<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Mascherine: addio o arrivederci? | Page 67 | Il Forum di Quattroruote

Mascherine: addio o arrivederci?

Io visto il risultato: da quando ho iniziato l'uso non ho preso il covid, ma nemmeno una influenza, ma nemmeno un raffreddore. Ffp2 a vita dove c'è folla. Soprattutto perché ogni giorno entro in rsa. Qualcuno mi insulterà ancora? Son problemi suoi.
Premesso che ciascuno ha il sacrosanto diritto di usare la mascherina se lo ritiene utile o opportuno, la parte evidenziata è una riflessione molto interessante.
Un po’ tutti abbiamo sperimentato la scomparsa di raffreddori, influenze e simili durante l’inverno 2020/21 e, in misura minore, nel 2021/22. Ora stanno tornando fuori e, a quanto pare, spesso in forma più cattivella che nel passato. Molti medici e il senso comune dicono che la maggior aggressività di queste malattie stagionali sia dovuta proprio al mancato “allenamento” del nostro sistema immunitario. Giusto? Sbagliato? Personalmente e da ignorante opterei per la tesi del “mancato allenamento” (perché i virus influenzali, para influenzali e del raffreddore sono alquanto mutevoli, mica come il morbillo (esempio) che una volta vaccinati o infettato sei tranquillo a vita. Tuttavia, quando vado a trovare mia madre in RSA la metto perché vado in una comunità di fragili. Per motivi simili l’ho indossata di recente portando mio suocero in ospedale per un controllo. In tutte le altre occasioni, no.
 
Io anche prima delle mascherine non prendo l'influenza o un brutto raffreddore da un secolo.
In compenso da quando ci sono le mascherine non mi è più capitato di avere mal di gola,cosa che invece era piuttosto frequente.

Non dimentichiamoci anche un'altra cosa.
Il sistema immunitario si allena anche a prendere farmaci.
Chi ne ha bisogno spesso e volentieri poi lamenta che smettono di fare effetto e deve passare a farmaci più pesanti.
Io per fortuna non prendo mai nulla ma le rarissime volte che mi capita mi sembra che facciano effetto subito,altre persone che conosco con lo stesso farmaco è come acqua fresca.
 
Stamattina mio padre ha fatto la quinta dose.
Uscendo dall'asl ha incrociato un conoscente che gli ha chiesto "Ma come porti ancora la mascherina?" come se fosse un capo d'abbigliamento passato di moda.
Lui ha replicato che era appena uscito dall'asl per fare la quinta dose e questa persona ha risposto "Ah no io basta,di veleno non me ne faccio più mettere in corpo".
 
Io vedo ogni giorno gente addossata in metropolitana, gente che starnutisce o tossisce in faccia alle altre persone. Mascherine ormai desuete e se le indossi devi sempre stare a giustificare perché e per come. Non mi pare molto educato, né tanto meno furbo.
Vivere sotto una campana di vetro non si può, e forse è persino sbagliato come scrive U2511, ma da qui a dire che meglio far circolare liberamente i virus influenzali ce ne corre.
Io, poco più che quarantenne, farò l'antinfluenzale e continuerò ad indossare la mascherina in metro e nei luoghi chiusi. Negli ultimi anni, fase pre-covid, proprio la frequentazione dei mezzi pubblici romani mi ha portato a prendere più volte l'influenza. Se posso evitarlo tanto meglio.
Ha senso far sì che 5-10 milioni di italiani ogni anno passino una settimana a letto con la febbre alta, quando abbiamo strumenti per contenere la diffusione del virus? Secondo me no, è come dire non usiamo la cintura di sicurezza perché tanto, se faccio un incidente, mi posso sempre curare. D'accordo, di influenza stagionale non si muore (quasi) mai, ma nel 2022 non mi pare molto furbo decimare le classi a scuola, gli uffici pubblici e privati e quant'altro perché ci si ostina a vivere come nel 1950, quando i presidi sanitari non esistevano
 
A me sembra che ultimamente sia sempre più in voga come sport la scatarrata in stile libero.
Vedo gente che tossisce o addirittura sputa per strada senza curarsi minimamente degli altri.
Senza arrivare al covid uno potrebbe anche essere sano come un pesce ma i propri bacilli se li dovrebbe tenere per se.
 
