<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Omsa...che gambe! | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

Omsa...che gambe!

|Mauro65| ha scritto:
per quanto triste e antipatico possa essere, il termini sono brutalmente questi
il costo medio complessivo di un operaio in Italia è circa 10 (dieci) volte superiore a quello di un operaio in Romania
inoltre il sistema che regola licenziamenti e assunzioni è infintamente più complesso (ma non occorre andare in Romania, basta andare in Austria ad esempio, che non è certamente terzo mondo: lì se il titolare vuole licenziare, lo può fare senza alcun altro vincolo se non un'adeguata indennità, ed il "reintegro" è previsto solo in casi rarissimi)
la combinazione dei du punti sopra spiega tutto
alcuni - e me ne scuso - si sentiranno offesi dalla crudezza del mio post
ma non voglio dileggiare alcuno
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia
io stesso sto pensando a come farlo o a come modificare il mio mestiere, perché prima o poi i clienti verranno a mancare
d'altra parte, son sincero, solo un fesso può pensare di fare impresa in Italia
il nostro va necessariamente pensato come un mercato di mero consumo da strizzare a dovere finché dura
la produzione è una cosa seria, da far gestire a persone serie in Paesi seri
Noi, purtroppo, anche se potenzialmente saremmo seri, viviamo in un contesto che non lo è
concludendo,a parte su alcune considerazioni assai giuste, direi che chi va all'estero lo fa solo per guadagnare di più.
E ciò non vale solo per l'Italia; si sa bene che tedeschi e francesi sovvenzionano le loro industrie per no
in farle delocalizzare.
 
dexxter ha scritto:
|Mauro65| ha scritto:
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia

perché prima o poi i clienti verranno a mancare
concludendo,a parte su alcune considerazioni assai giuste, direi che chi va all'estero lo fa solo per guadagnare di più.
che è poi lo scopo primo ed ultimo dell'intraprendere.
 
|Mauro65| ha scritto:
per quanto triste e antipatico possa essere, il termini sono brutalmente questi
il costo medio complessivo di un operaio in Italia è circa 10 (dieci) volte superiore a quello di un operaio in Romania
inoltre il sistema che regola licenziamenti e assunzioni è infintamente più complesso (ma non occorre andare in Romania, basta andare in Austria ad esempio, che non è certamente terzo mondo: lì se il titolare vuole licenziare, lo può fare senza alcun altro vincolo se non un'adeguata indennità, ed il "reintegro" è previsto solo in casi rarissimi)
la combinazione dei du punti sopra spiega tutto
alcuni - e me ne scuso - si sentiranno offesi dalla crudezza del mio post
ma non voglio dileggiare alcuno
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia
io stesso sto pensando a come farlo o a come modificare il mio mestiere, perché prima o poi i clienti verranno a mancare
d'altra parte, son sincero, solo un fesso può pensare di fare impresa in Italia
il nostro va necessariamente pensato come un mercato di mero consumo da strizzare a dovere finché dura
la produzione è una cosa seria, da far gestire a persone serie in Paesi seri
Noi, purtroppo, anche se potenzialmente saremmo seri, viviamo in un contesto che non lo è
La competitività è un concetto identificabile come un costrutto di elementi diversi, elementi tra i quali figura il costo del lavoro. La strada da seguire è quella di puntare al recupero di capacità competitiva puntando sugli altri elementi che compongono il concetto "competitività" come la qualità dei prodotti, il loro disegno, le innovazioni ecc. Sarebbe folle(e praticamente irrealizzabile) cercare di recuperare capacità competitiva comprimendo il costo del lavoro.
In riguardo al secondo punto, è vero che in Italia il mercato del lavoro è rigido(ci sarebbe comunque da discutere), ma è anche vero che in Italia non esiste uno strumento unico, omogeneo e sufficiente(dal punto di vista del trattamento economico erogato) di protezione del lavoratore licenziato. La rigidità del lavoro supplisce all'assenza di un welfare adeguato.
Saluti
 
