<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> pubblicazioni universitarie | Page 2 | Il Forum di Quattroruote

pubblicazioni universitarie

crvenazvezda ha scritto:
crvenazvezda ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
maurofiorini ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
nn è il caso che le pubblicazioni dei ricercatori universitari siano anche in lingua italiana? in fondo è lo stato italiano che li paga!
poi magari tutti i programmatori,analisti e informatici in generale potrebbero leggere (con mia grande soddisfazione le grandi ricerche dell'università italiana sull'informatica)
Ma programmatori, analisti e informatici non dovrebbero conoscere l'inglese a prescindere?
il discorso nn era riferito all'informatica! ma in generale!
cmq la bravura di un programamtore analista ecc nn è in alcun modo correlata alla conoscenza dell'inglese!
semmai in questo mondo odierno la conoscenza dell'inglese fa comodo a tutti nessuno escluso! ma il mio discorso era di altro genere!
ovvero pubblicare le ricerche anche in lingua madre! e in modo trasparente, sui siti delle facoltà in modo che tutti possano giudicare le ricerche e se effettivamente servno a qualcosa che vada dall'informatica alla fisica alla economia alla storia ecc

Le relazioni finali dei progetti di ricerca sono redatte spesso e volentieri in lingua italiana; essendo allegate a degli atti pubblici sono soggette al diritto di accesso ex l. 241, quindi chiunque ne sia interessato può accedervi tranquillamente.
Le pubblicazioni scientifiche, invece, sono un'altra cosa, ma sarebbe impensabile fare altrimenti su riviste internazionali in cui tutti (non solo gli italiani) comunicano in inglese.
Perdonami,ma perdersi dietro a queste cose è un pò da provinciali, mentre è molto più scandaloso dimenticarsi che la % di PIL che l'Italia destina ogni anno alla ricerca sia, oltre che ampiamente sotto la media UE, in costante discesa

dimenticavo:
nelle università italiane siamo così mal messi che non abbiamo nemmeno i soldi per il riscaldamento; come si può pensare di trovare le risorse per tradurre e pubblicare costantemente tutte le ricerche sui siti web? Con i precari che stanno schiattando come mosche man mano che i contratti arrivano a scadenza?
Se si vuole "razionalizzare" le spese, purtroppo, bisogna adeguare di conseguenza anche le pretese
infatti io se fosse per me cambierei in toto la ricerca!
staccandola dall'univerità
ovvero nn piu ricercatori= gente mai uscita dall'univ, ma gente affermata nel mondo del lavoro.. che nn importa se ha la laura o no! e a questo punto anche ben pagati!
nn pui un centro di ricerca in ogni univ ma pochi centri in italia con pochi ricercatori con grandi risorse!
in pratica meglio pochi ma buoni
 
dimenticavo... a volte mi perdo pensando solo al mio ambito e magari nn vedo che in altre parti la situazione è diversa!!!
cmq la ricerca nn puo essere "generalizata" ovvero bisogna vedere settore x settore!!! magari alcuni settori tirano fuori belle cose allora meglio lasciarle stare ma altri tirano fuori niente dopo anni e anni di soldi pubblici! e di personale pagato!!!
cmq sul fatto che per fare il ricercatore ci viglia una laurea "sulle materie scentifiche" sono ultra contrario!
 
alfistaConvinto ha scritto:
....
cmq sul fatto che per fare il ricercatore ci viglia una laurea "sulle materie scentifiche" sono ultra contrario!

Scusa, per fare il "ricercatore" nel campo delle biotecnologie, per dire, secondo te basta il diploma di ragioniere?
 
a_gricolo ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
....
cmq sul fatto che per fare il ricercatore ci viglia una laurea "sulle materie scentifiche" sono ultra contrario!

