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Perchè si paga il canone Rai?

migliazziblu ha scritto:
marimasse ha scritto:
belpietro ha scritto:
questo è ampiamente inesatto, in senso economico, e se ci pensi bene lo devi riconoscere.

Ribadisco quindi: se ci si prendesse la briga di calcolare a quanto ammonta, in un anno, tale spesa per il consumatore medio, facendo le debite proporzioni e distinzioni tra rai e non rai, credo salterebbero fuori cifre alquanto istruttive.

Un conto abbastanza verosimile te lo puoi fare vedendo la differenza di prezzo che c'e' fra un prodotto a marchio Coop o Esselunga ( per par condicio ) e il prodotto di marca primaria di riferimento....sicuramente un 15/20%. Ciao

no, l'esempio è errato.

perché sia l'una che l'altra spendono in campagne pubblicitarie; pubblicizzando il "marchio" del venditore invece che quello del produttore, ma sempre pubblicità è.

dovresti paragonare due prodotti di pari livello uno a marchio e uno no.

la quota varierà moltissimo secondo le tipologie di prodotto.
 
Difatti dico abbastanza verosimile.
Non credo che i distributori sopra citati spendano in pubblicita' per le merendine a proprio marchio, quello che spendono, "Piemontesi " ed Emiliani " Ciao
 
marimasse ha scritto:
belpietro ha scritto:
questo è ampiamente inesatto, in senso economico, e se ci pensi bene lo devi riconoscere.
Ci ho pensato bene, ma non ho capito dove sarebbe l'ampia inesattezza.

Le aziende hanno speso e spendono in pubblicità valanghe di quattrini,

vero.
ma è un costo connesso alla distribuzione, determinato e reso opportuno e conveniente dai comportamenti di acquisto dei consumatori.
ovvero: la pubblicità la paghiamo per avere un certo tipo di mercato dei beni di consumo, e la paghiamo per scelta tutte le volte che compriamo prodotti reclamizzati.
possiamo non pagarla semplicemente comprando prodotti "no logo" in negozi "no logo". ma non è detto che sia per noi conveniente.

se non esistesse la TV commerciale e la pubblicità su quella che dice di non esserlo, pagheremmo comunque sui beni acquistati una quota non inferiore di pubblicità (forse anche maggiore, perché per i beni di largo consumo il mezzo televisivo è molto efficiente).
anche adesso, se compri un pacco di pasta Barilla paghi anche una quota (minimissima) del cartello pubblicitario stradale che c'è, che so, a Isernia. dove magari non sei mai stato né mai andrai.
ma mica dici di pagare una quota degli incassi del Comune di Isernia, no?
 
migliazziblu ha scritto:
Difatti dico abbastanza verosimile.
Non credo che i distributori sopra citati spendano in pubblicita' per le merendine a proprio marchio, quello che spendono, "Piemontesi " ed Emiliani " Ciao
non conosco i loro bilanci, ma non credo che la pubblicità del marchio "Coop" comporti un budget complessivo trascurabile.
 
Sicuramente, ma copre il marchio e non la referenza....dallo spillo al dirigibile...., mentre i Piemontesi e gli Emiliani citati prima, coprono con ogni singola pubblcita' una parte minimale delle 20.000 referenze che espone un Iper. Ciao
 
belpietro ha scritto:
...mica dici di pagare una quota degli incassi del Comune di Isernia, no?
Secondo me sì, invece.
Se la tale azienda di cui io compro i prodotti spende un tot in pubblicità e poi "scarica" ovviamente quel tot sul prezzo di vendita dei prodotti allora io, oltre al prodotto che voglio comprare, sono costretto a pagare anche la pubblicità (di ogni tipo e in ogni dove) con cui quell'azienda mi scassa il sistema nervoso per convincermi a comprare i suoi prodotti; già su questo punto ci sarebbe da discutere parecchio, proprio a livello di principio.

Nel caso della tv commerciale, in particolare, la situazione è lampante, proprio per reiterata ammissione delle emittenti stesse, che non perdono occasione, ogni qualvolta qualcuno osa lamentarsi del modo ormai schifoso con cui infilano la pubblicità ovunque, per sostenere con tono quasi vittimistico che la pubblicità è l'unica e sola fonte di sostentamento per loro e per le innumerevoli persone e famiglie cui loro danno da lavorare, promuovendo (da bravi pubblicitari) l'idea che tutti quei soldi nulla abbiano a che fare con speculazione, lucro, arricchimento spropositato, ma servano appena appena a pagare le spese vive e gli stipendi.

Siccome i costi della pubblicità vengono scaricati sui prezzi di vendita di prodotti e servizi, mi pare del tutto ovvio che gli introiti delle aziende che vendono pubblicità vengano pari pari dalle tasche dei consumatori che tali prodotti comprano. Quindi nel momento in cui pago il conto alla cassa del supermercato, parte dei soldi che spendo vanno in tasca alle tv commerciali e costituiscono quindi la parte monetaria del canone che io pago per finanziare le trasmissioni.
Poi c'è, come dicevo, la parte non monetaria, ovvero la sopportazione del martellamento ossessivo, del vistoso aumento del volume, delle varie prese per i fondelli e così via. Di quella però non ci si può lamentare, perché le trasmissioni sono... "gratuite", no?
 
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