riporto l'articolo di autoblog.
Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, ha voluto precisare come l?attuale dirigenze creda ?nel marchio Alfa Romeo e nel suo posizionamento sul mercato?. Dal Quirinale, dove ha presentato la Giulietta in presenza di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, il manager italo-canadese ha poi riconosciuto il valore della nuova berlina (?Il lancio della nuova Giulietta è un?occasione per rilanciare il marchio dell?Alfa Romeo. Il nome ?Giulietta? è oramai storico, ma i contenuti sono totalmente aggiornati?), precisando poi come ?non dovrebbe essere l?ultima Alfa prodotta in Italia?.
Marchionne, accompagnato da Luca Cordero di Montezemolo, John Elkann (presidente e vice-presidente del Gruppo Fiat) e dall?amministratore delegato del Biscione Harald Wester, ha mostrato a Napolitano una Giulietta 2.0 JTDM da 170 cavalli in allestimento Dinstinctive e colorazione ?Blu Profondo?. ?Gli è piaciuta molto, mi ha detto che è una bellissima auto?, ha poi rivelato Marchionne.
la fonte dell'articolo è La Stampa
Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, ha voluto precisare come l?attuale dirigenze creda ?nel marchio Alfa Romeo e nel suo posizionamento sul mercato?. Dal Quirinale, dove ha presentato la Giulietta in presenza di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, il manager italo-canadese ha poi riconosciuto il valore della nuova berlina (?Il lancio della nuova Giulietta è un?occasione per rilanciare il marchio dell?Alfa Romeo. Il nome ?Giulietta? è oramai storico, ma i contenuti sono totalmente aggiornati?), precisando poi come ?non dovrebbe essere l?ultima Alfa prodotta in Italia?.
Marchionne, accompagnato da Luca Cordero di Montezemolo, John Elkann (presidente e vice-presidente del Gruppo Fiat) e dall?amministratore delegato del Biscione Harald Wester, ha mostrato a Napolitano una Giulietta 2.0 JTDM da 170 cavalli in allestimento Dinstinctive e colorazione ?Blu Profondo?. ?Gli è piaciuta molto, mi ha detto che è una bellissima auto?, ha poi rivelato Marchionne.
la fonte dell'articolo è La Stampa