Scusa, per fare il "ricercatore" nel campo delle biotecnologie, per dire, secondo te basta il diploma di ragioniere?
se magari un domani uscisse fuori un uomo in italia che fà una scoperta mondiale nelle biotecnologie, è giusto che nn potrebbe fare il ricercatore?
secondo me è sbagliato!
l'università ti deve preparare.. se nel prepararti sei diventato uno dei migliori è giusto che tu faccia il ricercatore "e molto ben pagato" se ce ne sono migliori di te anche se nn hanno la laurea è giusto che loro vadano a posto tuo!
ps:
bil gates nn è laureato! secondo te è in grado di fare ricerca un po meglio di tanti ragazzi mai usciti dall'università?
 
alfistaConvinto ha scritto:
a_gricolo ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
....
cmq sul fatto che per fare il ricercatore ci viglia una laurea "sulle materie scentifiche" sono ultra contrario!

Scusa, per fare il "ricercatore" nel campo delle biotecnologie, per dire, secondo te basta il diploma di ragioniere?
se magari un domani uscisse fuori un uomo in italia che fà una scoperta mondiale nelle biotecnologie, è giusto che nn potrebbe fare il ricercatore?
secondo me è sbagliato!
l'università ti deve preparare.. se nel prepararti sei diventato uno dei migliori è giusto che tu faccia il ricercatore "e molto ben pagato" se ce ne sono migliori di te anche se nn hanno la laurea è giusto che loro vadano a posto tuo!
ps:
bil gates nn è laureato! secondo te è in grado di fare ricerca un po meglio di tanti ragazzi mai usciti dall'università?

E' evidente che non conosci assolutamente il mondo della ricerca universitaria. Ora devo chiudere bottega, ma magari lunedi ne riparliamo. Buonanotte
 
a_gricolo ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
a_gricolo ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
....
cmq sul fatto che per fare il ricercatore ci viglia una laurea "sulle materie scentifiche" sono ultra contrario!

Scusa, per fare il "ricercatore" nel campo delle biotecnologie, per dire, secondo te basta il diploma di ragioniere?
se magari un domani uscisse fuori un uomo in italia che fà una scoperta mondiale nelle biotecnologie, è giusto che nn potrebbe fare il ricercatore?
secondo me è sbagliato!
l'università ti deve preparare.. se nel prepararti sei diventato uno dei migliori è giusto che tu faccia il ricercatore "e molto ben pagato" se ce ne sono migliori di te anche se nn hanno la laurea è giusto che loro vadano a posto tuo!
ps:
bil gates nn è laureato! secondo te è in grado di fare ricerca un po meglio di tanti ragazzi mai usciti dall'università?

E' evidente che non conosci assolutamente il mondo della ricerca universitaria. Ora devo chiudere bottega, ma magari lunedi ne riparliamo. Buonanotte
sono molto ma molto incuriosito da questa tua afffermazione, ti prego illuminami cosa ho detto di tanto sbagliato :)
 
a_gricolo ha scritto:
Le pubblicazioni rientrano (anzi, sono obbligatorie...) nell'attività di ricerca. Normalmente si "pensano" in italiano, ma poi vanno obbligatoriamente tradotte in inglese "buono". Chi è in grado di farsele da solo se le fa, chi non sa bene l'inglese se le fa tradurre (a pagamento....per questo io i lavori per convegni e riviste internazionali li scrivo direttamente in inglese). Poi di solito dopo l'uscita del lavoro sulla rivista internazionale (sempre che si riesca a farsela pubblicare), lavoro che NON viene pagato, anzi a volte si deve pagare l'editore per avere gli estratti, oppure dopo il convegno si estrae un articolo più divulgativo per qualche rivista italiana

Una volta il mio prof di Meccanica Razionale ci narro' di una traduzione pressapoco cosi':

Qriginale in inglese) Il momento della quantita' di moto di un corpo rigido

Trad: in italiano da parte di un traduttore. "L'attimo di abbandono di un corpo irrigidito."

Non so se mi spiego.....

Regards,
The frog
 
a_gricolo ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
a_gricolo ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
nn è il caso che le pubblicazioni dei ricercatori universitari siano anche in lingua italiana? in fondo è lo stato italiano che li paga!
poi magari tutti i programmatori,analisti e informatici in generale potrebbero leggere (con mia grande soddisfazione le grandi ricerche dell'università italiana sull'informatica)

No, perchè per il curriculum contano le pubblicazioni internazionali, che devono essere in inglese
ok ma siccome lo stao italiano li paga le scrivono anche in italiano! o no!!

