ieri Marchionne ha parlato a NY, mostrandosi ottimista per l'avventura americana ma molto guardingo sull'Europa....
Ecco l'articolo completo (dal Sole 24 Ore)
Marchionne: «Chrysler in nero nel 2010»
Ha citato Platone, Friedrich Nietzsche e Carl Marx. Ma per spiegare il suo pensiero sullo stato delle cose al forum dell'associazione dei concessionari automobilistici americani tenutosi ieri a Manhattan, Sergio Marchionne ha scelto una citazione di un filosofo americano contemporaneo. «We got one last chance to make it real» - abbiamo un'ultima opportunità per riuscirci. Dalla canzone "Thunder Road" di Bruce Springsteen. Il Boss.
Marchionne si è detto fiducioso. Invocando la teoria economica dell'innovazione basata sulla «distruzione creativa» di ciò che è vecchio e superato, ha detto che il suo piano quinquennale di «ricostruzione creativa» di una Chrysler sempre più integrata con la Fiat sta procedendo secondo i tempi previsti. Oggi «non brucia ma produce cassa» e dispone di oltre cinque miliardi di cash. Nel 2010, ha ribadito, gli obiettivi del pareggio operativo e della vendita di 1,1 milioni di vetture sul mercato statunitense sono «ambiziosi ma raggiungibili». Entro il 2012 tutta la gamma sarà rinnovata. E nell'arco dei prossimi cinque anni verranno investiti 500 milioni di dollari nella rete di concessionari.
L'azienda, inoltre, ripagherà «ogni centesimo che il governo americano e quello canadese ci hanno prestato». A dimostrazione che gli sforzi di quei governi erano giustificati. Un punto questo su cui, almeno per ora, non tutti concordano. Se ne è accorto lo stesso Marchionne, quando il forum è stato brevemente interrotto dalle grida contro il salvataggio governativo di un gruppo di una mezza dozzina di dimostranti che protestavano contro l'utilizzo da parte di Chrysler di autotrasportatori non sindacalizzati.
L'ottimismo di Marchionne sulle possibilità di successo della sfida Chrysler è però temperato dal rischio che la ricostruzione del gruppo - e dell'intera industria - non sia sufficientemente radicale nella sua creatività. Se la ripresa economica dovesse interrompere quegli sforzi, si ricadrebbe a suo dire nel vecchio vizio di nascondere i problemi sotto il tappeto. Cosa che porterebbe alla definitiva catastrofe industriale. Perchè, come recita il Boss, «questa è l'ultima opportunità».
Marchionne ha invitato tutti a non farsi illudere dalla ripresa economica. Perchè l'industria potrà sopravvivere soltanto se opterà per scelte radicali. «Quella del nostro settore è una storia di ritorni sugli investimenti inaccettabili. Nel corso degli anni si è provato tutto e il contrario di tutto, ogni trucco possibile e immaginabile ma non si è mai guardata la realtà in faccia», ha detto.
Un avvertimento che vale ancor di più dall'altro lato dell'oceano Atlantico. Perché la sua previsione è che quest'anno in Europa non si vedrà alcun miglioramento. Anzi. «Questo sarà l'anno peggiore per l'auto in Europa», ha sostenuto. Per quel che riguarda specificatamente il nostro Paese, a differenza degli Stati Uniti «la ripresa da noi si comincerà a rivedere solo nel 2011». Perchè, dopo un calo delle vendite di «proporzioni epiche» avvenuto l'anno scorso, «l'America è ripartita in maniera sana ed è completamente in vantaggio sull'Italia». E ha invitato il governo a fare scelte precise di politica industriale e decidere quali settori sviluppare.
Ecco l'articolo completo (dal Sole 24 Ore)
Marchionne: «Chrysler in nero nel 2010»
Ha citato Platone, Friedrich Nietzsche e Carl Marx. Ma per spiegare il suo pensiero sullo stato delle cose al forum dell'associazione dei concessionari automobilistici americani tenutosi ieri a Manhattan, Sergio Marchionne ha scelto una citazione di un filosofo americano contemporaneo. «We got one last chance to make it real» - abbiamo un'ultima opportunità per riuscirci. Dalla canzone "Thunder Road" di Bruce Springsteen. Il Boss.
Marchionne si è detto fiducioso. Invocando la teoria economica dell'innovazione basata sulla «distruzione creativa» di ciò che è vecchio e superato, ha detto che il suo piano quinquennale di «ricostruzione creativa» di una Chrysler sempre più integrata con la Fiat sta procedendo secondo i tempi previsti. Oggi «non brucia ma produce cassa» e dispone di oltre cinque miliardi di cash. Nel 2010, ha ribadito, gli obiettivi del pareggio operativo e della vendita di 1,1 milioni di vetture sul mercato statunitense sono «ambiziosi ma raggiungibili». Entro il 2012 tutta la gamma sarà rinnovata. E nell'arco dei prossimi cinque anni verranno investiti 500 milioni di dollari nella rete di concessionari.
L'azienda, inoltre, ripagherà «ogni centesimo che il governo americano e quello canadese ci hanno prestato». A dimostrazione che gli sforzi di quei governi erano giustificati. Un punto questo su cui, almeno per ora, non tutti concordano. Se ne è accorto lo stesso Marchionne, quando il forum è stato brevemente interrotto dalle grida contro il salvataggio governativo di un gruppo di una mezza dozzina di dimostranti che protestavano contro l'utilizzo da parte di Chrysler di autotrasportatori non sindacalizzati.
L'ottimismo di Marchionne sulle possibilità di successo della sfida Chrysler è però temperato dal rischio che la ricostruzione del gruppo - e dell'intera industria - non sia sufficientemente radicale nella sua creatività. Se la ripresa economica dovesse interrompere quegli sforzi, si ricadrebbe a suo dire nel vecchio vizio di nascondere i problemi sotto il tappeto. Cosa che porterebbe alla definitiva catastrofe industriale. Perchè, come recita il Boss, «questa è l'ultima opportunità».
Marchionne ha invitato tutti a non farsi illudere dalla ripresa economica. Perchè l'industria potrà sopravvivere soltanto se opterà per scelte radicali. «Quella del nostro settore è una storia di ritorni sugli investimenti inaccettabili. Nel corso degli anni si è provato tutto e il contrario di tutto, ogni trucco possibile e immaginabile ma non si è mai guardata la realtà in faccia», ha detto.
Un avvertimento che vale ancor di più dall'altro lato dell'oceano Atlantico. Perché la sua previsione è che quest'anno in Europa non si vedrà alcun miglioramento. Anzi. «Questo sarà l'anno peggiore per l'auto in Europa», ha sostenuto. Per quel che riguarda specificatamente il nostro Paese, a differenza degli Stati Uniti «la ripresa da noi si comincerà a rivedere solo nel 2011». Perchè, dopo un calo delle vendite di «proporzioni epiche» avvenuto l'anno scorso, «l'America è ripartita in maniera sana ed è completamente in vantaggio sull'Italia». E ha invitato il governo a fare scelte precise di politica industriale e decidere quali settori sviluppare.