alexmed ha scritto:franco58pv ha scritto:a mio avviso sta chiedendo aiuti per rilanciare il mercato dell'auto che sta morendo , lanciando i doverosi warningMauro 65 ha scritto:Come ripresa è davvero molto ottimista, io non la vedo prima degli anni '20 (forse, e sempre che veniamo annessi ad altre realtà).
Su Mirafiori e Cassino ha in pratica dato le date di chiusura ...
Questa volta non ha del tutto torto ; perche dalpunto di vista fiscale l'auto è stata spremuta ancora una come un limone
Non c'è nessuno ad ascoltare i warning. Hai sentito mai negli ultimi 15 anni parlare un politico dell'importanza del settore automotive in Italia? Stai sentendo qualcuno che parla di industria in modo serio e non per slogan simil campagna elettorale?
Siamo destinati ad un decrescita più o meno felice. Speriamo tenga il settore turismo e agroalimentare altrimenti siamo proprio destinati ad elemosinare ai bordi del mondo ricco.
Il settore industriale sta chiudendo tutto, non c'è settore non colpito. Le chiusure stanno accelerando. Guardatevi attorno, io sto a Brescia: ecatombe.
@Alexmed - Perfettamente d'accordo con te, il problema è prorpio qui: da un lato la filosofia aziendale di Marchionne, dall'altro l?ideologismo barricadero di Landini, è qui che si rivela il grande assente di questo duello: la politica. Perché solo una politica priva di una vera e propria visione dello sviluppo industriale del nostro Paese, una politica distratta dall?inessenziale e dal futile, può permettere che le relazioni industriali nel nostro Paese degenerino nell?ordalia. Il problema è proprio quello dei troppi vincoli e delle troppe inefficienze di sistema che gravano sulle imprese e sui lavoratori. Sergio Marchionne non incarnerà il perfetto modello del manager democratico e non sarà nemmeno tanto simpatico, ma ha se non altro il merito di parlare con franchezza. Tant?è che le sue esternazioni suscitano spesso dibattiti, diciamo così piuttosto, vivaci. E ciò, in un Paese, come l?Italia abituato al linguaggio curiale delle ellissi, dei sottintesi e dei buonismi ipocriti, rappresenta, piaccia o non piaccia, un fattore di chiarezza. Al dunque, i nostri parlamentari farebbero bene a evitare il facile tiro al bersaglio contro Marchionne, pensassero piuttosto a contribuire a realizzare una politica industriale degna di questo nome. È fin troppo facile, a questo punto, accusare Marchionne di arroganza e di insensibilità sociale; non è così che demonizzando il ?padrone? di turno, come la sinistra sindacale della Fiom è adusa fare da sempre, si risolvono i problemi delle relazioni industriali e dell?assetto più competitivo di una grande azienda come la Fiat.