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Poesia

Per i morti delle Termopili

Di quelli che caddero alle Termopili
famosa è la ventura, bella la sorte
e la tomba un'ara. Ad essi memoria
e non lamenti; ed elogio il compianto.
Non il muschio, né il tempo che devasta
ogni cosa potrà su questa morte.
Con gli eroi, sotto la stessa pietra,
abita ora la gloria della Grecia.

Trad. Salvatore Quasimodo
 
moriro' domani
con parole d'amore sulle labbra
nessuno
sapra' della mia fatica
per diventare uomo

non conosco l'autore ,ma mi rimase impressa nella mente leggendola una volta sola
ciao madmax
 
Campagna

Muore la sera,
umile focolare che si spegne.
Lassù, nei monti,
restano alcune braci.
E l'albero crollato sulla bianca
strada ci desta lacrime e pietà.
Due rami sul ferito tronco, ed una
foglia appassita e nera in ciascun ramo!
Piangi? ... Tra i pioppi d'oro,
ti aspetta una lontana ombra d'amore.

Machado
 
Coro sulla Legalità

Legalità è legittima se lega il forte,
se tutela il debole.
E' il nodo che scioglie l'umano
legandone i legami.
Non c'è legalità fuori da quel legame
dove si stringe per meglio liberare.

Valerio Magrelli
 
99octane ha scritto:
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

Silenzio. Il cielo
è diventato una nube,
vedo oscurarsi le tube
non vedo 1'ombrello,
ma odo sul mio cappello
di paglia,
da venti dracme e cinquanta
la gocciola che si schianta,
come una bolla,
tra il nastro e la colla.
Per Giove, piove
sicuramente,
piove sulle matrone
vestite di niente,
piove sui bambini
recalcitranti,
piove sui mezzi guanti
turchini,
piove sulle giunoni,
sulle veneri a passeggio,
piove sovra i catoni,
e, quello ch'è peggio,
piove sul tuo cappello
leggiadro,
che ieri ho pagato,
che oggi si guasta;
piove, governo ladro!....

L'odi tu? Non è di passaggio
come 1'acqua
di maggio,
che sciacqua la terra e la monda.
Sgronda terribilmente;
si sente il blasfemo
di un polifèmo ambulante,
si veggono ninfe e atalante
fuggire in un angiporto;
Plutone più vivo che morto
si pone una nivea pezzuola
sul feltro che cola;
Dïana s'accorcia la tunica
fin quasi all'altezza del femore,
e Dedalo immemore e Marte
con toga a due petti e speroni
s'impalano ai muri con arte
per evitare i doccioni.
Cibele fa segno all'auriga
che incurva il soffietto alla biga,
e monta sul cocchio
mentre la furia di Eolo
le palpa il malleolo
le morde il polpaccio,
si sfibia
d'intorno allo stinco e alla tibia.

Bagnati dal coccige al collo,
dal naso al tallone d'Achille,
fradici fino al midollo,
cugini alle anguille,
nubili d'ombrello,
col solo cappello,
sentiamo che 1' essere anfibî
sarebbe un superbo destino,
te biscia,
io girino,
e liscia la piova del giorno
ci colerebbe d'attorno,
non come a Issïone
che fece la ruota a Giunone,
ma pari al Tritone
cui Teti concesse
- regalo di nume -
di potersi fare
un ampio palamidone
di schiume di mare.

E piove sempre,
sul càmice mio,
sul peplo tuo
colore oramai dell'oblio,
piove sul croceo e 1'eburno
del tuo moccichino di seta,
piove sul cromo del mio coturno
che s'impatacca di creta,
piove sopra il cinabro
che t'impomidaura il labro,
piove sui tremuli tocchi
che t'anneriscono gli occhi,
e andiamo d'androne
in androne,
con facce di mascherone,
squadrandoci obliquamente
se qualche pozza lucente
ci specchia e ci invecchia
per farci morir di furore,
Narcisi
dai visi colore
di colla di paglia,
di succo di nastro,
d'impiastro di minio,
di guazzo assassino
di cipria e di cartoncino.

E piove a dirotto
da tutte le nubi,
piove dai tubi
sfasciati
dell'acquedotto
del cielo,
piove sui cani spelati,
piove sul melo e sul tiglio,
piove sul padre e sul figlio,
piove sui putti lattanti
sui sandali rutilanti,
su Pègaso bolso,
su 1'orïolo da polso,
piove sul tuo vestitino
che m'è costato un tesauro,
piove sulla salvia e sul lauro
sull'erbetta e sul rosmarino,
piove sulle vergini schive,
piove su Pàsife e Bacco,
piove persin sulle pive
nel sacco.
E piove soprattutto
sul tuo cappello distrutto
mutato in setaccio,
che ieri ho pagato
che adesso è uno straccio,
o Ermïone
che scordi a casa 1'ombrello
nei giorni di mezza stagione.
 
E noi qui sotto
chinati dal dolore
di un escremento
troppo duro
che
non vuole uscire
è li fermo tra il venire
e l'andare
e lo sforzo
provoca inesprimibili
fitte di dolore
 
Poesia poesia
sembra che non ci sia
poi ritorni per caso
a quand'eri bambina
e tu
tu correvi cantando
sorridevi per niente
e potevi volare
e tutto questo era
poesia.

Poesia poesia
sembra che non ci sia
poi ti prende la mano
e ti porta lontano
con lui
e non sei più bambina
non sorridi per niente
scopri di essere donna
e tutto questo è
poesia.