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
|Mauro65| ha scritto:
per quanto triste e antipatico possa essere, il termini sono brutalmente questi
il costo medio complessivo di un operaio in Italia è circa 10 (dieci) volte superiore a quello di un operaio in Romania
inoltre il sistema che regola licenziamenti e assunzioni è infintamente più complesso (ma non occorre andare in Romania, basta andare in Austria ad esempio, che non è certamente terzo mondo: lì se il titolare vuole licenziare, lo può fare senza alcun altro vincolo se non un'adeguata indennità, ed il "reintegro" è previsto solo in casi rarissimi)
la combinazione dei du punti sopra spiega tutto
alcuni - e me ne scuso - si sentiranno offesi dalla crudezza del mio post
ma non voglio dileggiare alcuno
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia
io stesso sto pensando a come farlo o a come modificare il mio mestiere, perché prima o poi i clienti verranno a mancare
d'altra parte, son sincero, solo un fesso può pensare di fare impresa in Italia
il nostro va necessariamente pensato come un mercato di mero consumo da strizzare a dovere finché dura
la produzione è una cosa seria, da far gestire a persone serie in Paesi seri
Noi, purtroppo, anche se potenzialmente saremmo seri, viviamo in un contesto che non lo è
La competitività è un concetto identificabile come un costrutto di elementi diversi, elementi tra i quali figura il costo del lavoro. La strada da seguire è quella di puntare al recupero di capacità competitiva puntando sugli altri elementi che compongono il concetto "competitività" come la qualità dei prodotti, il loro disegno, le innovazioni ecc. Sarebbe folle(e praticamente irrealizzabile) cercare di recuperare capacità competitiva comprimendo il costo del lavoro.
In riguardo al secondo punto, è vero che in Italia il mercato del lavoro è rigido(ci sarebbe comunque da discutere), ma è anche vero che in Italia non esiste uno strumento unico, omogeneo e sufficiente(dal punto di vista del trattamento economico erogato) di protezione del lavoratore licenziato. La rigidità del lavoro supplisce all'assenza di un welfare adeguato.
Saluti

Perchè usi il condizionale ? è dal 1993 che si è scelta questa sciagurata strada, siamo già ampiamente nell'epoca degli effetti e nonostante ciò si persevera.
 
Non so se riusciro ad esporre la mia idea.
Dunque, gli imprenditori vanno all'estero perchè la mano d'opera costa meno. Poi vendono il prodotto come fosse stato fatto in Italia. Ma se in Italia la gente è sempre più disoccupata non compra. Dove costruiscono non possono comperare perchè guadagnano poco e alla fine cosa resta?
Merce in magazzino che nessuno può comperare e le ditte rischiano di fallire.
Allora non sarebbe meglio investire in Italia, la popolazione guadagnerebbe di più e spenderebbe di più e l'economia girerebbe.
Questo è quello che penso, poi non so se sarà così oppure no, chi vivrà vedrà.
 
belpietro ha scritto:
dexxter ha scritto:
|Mauro65| ha scritto:
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia

perché prima o poi i clienti verranno a mancare
concludendo,a parte su alcune considerazioni assai giuste, direi che chi va all'estero lo fa solo per guadagnare di più.
che è poi lo scopo primo ed ultimo dell'intraprendere.

vero, ma se lo si facesse con un pò meno avidità, staremmo tutti meglio .
 
dexxter ha scritto:
belpietro ha scritto:
dexxter ha scritto:
|Mauro65| ha scritto:
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia

perché prima o poi i clienti verranno a mancare
concludendo,a parte su alcune considerazioni assai giuste, direi che chi va all'estero lo fa solo per guadagnare di più.
che è poi lo scopo primo ed ultimo dell'intraprendere.

vero, ma se lo si facesse con un pò meno avidità, staremmo tutti meglio .

Quoto
Est modus in rebus :!:
Ciao
 
tutto il sistema italia non spalleggia di certo le aziende e di certo non le aiuta....

quindi non c'è da stupirsi se chi può fa le valigie e approda dove c'è meno costo vivo..meno sindacati...maggiore elasticità...