Stamattina mio padre ha fatto la quinta dose.
Uscendo dall'asl ha incrociato un conoscente che gli ha chiesto "Ma come porti ancora la mascherina?" come se fosse un capo d'abbigliamento passato di moda.
Lui ha replicato che era appena uscito dall'asl per fare la quinta dose e questa persona ha risposto "Ah no io basta,di veleno non me ne faccio più mettere in corpo".
Dopo 5 dosi, non ti viene il dubbio che non serve ad un granché questa specie di vaccino? Oppure bisogna arrivare alla ventesima dose e continuare a sperare che forse faccia qualcosa, visto che la Pfaizer ha candidamente ammesso che il loro vaccino non copre quasi niente e non lo hanno nemmeno testato per "mancanza di tempo"? Mi sento preso in giro, per non dire altro. Tra l'altro, leggevo sul quotidiano abruzzese, che la quarta dose si è rivelata un flop.
 
Dopo 5 dosi, non ti viene il dubbio che non serve ad un granché questa specie di vaccino?

Certo sarebbe meglio se,come avviene per altri vaccini,una dose coprisse tutta la vita.
Ma non è così.
A me personalmente le 4 dosi di vaccino non hanno creato praticamente nessuno effetto collaterale che valga la pena di essere menzionato quindi se anche dovessi fare un richiamo all'anno per tutta la vita amen.

La cosa che mi lascia un po' perplesso è che spesso le critiche sull'efficacia dei vaccini arrivano da persone che nella vita fanno tutt'altro.
Non è uno sgabello o una credenza che si può dire il mio falegname con 30000 lire lo faceva meglio.
Voi ve lo somministrereste un vaccino fatto in casa da me?
Io ve lo sconsiglio...:emoji_wink:
 
Ha detto che il vaccino è eccezionale e che lo hanno sperimentato per bene? Comunque sta diventando una barzelletta questo pseudo-vaccino.
Visto che nella vita faccio altro, preferisco far parlare la Prof.ssa Antonella Viola che di mestiere fa l'immunologa e quindi si occupa di sistema immunitario:

"Nelle scorse settimane, la rete ha vissuto un rigurgito no vax dovuto ad una frase del CEO di Pfizer che, rispondendo ad una domanda specifica, ha ribadito che nei primissimi studi di efficacia dei vaccini contro il Covid19 non si era valutato l’effetto sulla trasmissibilità del virus, ma ci si era concentrati sulla malattia. Come se questa fosse una verità a lungo tenuta nascosta e poi estorta sotto tortura al numero uno di Pfizer, il piccolo ma rumoroso popolo no vax e no green pass ha gridato allo scandalo, sostenendo che il vaccino non ha mai bloccato la trasmissione del virus e che quindi noi scienziati abbiamo raccontato frottole dichiarando che ci si vaccina anche per tutelare la comunità; ma, soprattutto, che il green pass non aveva nessuna validità scientifica ed era quindi solo un abuso. In realtà, nella sua incapacità di comprendere la scienza, anche in questo caso il popolo no vax ha preso un abbaglio. E’ vero che il primo studio di Pfizer non prese in esame l’efficacia del vaccino nel proteggere dal contagio, tuttavia non solo questo non è mai stato un segreto (perché un vaccino sia approvato basta dimostrare che è sicuro e che protegge dalla malattia) e, a suo tempo, fu anzi ampiamente commentato da tutti gli esperti, ma, soprattutto, dopo l’approvazione, numerosissimi studi mostrarono che le vaccinazioni prevenivano l’infezione e la trasmissione, non solo la malattia severa. Prima che arrivasse Omicron, i vaccini che abbiamo utilizzato erano infatti altamente efficaci nel prevenire il contagio. Ciò che alcuni cittadini (e anche alcuni giornalisti) non riescono ancora a capire è che rispetto alla prima versione del SARS-CoV-2, quella sulla cui sequenza sono stati disegnati i vaccini, il virus è cambiato molto e molte volte, facendo via via diminuire l’efficacia degli stessi nei confronti del contagio. Attenzione però: anche con Omicron, l’efficacia dei vaccini nel bloccare la trasmissione è molto diminuita ma non si è azzerata! Uno studio in revisione, per esempio, mostra che la vaccinazione riduce del 24% il rischio di trasmettere Omicron ai contatti stretti.
L’introduzione del green pass è avvenuta quindi sulla base di solidi dati che mostravano l’efficacia dei vaccini nel ridurre non solo il rischio di ammalarsi e mettere in crisi gli ospedali (e questo, in quel momento, sarebbe già stato sufficiente) ma anche la circolazione del virus. Sebbene qualche irriducibile ancora non si arrenda, è ormai evidente che, pur con i loro limiti e nonostante le mutazioni continue del coronavirus, i vaccini ci hanno permesso di ricominciare a vivere senza più restrizioni e paure. Con l’85% della popolazione vaccinata, non ha senso discutere di green pass se non per fare polemica, perché questo strumento è stato importante in una fase critica della lotta alla pandemia ma oggi, grazie ai cittadini che si sono vaccinati, non serve più. Tuttavia non va distorta la verità della nostra storia, che sia lontana o recente, perché chi nega la storia rallenta il progresso di tutta la comunità.
Proprio partendo da queste evidenze, dovremmo decidere oggi come gestire i richiami o le nuove vaccinazioni. Il vero problema è che la protezione dal contagio ottenuta con la vaccinazione dura poco mentre, fortunatamente, rimane molto alta e più duratura la protezione offerta nei confronti della malattia severa. D’altro canto, è impensabile che la popolazione possa vaccinarsi tutta ogni quattro mesi e servono quindi indicazioni chiare su chi ha davvero bisogno di richiami frequenti e chi può, per il momento, chiudere il capitolo vaccinazioni anti-Covid19. Ma serve anche che, nel dubbio, siano i medici di medicina generale a guidare i propri assistiti nella decisione, perché nessuno ne conosce meglio lo stato di salute e lo stile di vita. Così come è bene fidarsi delle indicazioni del pediatra per decidere se vaccinare i bambini con meno di cinque anni. Finalmente, anche in Italia questi vaccini sono disponibili e possono essere utilizzati per proteggere i più piccoli dal Covid19. I vaccini sono sicuri e possono evitare ai nostri bambini giorni di febbre e spossatezza o di ricovero in ospedale. Come sempre, la vaccinazione è raccomandata per tutti ma è particolarmente importante nei casi di bambini che, per patologie preesistenti, sono a maggiore rischio di andare incontro ad una malattia complicata. Fidiamoci quindi della scienza che, nonostante le chiacchiere da social, finora è stata davvero un faro nella tempesta".