Poesia poesia
sembra che non ci sia
poi ti svegli una notte
e vorresti parlare
con lui.
Ti dovresti spiegare
e non sai cosa dire
che è finito l'amore
ma in fondo anche questo
è poesia


Riccardo Cocciante
P.Casella - Cocciante - Luberti

Ma io la conosco così:

poesia poesia sembra che non ci
sia poi l'incontri per caso fra le mani di
un bimbo perche'
lui cammina cantando ride gioca coi sassi sogna che puo' volare e tutto questo e' poesia
poesia poesia sembra che non ci
sia poi ti prende la mano e ti porta lontano con lei
e non sei piu'
il bambino che giocava coi sassi scopri di
essere un uomo e tutto questo e' poesia
poesia poesia sembra che non ci
sia
poi la senti una notte mentre piange nel buio per te
le dovresti parlare ma non sai cosa dire e' finito l'amore anche questo e' poesia
 
Te prego, Signore
Xè festa ancuò,
xè Nadàle,
festejèmo el Tó compleano, Gesù,
ma sto mondo
che Ti te ga creà
có tuto el Tó amore
nol xè quéo ca te càti ancuò.

Te ne ga parlà
nó Te ghémo scoltà
e ogni dì più busiari
semo deventà.
Te jèri el parón
te si nato te na stala
e noaltri tó servitóri
voémo èssare tuti sióri.
Te ga dito:
-Voìve bèn -
e se odièmo;
- jutève -
robèmo;
- ricordève del Signore -
biastèmemo;
- ameve, come mi vé go amà -
e Te ghèmo copà .

Gesù, zà che anquò te sì chì,
daghe a sto mondo na ocià,
passa dessòra de noàltri
la Tó man,
benedissane,
sinò mi nó so, Gesù,
dove catarèmo el coràjo on dì
de presentàrse davanti a Ti.
 
a_gricolo ha scritto:
Te prego, Signore
Xè festa ancuò,
xè Nadàle,
festejèmo el Tó compleano, Gesù,
ma sto mondo
che Ti te ga creà
có tuto el Tó amore
nol xè quéo ca te càti ancuò.

Te ne ga parlà
nó Te ghémo scoltà
e ogni dì più busiari
semo deventà.
Te jèri el parón
te si nato te na stala
e noaltri tó servitóri
voémo èssare tuti sióri.
Te ga dito:
-Voìve bèn -
e se odièmo;
- jutève -
robèmo;
- ricordève del Signore -
biastèmemo;
- ameve, come mi vé go amà -
e Te ghèmo copà .

Gesù, zà che anquò te sì chì,
daghe a sto mondo na ocià,
passa dessòra de noàltri
la Tó man,
benedissane,
sinò mi nó so, Gesù,
dove catarèmo el coràjo on dì
de presentàrse davanti a Ti.
Bella, forse perchè è in dialetto...
 
krukko ha scritto:
a_gricolo ha scritto:
Te prego, Signore
Xè festa ancuò,
xè Nadàle,
festejèmo el Tó compleano, Gesù,
ma sto mondo
che Ti te ga creà
có tuto el Tó amore
nol xè quéo ca te càti ancuò.

Te ne ga parlà
nó Te ghémo scoltà
e ogni dì più busiari
semo deventà.
Te jèri el parón
te si nato te na stala
e noaltri tó servitóri
voémo èssare tuti sióri.
Te ga dito:
-Voìve bèn -
e se odièmo;
- jutève -
robèmo;
- ricordève del Signore -
biastèmemo;
- ameve, come mi vé go amà -
e Te ghèmo copà .

Gesù, zà che anquò te sì chì,
daghe a sto mondo na ocià,
passa dessòra de noàltri
la Tó man,
benedissane,
sinò mi nó so, Gesù,
dove catarèmo el coràjo on dì
de presentàrse davanti a Ti.
Bella, forse perchè è in dialetto...

Forse, e forse no....
 
a_gricolo ha scritto:
krukko ha scritto:
a_gricolo ha scritto:
Te prego, Signore
Xè festa ancuò,
xè Nadàle,
festejèmo el Tó compleano, Gesù,
ma sto mondo
che Ti te ga creà
có tuto el Tó amore
nol xè quéo ca te càti ancuò.

Te ne ga parlà
nó Te ghémo scoltà
e ogni dì più busiari
semo deventà.
Te jèri el parón
te si nato te na stala
e noaltri tó servitóri
voémo èssare tuti sióri.
Te ga dito:
-Voìve bèn -
e se odièmo;
- jutève -
robèmo;
- ricordève del Signore -
biastèmemo;
- ameve, come mi vé go amà -
e Te ghèmo copà .

Gesù, zà che anquò te sì chì,
daghe a sto mondo na ocià,
passa dessòra de noàltri
la Tó man,
benedissane,
sinò mi nó so, Gesù,
dove catarèmo el coràjo on dì
de presentàrse davanti a Ti.
Bella, forse perchè è in dialetto...

Forse, e forse no....
Ma si, dai...
 
L'indifferenza

(Trovando appena un angolino libero
nella loro coscienza.
F.-R. CHATEAUBRIAND)

Sono arrivato ad una conclusione:
il Male ha bisogno di spazio,
non si può fare tutto dentro casa.

Serve una dépendance, un alia, un sosia,
almeno un méta-me
(La mamma-mummia di Psycho).

Serve la Lepre,la bestia da delega,
un capro espiatorio portatile
che possa tollerare il peso del reato.

E' soltanto un problema di capienza:
trovare spazio per l'indifferenza.

Valerio Magrelli
 
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