sco ha scritto:
Scusate se sono polemico... ma, A MIO AVVISO, avete frainteso quello che ha scritto Giorgio o, in alternativa, SEMPRE A MIO AVVISO, non avete la giusta sensibilità per comprendere quali sono le ingiustizie della vita...
PASSO E CHIUDO.
Caro sco...e se non fosse nè una nè l'altra?
Comunque non sei polemico. Sai che ogni tuo intervento qui dentro è ben accetto, anzi, in generale e se ne voglia, scrivi di più.
Se ho o meno la sensibilità per capire determinate cose non lo so e forse non sono io che dovrei dirlo ma le persone con cui parlo, che ascolto, con cui ho a che fare. Quindi non ti so dire, ma potrebbe anche essere che davvero non abbia la sensibilità per capire le ingiustizie della vita.
E potrebbe anche essere che abbia frainteso quello che intende Giorgio (miranda).
Indipendentemente da queste ipotesi, confermo però quanto ho scritto nel mio messaggio precedente.
L'altro ieri ho accompagnato una persona a trovare un'altra persona, molto malata, terminale. I medici le hanno dato, dal giorno 1 agosto, al massimo 60-90 giorni di vita. Persona giovane, con un marito e una figlia. La serenità di questa persona è qualcosa di disarmante e non se la prende certo con le ingiustizie della vita.
La settimana precedente sono stato a trovare una ragazza molto malata. Giovanissima, un marito, due bambini. Una malattia molto rara e degenerativa che in diversi anni nessuno le ha diagnosticato con esattezza per il semplice fatto che pare non esistano casi di studio su cui basare una concreta e reale diagnosi. La ragazza ha molte difficoltà, non solo motorie. Anche qui, la serenità con cui questa persona vive la propria malattia è qualcosa di disarmante. Infonde lei, mettendoci tutta la forza che ha dentro, coraggio e tranquillità alla famiglia e a coloro i quali vanno a trovarla. Davanti alla sua domanda "Ciao, come stai", vedendola...ti assicuro che non ti puoi lamentare di nulla a livello fisico. Le sue giornate, in quel poco tempo in cui riesce a rimanere "fuori dal letto" è un continuo sorridere e un continuo credere nella propria famiglia e non passa certo il tempo a prendersela con le ingiustizie della vita.
Poco tempo fa, sono stato a trovare un'altra persona, anch'ella molto giovane, sposata. Anch'ella malata gravemente, anzi, doppiamente colpita da "quel male" che pare essere sempre incurabile. Non passa certo a prendersela con le ingiustizie della vita, ma cerca proprio nella sua famiglia tutto l'appoggio possibile, cercando lei stessa di incoraggiare e stimolare chi ha accanto, trasmettendo loro un sorriso molto radioso e contagioso.
Questi sono solo tre esempi di persone che mai e ripeto mai...hanno pensato almeno una sola volta che la vita sia ingiusta.
Alla luce di questo, ora, prova a rileggere il mio messaggio sopra che ho scritto in precedenza e poi ti chiedo di provare a "rivalutarmi".
Se poi ti risulto ancora senza la giusta sensibilità o con difficoltà a capire...beh...pazienza. Rispetto comunque il tuo pensiero e la tua opinione, come ho sempre fatto e come sempre farò, nei tuoi confronti ma anche di tutti gli altri.
Per rimanere in tema discussione, direi che l'importanza di un incontro a volte davvero può cambiare la vita, ma basterebbe anche solo che questa possa venire consolata, lenita, resa un pochino meno "pesante" di quello che già è nella quotidianità e credo che lo spirito di krassevo, che ha lanciato questa discussione, era proprio quello di evidenziare questa cosa.