Intanto per questo dicembre (come avvenuto lo scorso anno) per noi pensionati (chi non lo è può saltare questo post) ci sarà qualcosa di lievemente positivo: oltre alla "normale" 13ma, ci sarà il conguaglio della perequazione connessa all'inflazione 2023. Dopo il 7.3% di aumento (poi a scalare a seconda del reddito) erogato a partire da marzo con decorrenza gennaio, ci verrà riconosciuto uno 0.8% (sempre a scalare, tanto che per me sarà meno della metà dello 0.8%), a titolo di conguaglio, per 13 mensilità, perchè l'inflazione del 7.3 era maturata fino a ottobre 2022, ma a dicembre fu certificata dall'ISTAT all'8.1%.
Con decorrenza gennaio ci verrà riconosciuto circa il 5% a scalare (ancora il dato maturato a ottobre non è uscito ovviamente, e sarà ufficiale il 16 novembre). E ci dovrebbero essere anche le nuove aliquote IRPEF (3 invece di 4 con accorpamento delle prime 2), con altri 260 euro/anno (20 al mese, netti) per chi prende più di 28.000 euro lordi e meno di 50.000. Oltre i 50.000 euro infatti i 260 euro verranno azzerati.
C'è da osservare che se è vero che chi prende di meno è giusto che sia favorito, con il recupero integrale dell'inflazione fino a 4 volte il minimo, è anche vero che chi, come me, prende più di 4 volte il minimo comunque ha versato all'INPS, per 35-40 o più anni, i contributi in base a quanto guadagnava, quindi cifre molto elevate. Pertanto il non adeguamento (anche sotto il 50%, per me il 47%) appare ingiusto, per alcuni giuristi addirittura anticostituzionale, ma ok, accontentiamoci...