetto a parte, le nuove storie non mi hanno più preso. Ricordo quelle degli anni '80: spunti presi dalla storia, dalla mitologia, i viaggi fatti in paesi improbabili.
 
Il dialetto è difficile da leggere (e anche da scrivere) perché non è una lingua scritta. Certo, sono stati fatti vari tentativi (anche autorevoli) di trascrivere il dialetto, ma sono quasi sempre forzature, o comunque necessitano di qualche espediente per riportare su carta qualcosa che non è previsto. Però ben vengano queste iniziative, magari ancora imperfette, ma più se ne fanno e più si può migliorare.
 
Il dialetto è difficile da leggere (e anche da scrivere) perché non è una lingua scritta. Certo, sono stati fatti vari tentativi (anche autorevoli) di trascrivere il dialetto, ma sono quasi sempre forzature, o comunque necessitano di qualche espediente per riportare su carta qualcosa che non è previsto. Però ben vengano queste iniziative, magari ancora imperfette, ma più se ne fanno e più si può migliorare.


Infatti sono convinto
( e vale anche per me )
che se uno
( ovviamente di " matrigna " lingua )
scrive la stessa frase 3 volte....
Va gia' bene, se ne scrive 2 eguali
 
Direi che il dialetto è difficile da scrivere, per i fonemi ibridi, ma anche perché ha leggere differenze anche solo tra diversi cantoni (quartieri) della stessa città. Da 1 secolo esatto l'associazione di cui faccio parte porta in scena il "Gelindo", la storia del primo pastore del presepe. Tutto in dialetto, ambientato tra Alessandria ed il Monferrato, difficilissimo trascrivere il canovaccio in un copione in dialetto... per non parlare della businà (monologo satirico) iniziale. E cambia a seconda dei cari attori che si alternano durante le repliche, dal 25 dicembre a metà gennaio. Quest'anno tutte le repliche soldout ed una mostra fotografica e multimediale di grande successo. Ma età media del pubblico in inesorabile aumento.
il Pastore Gelindo si fa anche dalle mie parti, con il dialetto adattato alla zona...è solo piemontese o si recita anche in altre zone?
 
...più che altro, perchè ci sono fonemi che non appartengono alla lingua italiana, e in quanto tali non siamo abituati a leggerne la trascrizione.
Appunto, e non esiste neanche una maniera univoca per farlo, a meno di non utilizzare la trascrizione fonetica, che però è incomprensibile ai più (e comunque di lettura poco agevole).
 
Appunto, e non esiste neanche una maniera univoca per farlo, a meno di non utilizzare la trascrizione fonetica, che però è incomprensibile ai più (e comunque di lettura poco agevole).
Per certi suoni si possono usare le vocali con la dieresi, altri sono oggettivamente più complicati. Ho sempre l'esempio della "elle tagliata" veneta, ma anche altri suoni come la z di "sorze" (topo), che non si pronuncia come una zeta ma piuttosto come una sorta di "dh".....
 
Ai tempi del liceo una mia professoressa era appassionata di canto e col marito (che tra le altre cose suonava anche la ghironda) andavano a intervistare le sciure anziane e trascrivevano i testi delle canzoni popolari in piemontese che altrimenti sarebbero state dimenticate.
Il marito disse che oltre a essere piuttosto complicato era anche un lavoro pericoloso perchè spesso le nonnine erano diffidenti vedendo degli estranei che suonavano il campanello.
Una in particolare gli tirò proprio sulla capoccia una ciabatta di quelle con la suola di legno e,sempre stando a quanto diceva il marito,a causa di quel colpo aveva perso tutti i capelli...
 
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