(Editoriale pubblicato su La Stampa)
 
Ultima modifica di un moderatore:
Certo sarebbe meglio se,come avviene per altri vaccini,una dose coprisse tutta la vita.
Ma non è così.
A me personalmente le 4 dosi di vaccino non hanno creato praticamente nessuno effetto collaterale che valga la pena di essere menzionato quindi se anche dovessi fare un richiamo all'anno per tutta la vita amen.

La cosa che mi lascia un po' perplesso è che spesso le critiche sull'efficacia dei vaccini arrivano da persone che nella vita fanno tutt'altro.
Non è uno sgabello o una credenza che si può dire il mio falegname con 30000 lire lo faceva meglio.
Voi ve lo somministrereste un vaccino fatto in casa da me?
Io ve lo sconsiglio...:emoji_wink:
Ti starebbe bene farlo per tutta la vita????
Comunque, dici che ti lascia perplesso chi critica il vaccino in quanto si occupa tutt'altro nella vita.....a questo punto non dovremmo neanche parlare di auto perché qui non ci sono ingegneri, non ci sono designers, non ci sono amministratori delegati, non ci sono direttori di marketing. Per vaccino, io intendo un qualcosa che faccio una sola volta perché se va ad oltranza, ha un'altro nome. Gente con tre dosi che comunque ha preso il Covid.....mi suona strano. Però capisco che questo argomento è molto spinoso e mi attirerò antipatie, ma non fa niente, ho il mio pensiero e lo esprimo.
 
Visto che nella vita faccio altro, preferisco far parlare la Prof.ssa Antonella Viola che di mestiere fa l'immunologa e quindi si occupa di sistema immunitario:

"Nelle scorse settimane, la rete ha vissuto un rigurgito no vax dovuto ad una frase del CEO di Pfizer che, rispondendo ad una domanda specifica, ha ribadito che nei primissimi studi di efficacia dei vaccini contro il Covid19 non si era valutato l’effetto sulla trasmissibilità del virus, ma ci si era concentrati sulla malattia. Come se questa fosse una verità a lungo tenuta nascosta e poi estorta sotto tortura al numero uno di Pfizer, il piccolo ma rumoroso popolo no vax e no green pass ha gridato allo scandalo, sostenendo che il vaccino non ha mai bloccato la trasmissione del virus e che quindi noi scienziati abbiamo raccontato frottole dichiarando che ci si vaccina anche per tutelare la comunità; ma, soprattutto, che il green pass non aveva nessuna validità scientifica ed era quindi solo un abuso. In realtà, nella sua incapacità di comprendere la scienza, anche in questo caso il popolo no vax ha preso un abbaglio. E’ vero che il primo studio di Pfizer non prese in esame l’efficacia del vaccino nel proteggere dal contagio, tuttavia non solo questo non è mai stato un segreto (perché un vaccino sia approvato basta dimostrare che è sicuro e che protegge dalla malattia) e, a suo tempo, fu anzi ampiamente commentato da tutti gli esperti, ma, soprattutto, dopo l’approvazione, numerosissimi studi mostrarono che le vaccinazioni prevenivano l’infezione e la trasmissione, non solo la malattia severa. Prima che arrivasse Omicron, i vaccini che abbiamo utilizzato erano infatti altamente efficaci nel prevenire il contagio. Ciò che alcuni cittadini (e anche alcuni giornalisti) non riescono ancora a capire è che rispetto alla prima versione del SARS-CoV-2, quella sulla cui sequenza sono stati disegnati i vaccini, il virus è cambiato molto e molte volte, facendo via via diminuire l’efficacia degli stessi nei confronti del contagio. Attenzione però: anche con Omicron, l’efficacia dei vaccini nel bloccare la trasmissione è molto diminuita ma non si è azzerata! Uno studio in revisione, per esempio, mostra che la vaccinazione riduce del 24% il rischio di trasmettere Omicron ai contatti stretti.
L’introduzione del green pass è avvenuta quindi sulla base di solidi dati che mostravano l’efficacia dei vaccini nel ridurre non solo il rischio di ammalarsi e mettere in crisi gli ospedali (e questo, in quel momento, sarebbe già stato sufficiente) ma anche la circolazione del virus. Sebbene qualche irriducibile ancora non si arrenda, è ormai evidente che, pur con i loro limiti e nonostante le mutazioni continue del coronavirus, i vaccini ci hanno permesso di ricominciare a vivere senza più restrizioni e paure. Con l’85% della popolazione vaccinata, non ha senso discutere di green pass se non per fare polemica, perché questo strumento è stato importante in una fase critica della lotta alla pandemia ma oggi, grazie ai cittadini che si sono vaccinati, non serve più. Tuttavia non va distorta la verità della nostra storia, che sia lontana o recente, perché chi nega la storia rallenta il progresso di tutta la comunità.
Proprio partendo da queste evidenze, dovremmo decidere oggi come gestire i richiami o le nuove vaccinazioni. Il vero problema è che la protezione dal contagio ottenuta con la vaccinazione dura poco mentre, fortunatamente, rimane molto alta e più duratura la protezione offerta nei confronti della malattia severa. D’altro canto, è impensabile che la popolazione possa vaccinarsi tutta ogni quattro mesi e servono quindi indicazioni chiare su chi ha davvero bisogno di richiami frequenti e chi può, per il momento, chiudere il capitolo vaccinazioni anti-Covid19. Ma serve anche che, nel dubbio, siano i medici di medicina generale a guidare i propri assistiti nella decisione, perché nessuno ne conosce meglio lo stato di salute e lo stile di vita. Così come è bene fidarsi delle indicazioni del pediatra per decidere se vaccinare i bambini con meno di cinque anni. Finalmente, anche in Italia questi vaccini sono disponibili e possono essere utilizzati per proteggere i più piccoli dal Covid19. I vaccini sono sicuri e possono evitare ai nostri bambini giorni di febbre e spossatezza o di ricovero in ospedale. Come sempre, la vaccinazione è raccomandata per tutti ma è particolarmente importante nei casi di bambini che, per patologie preesistenti, sono a maggiore rischio di andare incontro ad una malattia complicata. Fidiamoci quindi della scienza che, nonostante le chiacchiere da social, finora è stata davvero un faro nella tempesta".

(Editoriale pubblicato su La Stampa)
Troppi scienziati, troppi esperti, troppe opinioni. Fidiamoci della scienza? La scienza non è infallibile e ci sono troppi interessi nel mondo del farmaco.
 