Le pubblicazioni rientrano (anzi, sono obbligatorie...) nell'attività di ricerca. Normalmente si "pensano" in italiano, ma poi vanno obbligatoriamente tradotte in inglese "buono". Chi è in grado di farsele da solo se le fa, chi non sa bene l'inglese se le fa tradurre (a pagamento....per questo io i lavori per convegni e riviste internazionali li scrivo direttamente in inglese). Poi di solito dopo l'uscita del lavoro sulla rivista internazionale (sempre che si riesca a farsela pubblicare), lavoro che NON viene pagato, anzi a volte si deve pagare l'editore per avere gli estratti, oppure dopo il convegno si estrae un articolo più divulgativo per qualche rivista italiana

Unico appunto:
Quello che dici te è vero e corretto ma vale soltanto per tutte quelle pubblicazioni di carattere "scientifico" che hanno un risvolto internazionale, come ad esempio il settore economico, scientifico (biologia, chimica, fisica, matematica, medicina ecc).
Nell'ambito della giurisprudenza (quella che ho studiato io) le pubblicazioni sono in italiano, visto che la legge è italiana (a meno di non insegnare una materia comparatistica con la legge di altri ordinamenti europei).
 
alfistaConvinto ha scritto:
crvenazvezda ha scritto:
crvenazvezda ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
maurofiorini ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
nn è il caso che le pubblicazioni dei ricercatori universitari siano anche in lingua italiana? in fondo è lo stato italiano che li paga!
poi magari tutti i programmatori,analisti e informatici in generale potrebbero leggere (con mia grande soddisfazione le grandi ricerche dell'università italiana sull'informatica)
Ma programmatori, analisti e informatici non dovrebbero conoscere l'inglese a prescindere?
il discorso nn era riferito all'informatica! ma in generale!
cmq la bravura di un programamtore analista ecc nn è in alcun modo correlata alla conoscenza dell'inglese!
semmai in questo mondo odierno la conoscenza dell'inglese fa comodo a tutti nessuno escluso! ma il mio discorso era di altro genere!
ovvero pubblicare le ricerche anche in lingua madre! e in modo trasparente, sui siti delle facoltà in modo che tutti possano giudicare le ricerche e se effettivamente servno a qualcosa che vada dall'informatica alla fisica alla economia alla storia ecc

Le relazioni finali dei progetti di ricerca sono redatte spesso e volentieri in lingua italiana; essendo allegate a degli atti pubblici sono soggette al diritto di accesso ex l. 241, quindi chiunque ne sia interessato può accedervi tranquillamente.
Le pubblicazioni scientifiche, invece, sono un'altra cosa, ma sarebbe impensabile fare altrimenti su riviste internazionali in cui tutti (non solo gli italiani) comunicano in inglese.
Perdonami,ma perdersi dietro a queste cose è un pò da provinciali, mentre è molto più scandaloso dimenticarsi che la % di PIL che l'Italia destina ogni anno alla ricerca sia, oltre che ampiamente sotto la media UE, in costante discesa

dimenticavo:
nelle università italiane siamo così mal messi che non abbiamo nemmeno i soldi per il riscaldamento; come si può pensare di trovare le risorse per tradurre e pubblicare costantemente tutte le ricerche sui siti web? Con i precari che stanno schiattando come mosche man mano che i contratti arrivano a scadenza?
Se si vuole "razionalizzare" le spese, purtroppo, bisogna adeguare di conseguenza anche le pretese
infatti io se fosse per me cambierei in toto la ricerca!
staccandola dall'univerità
ovvero nn piu ricercatori= gente mai uscita dall'univ, ma gente affermata nel mondo del lavoro.. che nn importa se ha la laura o no! e a questo punto anche ben pagati!
nn pui un centro di ricerca in ogni univ ma pochi centri in italia con pochi ricercatori con grandi risorse!
in pratica meglio pochi ma buoni

