bumper morgan ha scritto:
Mi sembra una notazione azzeccatissima: i muli e gli asini sono stati per millenni uno dei mezzi di trasporto più adatti ai terreni più impervi: da qui il nome di "mulattiere"...
Madre Natura è sempre stata la fonte di ispirazione più importante nel designer: lo facevano Leonardo e Michelangelo, lo facevano gli antichi greci.
Quindi se le Subaru fossero ispirate ai somari, cioè letteralmente agli animali da soma, e nella fattispiecie quelli a loro agio nei terreni più impervi, sarebbe un grandissimo atout per l'utilizzo a cui sono destinate.
D'altra parte, i muli hanno "motorizzato" anche il nostro glorioso corpo degli Alpini, rivelandosi indispensabili nelle operazioni in montagna. E infatti le Subaru oggi fanno parte del parco macchine delle nostre Forze Armate (soprattutto Carabinieri).
È durato 130 anni il sodalizio tra gli alpini e i muli ma i muli furono arruolati ancor prima degli alpini, perché già dal 1831 nell'esercito del Regno sardo vennero costituite le prime batterie da montagna dotate di cannoni smontabili per il cui trasporto furono impiegati 36 muli[119]. Il loro scopo era quello di alleggerire il soldato dai peso che altrimenti avrebbe dovuto portare a spalla, e con il trascorrere del tempo l'importanza dei quadrupedi crebbe sempre di più[119].
Ma il legame tra l'alpino e il mulo si consolidò durante la Grande Guerra[119] dove divenne fondamentale per trasportare le armi e rifornire i reparti logistici in alta montagna. In breve tempo l'alpino e il mulo divennero nell'immaginario collettivo un binomio inscindibile, ed assieme agli alpini, i muli patirono la fame e il freddo durante le due guerre mondiali dove furono impegnati su tutti i fronti dove vennero utilizzate forze italiane. Anche nella seconda guerra mondiale il mulo fu protagonista se si pensa al suo impiego sul fronte greco e russo, basti pensare che il Corpo d'armata alpino partito per la steppa russa aveva in dotazione ben 4800 muli che ebbero un ruolo fondamentale soprattutto durante la ritirata in Russia[119].
« Durante il ripiegamento avevamo centinaia di slitte trainate da muli, che soffrivano con noi e non avevano da mangiare che qualche sterpaglia che spuntava dalla neve. Povere bestie, erano coperte di ghiaccio, e, rammento, la presenza di quegli animali era qualcosa di rassicurante per tutti. Infatti mentre camminavamo giorno e notte cercavamo sempre di stare vicino ad un mulo, così ognuno di questi animali aveva sempre attorno un gruppo di dieci o quindici soldati. [...] Una volta un conducente rimase ferito da una scheggia che gli fratturò la gamba ed io che ero ufficiale medico tentai di prestargli qualche cura, quando ad un certo punto il suo mulo gli si avvicinò e infilò il muso tra la terra e la nuca del ferito, in modo da sostenerlo, riscaldarlo, confortarlo. Una scena che non dimenticherò mai. »
(Giulio Bedeschi in Centomila gavette di ghiaccio)
Dal dopoguerra, per effetto della motorizzazione di praticamente tutti i reparti, è cominciato il declino nell'uso del mulo e negli ultimi anni di servizio i muli in dotazione in tutto l'esercito erano appena 700[119]. Il 7 settembre 1993 presso la caserma D'Angelo di Belluno, vennero venduti all'asta per ordine del Ministero della Difesa, gli ultimi 24 muli in forza agli alpini[120].
Una rappresentazione di cosa fu il connubio tra l'alpino e il mulo è visibile presso il museo storico degli Alpini a Trento, dove si trova un piccolo "museo del mulo". Questo raccoglie materiale da maniscalco ed equipaggiamento relativo all'inseparabile compagno delle truppe alpine.
Mai visto paragone più azzeccato.
Fra l'altro, la tecnologia utilizzata sulle Subaru da rally viene utilizzata anche sui mezzi militari:
http://www.omniauto.it/magazine/12392/la-tecnologia-di-prodrive-dal-wrc-allesercito