Visto che nella vita faccio altro, preferisco far parlare la Prof.ssa Antonella Viola che di mestiere fa l'immunologa e quindi si occupa di sistema immunitario:

"Nelle scorse settimane, la rete ha vissuto un rigurgito no vax dovuto ad una frase del CEO di Pfizer che, rispondendo ad una domanda specifica, ha ribadito che nei primissimi studi di efficacia dei vaccini contro il Covid19 non si era valutato l’effetto sulla trasmissibilità del virus, ma ci si era concentrati sulla malattia. Come se questa fosse una verità a lungo tenuta nascosta e poi estorta sotto tortura al numero uno di Pfizer, il piccolo ma rumoroso popolo no vax e no green pass ha gridato allo scandalo, sostenendo che il vaccino non ha mai bloccato la trasmissione del virus e che quindi noi scienziati abbiamo raccontato frottole dichiarando che ci si vaccina anche per tutelare la comunità; ma, soprattutto, che il green pass non aveva nessuna validità scientifica ed era quindi solo un abuso. In realtà, nella sua incapacità di comprendere la scienza, anche in questo caso il popolo no vax ha preso un abbaglio. E’ vero che il primo studio di Pfizer non prese in esame l’efficacia del vaccino nel proteggere dal contagio, tuttavia non solo questo non è mai stato un segreto (perché un vaccino sia approvato basta dimostrare che è sicuro e che protegge dalla malattia) e, a suo tempo, fu anzi ampiamente commentato da tutti gli esperti, ma, soprattutto, dopo l’approvazione, numerosissimi studi mostrarono che le vaccinazioni prevenivano l’infezione e la trasmissione, non solo la malattia severa. Prima che arrivasse Omicron, i vaccini che abbiamo utilizzato erano infatti altamente efficaci nel prevenire il contagio. Ciò che alcuni cittadini (e anche alcuni giornalisti) non riescono ancora a capire è che rispetto alla prima versione del SARS-CoV-2, quella sulla cui sequenza sono stati disegnati i vaccini, il virus è cambiato molto e molte volte, facendo via via diminuire l’efficacia degli stessi nei confronti del contagio. Attenzione però: anche con Omicron, l’efficacia dei vaccini nel bloccare la trasmissione è molto diminuita ma non si è azzerata! Uno studio in revisione, per esempio, mostra che la vaccinazione riduce del 24% il rischio di trasmettere Omicron ai contatti stretti.
L’introduzione del green pass è avvenuta quindi sulla base di solidi dati che mostravano l’efficacia dei vaccini nel ridurre non solo il rischio di ammalarsi e mettere in crisi gli ospedali (e questo, in quel momento, sarebbe già stato sufficiente) ma anche la circolazione del virus. Sebbene qualche irriducibile ancora non si arrenda, è ormai evidente che, pur con i loro limiti e nonostante le mutazioni continue del coronavirus, i vaccini ci hanno permesso di ricominciare a vivere senza più restrizioni e paure. Con l’85% della popolazione vaccinata, non ha senso discutere di green pass se non per fare polemica, perché questo strumento è stato importante in una fase critica della lotta alla pandemia ma oggi, grazie ai cittadini che si sono vaccinati, non serve più. Tuttavia non va distorta la verità della nostra storia, che sia lontana o recente, perché chi nega la storia rallenta il progresso di tutta la comunità.
Proprio partendo da queste evidenze, dovremmo decidere oggi come gestire i richiami o le nuove vaccinazioni. Il vero problema è che la protezione dal contagio ottenuta con la vaccinazione dura poco mentre, fortunatamente, rimane molto alta e più duratura la protezione offerta nei confronti della malattia severa. D’altro canto, è impensabile che la popolazione possa vaccinarsi tutta ogni quattro mesi e servono quindi indicazioni chiare su chi ha davvero bisogno di richiami frequenti e chi può, per il momento, chiudere il capitolo vaccinazioni anti-Covid19. Ma serve anche che, nel dubbio, siano i medici di medicina generale a guidare i propri assistiti nella decisione, perché nessuno ne conosce meglio lo stato di salute e lo stile di vita. Così come è bene fidarsi delle indicazioni del pediatra per decidere se vaccinare i bambini con meno di cinque anni. Finalmente, anche in Italia questi vaccini sono disponibili e possono essere utilizzati per proteggere i più piccoli dal Covid19. I vaccini sono sicuri e possono evitare ai nostri bambini giorni di febbre e spossatezza o di ricovero in ospedale. Come sempre, la vaccinazione è raccomandata per tutti ma è particolarmente importante nei casi di bambini che, per patologie preesistenti, sono a maggiore rischio di andare incontro ad una malattia complicata. Fidiamoci quindi della scienza che, nonostante le chiacchiere da social, finora è stata davvero un faro nella tempesta".

(Editoriale pubblicato su La Stampa)
Bravo e grazie per aver trovato e pubblicato questo contributo!
 
Back
Alto