Questo è l'equivoco di fondo in cui cadono quelli che sostengono la privatizzazione della ricerca: un privato finanzierà sempre e solo quello che gli interessa, ossia quello che gli porta un guadagno immediato e sicuro (a meno che non sia un mecenate, ma di imprenditori alla De Medici temo non ce ne siano molti oggigiorno). La scienza e la cultura in generale, invece, hanno bisogno della ricerca di base, quella che viene portata avanti per un pubblico interesse anche se non ha immediate ricadute economiche.
Ma veramente pensi che per migliorare le sorti dell'università italiana, che fornisce agli stati esteri fior di ricercatori a costo 0, la soluzione è ridurre il numero dei ricercatori????? Ma ti sembra sensato?????
 
crvenazvezda ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
crvenazvezda ha scritto:
crvenazvezda ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
maurofiorini ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
nn è il caso che le pubblicazioni dei ricercatori universitari siano anche in lingua italiana? in fondo è lo stato italiano che li paga!
poi magari tutti i programmatori,analisti e informatici in generale potrebbero leggere (con mia grande soddisfazione le grandi ricerche dell'università italiana sull'informatica)
Ma programmatori, analisti e informatici non dovrebbero conoscere l'inglese a prescindere?
il discorso nn era riferito all'informatica! ma in generale!
cmq la bravura di un programamtore analista ecc nn è in alcun modo correlata alla conoscenza dell'inglese!
semmai in questo mondo odierno la conoscenza dell'inglese fa comodo a tutti nessuno escluso! ma il mio discorso era di altro genere!
ovvero pubblicare le ricerche anche in lingua madre! e in modo trasparente, sui siti delle facoltà in modo che tutti possano giudicare le ricerche e se effettivamente servno a qualcosa che vada dall'informatica alla fisica alla economia alla storia ecc

Le relazioni finali dei progetti di ricerca sono redatte spesso e volentieri in lingua italiana; essendo allegate a degli atti pubblici sono soggette al diritto di accesso ex l. 241, quindi chiunque ne sia interessato può accedervi tranquillamente.
Le pubblicazioni scientifiche, invece, sono un'altra cosa, ma sarebbe impensabile fare altrimenti su riviste internazionali in cui tutti (non solo gli italiani) comunicano in inglese.
Perdonami,ma perdersi dietro a queste cose è un pò da provinciali, mentre è molto più scandaloso dimenticarsi che la % di PIL che l'Italia destina ogni anno alla ricerca sia, oltre che ampiamente sotto la media UE, in costante discesa

dimenticavo:
nelle università italiane siamo così mal messi che non abbiamo nemmeno i soldi per il riscaldamento; come si può pensare di trovare le risorse per tradurre e pubblicare costantemente tutte le ricerche sui siti web? Con i precari che stanno schiattando come mosche man mano che i contratti arrivano a scadenza?
Se si vuole "razionalizzare" le spese, purtroppo, bisogna adeguare di conseguenza anche le pretese
infatti io se fosse per me cambierei in toto la ricerca!
staccandola dall'univerità
ovvero nn piu ricercatori= gente mai uscita dall'univ, ma gente affermata nel mondo del lavoro.. che nn importa se ha la laura o no! e a questo punto anche ben pagati!
nn pui un centro di ricerca in ogni univ ma pochi centri in italia con pochi ricercatori con grandi risorse!
in pratica meglio pochi ma buoni

Questo è l'equivoco di fondo in cui cadono quelli che sostengono la privatizzazione della ricerca: un privato finanzierà sempre e solo quello che gli interessa, ossia quello che gli porta un guadagno immediato e sicuro (a meno che non sia un mecenate, ma di imprenditori alla De Medici temo non ce ne siano molti oggigiorno). La scienza e la cultura in generale, invece, hanno bisogno della ricerca di base, quella che viene portata avanti per un pubblico interesse anche se non ha immediate ricadute economiche.
Ma veramente pensi che per migliorare le sorti dell'università italiana, che fornisce agli stati esteri fior di ricercatori a costo 0, la soluzione è ridurre il numero dei ricercatori????? Ma ti sembra sensato?????
ho mai detto forse che dobbiamo privatizarla!
ho detto soltanto che preferisco con pochi soldi a disposizione pagarne pochi ma buoni!!
e i buoni sceglierli in base a quello che hanno fatto nn in base ad un voto!
 
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