è anche giusto nella sua tragicità...da decenni facciamo passare i cosiddetti "padroni" come la quintessenza del male....ora ci ripagano levando le tende...

al loro posto...farei come loro..se potessi...
 
dexxter ha scritto:
belpietro ha scritto:
dexxter ha scritto:
|Mauro65| ha scritto:
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia

perché prima o poi i clienti verranno a mancare
concludendo,a parte su alcune considerazioni assai giuste, direi che chi va all'estero lo fa solo per guadagnare di più.
che è poi lo scopo primo ed ultimo dell'intraprendere.

vero, ma se lo si facesse con un pò meno avidità, staremmo tutti meglio .
5 star!!!
 
dexxter ha scritto:
concludendo,a parte su alcune considerazioni assai giuste, direi che chi va all'estero lo fa solo per guadagnare di più.
o per sopravvivere rispetto ai "colleghi" che hanno già "traslocato" o rispetto a produttori esetri che, grazie all'intervento dei loro stati, operano in regime dumping (in effetti questo è un altro problema ancora)
 
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
|Mauro65| ha scritto:
la combinazione dei due punti sopra spiega tutto
La competitività è un concetto identificabile come un costrutto di elementi diversi, elementi tra i quali figura il costo del lavoro.++++Sarebbe folle(e praticamente irrealizzabile) cercare di recuperare capacità competitiva comprimendo il costo del lavoro.
In riguardo al secondo punto +++ è anche vero che in Italia non esiste uno strumento unico, omogeneo e sufficiente(dal punto di vista del trattamento economico erogato) di protezione del lavoratore licenziato. La rigidità del lavoro supplisce all'assenza di un welfare adeguato.Saluti
Standing ovation
E l'esempio dell'Austria che facevo sopra non è casuale. Pur con costo del lavoro superiore al nostro, ho visto imprenditori scegliere tale Paese ... certezza e stabilità legislativa, possibilità di discutere di eventuali problemi prima del loro verificarsi e, soprattutto, di trovare soluzioni certe e reciprocamente condivise, agenzie governative al servizio del soggetto imprenditore e non viceversa (ma, di converso, anche molta severità nel far rispettare le leggi, e nel tutelare chi le rispetta). Chiaro che una scelta di questo tipo la puoi fare se il tuo prodotto ha contenuti qualificanti.
Buona notte
 
dexxter ha scritto:
belpietro ha scritto:
dexxter ha scritto:
|Mauro65| ha scritto:
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia

perché prima o poi i clienti verranno a mancare
concludendo,a parte su alcune considerazioni assai giuste, direi che chi va all'estero lo fa solo per guadagnare di più.
che è poi lo scopo primo ed ultimo dell'intraprendere.

vero, ma se lo si facesse con un pò meno avidità, staremmo tutti meglio .

mi diventi socialista ?
 
la colpa è di questa Repubblica delle Banane chiamata Italia. Troppe tasse, troppa burocrazia...

E la colpa è anche della globalizzazione, anzi soprattutto. Questo è un cane che si morde la coda, economicamente parlando. Non solo, io credo che da qui a 100 anni,. l'Italia e non solo, saranno paesi da terzo mondo, dove gli italiani a causa della disoccupazione, non si potrà più permettere tutto quello che ha adesso.

Io sono sempre dell'idea che un bel colpo di stato, non ci starebbe mica male.

Mi dispiace, ma qui stiamo cadendo veramente in basso. Molto in basso.
 
arhat ha scritto:
dexxter ha scritto:
belpietro ha scritto:
dexxter ha scritto:
|Mauro65| ha scritto:
spiego solo la realtà dei fatti
pian piano se ne andranno tutti dall'Italia

perché prima o poi i clienti verranno
che è poi lo scopo primo ed ultimo dell'intraprendere.

vero, ma se lo si facesse con un pò meno avidità, staremmo tutti meglio .

mi diventi socialista ?
non sia mai; tuttavia ci sono cose che non dovrebbero essere ne di dx ne di sx
 
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