Ho potuto leggere solo ieri l'articolo di Roberto Lo Vecchio di Quattroruote.
Diciamo che il giornalista fa un po' di confusione con i numeri e i mercati.
Dati innegabili sono: riduzione della gamma di prodotti in vendita in Italia (Europa); mancanza di modelli sportivi.
Per il resto, si tratta di affermazioni quantomeno discutibili:
"...un declino che pare inarrestabile..."; "...voglia di sognare e dura realtà dei conti."
Honda Auto ha venduto 3,5 milioni di auto nel 2010.
Di queste 1.230 mila negli Stati Uniti, 647 mila in Giappone (n.2 in quel mercato, vedi http://autoten.com/2011/01/20/vehicle-sale-2010-this-is-the-full-figure-of-japan/ ).
In Europa nel 2010 ha venduto (fonte ACEA) 127 mila auto pari all'1,2%. Nei momenti migliori Honda ha venduto in Europa al massimo 200 mila auto.
Il giornalista ha voluto creare una sorta di sillogismo tra la mancanza di modelli sportivi e il volume di vendite (in Europa, ma non lo ha specificato), dimenticandosi di dire che è dal 2005 che Honda non ha più, in Europa, modelli sportivi ad esclusione dell'ottima Civic Type R.
Non è stato aiutato, poi, dai colleghi Lyon e Pompetti che hanno voluto dare a intendere che Honda sta soffrendo in Giappone e negli USA ("resiste grazie alle monovolume", "la top ten è un ricordo").
Ripeto: è la numero 2 del mercato giapponese ed ha il 10% del mercato americano.
Si è poi inerpicato in una confusissima spiegazione tra risultato operativo, margine operativo, vendite di auto e vendite di motori che Honda ha avuto nel tempo chiudendo l'articolo con la frase appunto "...dura realtà dei conti."
Ma dde che!
Una società automobilistica con ROS e ROE del 6,3% è qualcosa di unico nel panorama mondiale (forse solo Porsche potrebbe vantare simili numeri).
Honda Auto SOLO nel quarto trimestre fiscale del 2010 (cioè da gennaio 2011 a marzo 2011) ha avuto una leggera perdita, legata alla questione terremoto e al cambio dei suoi modelli più importanti (Civic e Accord).
Non a caso nel primo trimestre del nuovo anno fiscale (aprile giugno 2011) sta risalendo velocemente nella produzione e negli utili (vedi http://www.huffingtonpost.com/2011/08/01/honda-profits-recovery-sales-japan-earthquake_n_914703.html ).
Insomma il mercato europeo di Honda, lo sappiamo, non è mai stato il suo mercato di riferimento; è innegabile che sia stato trascurato nella gamma di modelli da vendere.
Non ha voluto o potuto presentare un piccolo motore diesel, né nuovi motori pompati per i modelli di punta, ma, se e quando lo farà, potrà tranquillamente ritornare ad avere il 2% del mercato europeo e ridare ossigeno ai concessionari europei della marca (loro sì che ne hanno bisogno!).
Di qui, però affermare che "Honda è un marchio al tramonto", che "la casa nipponica è in crisi" (!), che "Honda deve essere salvata", è assolutamente fuori luogo e del tutto ingiustificato, inaccettabile e soprattutto giornalisticamente inaccurato (per usare un termine caro al giornalismo anglosassone).
P.S. ma l'articolo sulla Rivoluzione silenziosa di BMW non era marchiato come "informazione pubblicitaria": come mai? lo diciamo al garante del lettore?