Se vogliamo possiamo anche fare il conto della serva e scoprire che, com'era gestito, il museo probabilmente non guadagnava, e forse nemmeno andava in pareggio.
Solo che il punto di aprire e mantenere un museo, per una casa automobilistica, non è quello di produrre reddito immediato in cassa ( da prelevare per mandarlo alle Cayman ).
Una casa apre un museo per raccogliere la propria storia, la propria cultura automobilistica, e soprattutto, per fare un investimento di marketing. Le frotte di ragazzini che arrivano e sbrodolano davanti alle Ferrari, Alfa Romeo o Porsche di un museo, rimarranno innamorate del marchio per sempre, ed annoteranno questi gioielli sulla loro lista dei desideri per quando saranno grandi. Sono futuri clienti, e quindi un patrimonio impagabile. Ora, se ben gestito, un museo così può anche guadagnare a fine anno, ma non è necessario. Se ad esempio penso al museo Skoda....
Il punto è che il museo Alfa, per uno strano incantesimo, funziona alla rovescia. La produzione attuale, a confronto dei gioielli esposti, tenta il suicidio per la vergogna. E quindi la stessa fascinazione del visitatore che, per Ferrari, fa da volano al desiderio, nel caso Alfa fa rischia di dare la stura all'incredulità, ed alla riprovazione.
E se per avere questo effetto deleterio devi pure sostenere un costo, si apprende presto che Fiat "non si può permettere di tenere aperto il museo".
Ed è una curiosa coincidenza, quasi un'allegoria della realtà. Perchè nella stessa identica maniera, non si può permettere nemmeno di tenere in vita lo stesso marchio, che sta morendo di stenti.