belpietro ha scritto:
...mica dici di pagare una quota degli incassi del Comune di Isernia, no?
Secondo me sì, invece.
Se la tale azienda di cui io compro i prodotti spende un tot in pubblicità e poi "scarica" ovviamente quel tot sul prezzo di vendita dei prodotti allora io,
oltre al prodotto che voglio comprare, sono
costretto a pagare
anche la pubblicità (di ogni tipo e in ogni dove) con cui quell'azienda mi scassa il sistema nervoso per convincermi a comprare i suoi prodotti; già su questo punto ci sarebbe da discutere parecchio, proprio a livello di principio.
Nel caso della tv commerciale, in particolare, la situazione è lampante, proprio per reiterata ammissione delle emittenti stesse, che non perdono occasione, ogni qualvolta qualcuno osa lamentarsi del modo ormai schifoso con cui infilano la pubblicità ovunque, per sostenere con tono quasi vittimistico che la pubblicità è l'unica e sola fonte di
sostentamento per loro e per le innumerevoli persone e famiglie cui loro danno da lavorare, promuovendo (da bravi pubblicitari) l'idea che tutti quei soldi nulla abbiano a che fare con speculazione, lucro, arricchimento spropositato, ma servano appena appena a pagare le spese vive e gli stipendi.
Siccome i costi della pubblicità vengono scaricati sui prezzi di vendita di prodotti e servizi, mi pare del tutto ovvio che gli introiti delle aziende che vendono pubblicità vengano pari pari dalle tasche dei consumatori che tali prodotti comprano. Quindi nel momento in cui pago il conto alla cassa del supermercato, parte dei soldi che spendo vanno in tasca alle tv commerciali e costituiscono quindi la parte monetaria del
canone che io pago per finanziare le trasmissioni.
Poi c'è, come dicevo, la parte non monetaria, ovvero la sopportazione del martellamento ossessivo, del vistoso aumento del volume, delle varie prese per i fondelli e così via. Di quella però non ci si può lamentare, perché le trasmissioni sono...
"gratuite", no?