Sará il trentesimo......cmq aspettiamo il primo febbraio http://www.mole24.it/2019/01/22/fca...e-novita-per-torino-e-gli-altri-stabilimenti/
Il piano industriale fino al 2022 è uno. Poi il 29 novembre 2018 c'è stata qualche lieve modifica (positiva) per le produzioni italiane e a quanto pare a febbraio ci sarà un'ulteriore modifica (forse in favore di ibride e elettriche) sulla scorta dell'"ecotassa" italiana. Quindi finora 1 piano, 1 revisione fatta e 1 da fare. Semmai i vero difetto di quel piano è che non si dice cosa sarà presentato nel 2019 (quasi nulla), nel 2020, nel 2021 e nel 2022, ovvero il "quando", ma viene solo indicato "cosa" verrà presentato entro il 2022. Comunque in quell'articolo linkato questa frase è falsa: " Uno scenario che inquieta i sindacati, contrari alla penalizzazione delle auto con emissioni di CO2 superiori a 160 grammi al chilometro (praticamente tutti i veicoli prodotti)" In realtà sono tutti i modelli Maserati, alcune Alfa Romeo (la più costose) e un paio di Fiat. Stop.
l'ecotassa ha sparigliato le carte. Penso che alla fine a Mirafiori non aspettassero altro. Minley non spiccica una parola che sia una di italiano (nemmeno ciao). Se da un lato mi potrebbe far pensare ad una certa maggiore autonomia di Golier, dall'altra potrebbe essere che alla fine dell'Italia al gruppo non importa più davvero nulla. Per me alla fine quale che sia sto piano, senza un Punto (alla Ypsilon ho rinunciato, ma li parla il cuore) non ha senso.
la competitività di FCA in Europa è così bassa che si limita al solo mercato nazionale ed ai modelli che stanno sulle dita di una mano. In questo scenario appena in Italia c'è un cambiamento normativo il castello di carte del piano industriale crolla ed è da ripensare. Personalmente ho smesso di leggerli, è chiaro che senza modelli nuovi e con solo con qualche mild hybrid il futuro degli stabilimenti italiani è purtroppo segnato
Chiaro che in tutti gli appassionati italiani aleggi un certo pessimismo, dopo l'ottima ripresa che si era registrata, sia di modelli che di produzione che di fatturato, tra il 2013 e il 2016 (4C, Ghibli, Quattroporte, Levante, Giulia, Stelvio, Tipo nelle 3 declinazioni, Fiat e Abarth 124, Fullback). Poi il nulla, solo finanza (e Ferrari....). Però sembra che dopo 2 anni di "impasse" (2017-2018) qualcosa si stia muovendo, non molto intendiamoci, ma l'incontro padronato-sindacati del 29/11/18 ha fatto intravedere qualcosa di positivo: la decisione di dare la precedenza al CUV in Alfa (da fare in Italia), la decisione di proseguire con la Tipo, la decisione di fare la 500 elettrica a Mirafiori e la Compass a Melfi, la delibera di Panda mild-hybrid e new Panda, nonchè 500 Giardinetta, la Sub-Levante e le eredi di GranTurismo e GranCabrio, i già utilizzati motori Firefly turbo. Infine ovviamente lo sfruttamento del boom-Jeep. Insomma non è moltissimo ma "eppur si muove" (Fca)............. Come dice Bumper attendiamo e speriamo.
Tipo a parte sono tutti modelli esclusivi e dai bassi volumi che non supportano da soli un sistema industriale. purtroppo questi due anni si sono sommati ad un lungo periodo in cui il gruppo proponeva troppo pochi modelli oltre che datati. Da un ritardo su alcuni segmenti si è passato al vuoto totale su gran parte della gamma. Marchionne stesso diceva che il sistema è sostenibile sole se ci sono delle masse critiche su cui spalmare i costi. Purtroppo lui ha sempre ricercato questi volumi solo dalla fusioni e per nulla dalla crescita dei propri brand. Nel momento in cui non si concretizza un'alleanza con GM o qualcosa di simile la sola FCA non ha più i numeri per sostenere gli investimenti necessari per i brand italiani del gruppo. Dimostrazione ne è il fatto che investe a fatica solo sul mercato USA e solo sui segmenti di dichiarato successo (i suv della Jeep). Il mild hybrid che si cita nel piano industriale è un pagliativo all'impossibilità di offrire qualcosa di più concreto ma di fatto conferma quelle che sono le possibilità aziendali. Mi auguro che la situazione non si trascini troppo a lungo portando alla dismissione del patrimonio industriale ma ci sia qualcuno interessato a rilevare e rilanciare i marchi e quindi le fabbriche italiane