<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Ma studiare tanto, al giorno d'oggi, serve a qualcosa? | Page 8 | Il Forum di Quattroruote

Ma studiare tanto, al giorno d'oggi, serve a qualcosa?

Mettetevi nei panni di un ragazzo che darà la maturità quest’anno. Oggi ha 18 anni, e, con l’aria che tira, dovrà lavorare fino a 70 anni per potersi ritirare con una pensione decente. E qui nasce il problema: studiare tanto, al giorno d’oggi, serve a qualcosa?

Penso che tutti siano d’accordo su un fatto: convivere per più di 50 anni con una attività che non si ama è una tortura, e la scappatoia “lavoro solo per lo stipendio, la mia vita è altrove” è difficile da sostenere. Chi lavora solo per lo stipendio odiando il lavoro che fa difficilmente farà carriera e sarà sempre sottoposto agli ordini (o al mobbing) di un capetto qualsiasi. E lo stipendio difficilmente potrà permettere la vera vita alternativa che si desidera.

Ma non è ancora finita. Nel secolo scorso esistevano tanti lavori condotti senza infamia o lode che permettevano una vita decente con la Lambretta o la Seicento, le ferie al bagno Mare e Pineta… Bene, vi do una notizia: questi lavori non esistono più, l’impiegato di banca è stato ucciso dall’home banking, la segretaria licenziata da Word e PC, l’operaio alla Fiat dai robot. Un televisore una volta veniva riparto, ora viene cambiato.

Ed ora vi rivelo un segreto: uno vi paga perché ha un problema, e cerca qualcuno che lo risolva. In genere, il lavoro non specializzato, anche se esiste, è una garanzia di precarietà. Se i compiti lavorativi possono essere imparati con una settimana od un mese di esperienza, la Ditta non ha nessun problema a sostituirvi con uno nuovo meno rompiscatole e meno pagato. E poi un altro segreto: troverete sempre chi vi dice cosa fare, ma non troverete nessuno che vi dica come farlo. Quello lo dovete sapere voi. Se continuate a chiedere sarete classificati nella categoria “rompiscatole da sostituire”.

A questo punto facciamo un viaggio nel tempo. Portiamo il nostro studente indeciso nel 1970. Si scriveva con la Lettera 22, niente Word. I conti si facevano con la calcolatrice a manovella, oppure con l’inavvicinabile CDC 6600 del centro calcolo alimentato dalle schede perforate. Stava per nascere il PDP-11, mini per pochi eletti. Niente rete, niente mail, niente Google, niente Twitter… Qualcuno prevedeva l’impiego di una nuova macchina fantascientifica… il Fax. Pensate quello che ha perso il nostro studente indeciso che ha preferito fare l’impiegato alle poste invece di faticare per una preparazione scientifica e partecipare in prima persona allo sviluppo dell’informatica.

Ed ora Fast Forward… Cosa avrà perso lo studente dubbioso del 2020 che ha preferito non studiare - ora che siamo nel 2070 ?

Simpatico il tuo intervento: l'ho letto.con piacere anche se mi son perso su qualche pezzo: non condivido solo la parte finale: COSA AVRÀ PERSO LO STUDENTE DUBBIOSO.....CHE HA PREFERITO NON.STUDIARE?

Lo studio, tanto piu quello di "elezione" come quello universitario, deve essere una scelta.....non puo essere una imposizione. Frasi del genere, sottendono sempre una forma di razzismo velato, verso chi decide di non studiare.ed è un tema al quale son particolarmente sensibile, dato.che i miei, a farmi sentire una merda con frasi di tutti i tipi e di tutti i gusti, ci si son messi d'impegno.

Non lamentiamoci poi se vediamo ragazzi togliersi la vita (e per un momento ci sono andato vicino anche io), se siamo i primi a farli sentire come dei cavalli da corsa, perche sarebbe solo ipocrisia
 
spero tu non ti stupisca di questo.
Il tema è che per trovare lavoro da programmatore puoi essere bravino, per fare l'archeologo devi essere eccezionale. Altrimenti non trovi nulla.
un archeologo per essere eccezionale deve essere specializzato in un periodo storico specifico, deve sapere tutto ma proprio tutto al momento che serve una consulenza. Di archeologi "generici" ce ne sono migliaia, ma che sanno peli e spille di quello che succedeva nel 300 A.C. a Roma (un esempio) ce ne saranno 2-3 in tutta italia e forse pure all'estero. Tutti i master dei workshop che frequento per il mio lavoro ci indirizzano verso la specializzazione, poi siamo noi i cocciuti che vogliamo fare tutto e questo tutto lo facciamo pagare pure poco.
 
Il.discorso è: se vedi tuo.figlio appassionato di letteratura e filosofia, che invece va a ripetizioni di matematica, e si fa venire le paturnie quando la deve studiare, gli consiglieresti mai ingegneria solo perché è una delle poche lauree che offre uno sbocco lavorativo piu o meno sicuro?

Per ora ti rispondo seccamente, in base alla mia esperienza e all'osservazione dei percorsi di diversi colleghi ingegneri: NO.

Spero nel weekend di avere il tempo di leggermi le 8 pagine di interventi e di poter argomentare :emoji_slight_smile:
 
La triennale ha portato posti di lavoro in alcuni settori.
Un ing informatico smanettone con la triennale va a programmare. Un meccanico diventa caddista il giorno dopo. Chi si laurea in economia va a fare il cassiere in banca.

Di altre facoltà, non ho contezza, quindi non so.


Ha portato lavoro o ha reso, oggi, possibile accedervi....
??
-Le banche, ad esempio, non vedono l' ora di poterli mettere a casa i cassieri, altro che assumerne
-Mio figlio ha fatto il caddista per 15 anni, dopo 6 mesi di corso della Regione, con il diploma di Geometra
 
Aggiungo solo due link per annusare l’aria che tira nel mondo dell’università e del lavoro:

https://www.almalaurea.it/universita/indagini/laureati/occupazione

qui potete controllare la condizione occupazionale a un anno, tre anni e cinque anni di 650000 laureati provenienti da 76 Atenei italiani. Si possono confrontare i dati per Ateneo e per gruppo disciplinare.

https://it.linkedin.com/?trk=public_jobs_nav-header-logo

non limitatevi a sfogliare le offerte di lavoro… registratevi e pubblicate il vostro curriculum.
 
Aggiungo solo due link per annusare l’aria che tira nel mondo dell’università e del lavoro:

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Interessante indagine statistica.

Resta il fatto che a volte il fatto di essere occupati nelle statistiche non significa fare il lavoro per cui s'è studiato. Ce ne rendevamo conto l'altr anno compilando il questionario. Mi spiego meglio: amiche di mia figlia lavorano ma una fa la "guardiana" in un museo, l'altra lavora all'estero come commessa. Hanno contratti, un lavoro ma nulla a che vedere con quello per cui hanno studiato.
Sui lavori autonomi, anche lì, magari hai due commesse ma se per gli altri 11 mesi dell'anno "sbadigli" ....
 
Ci sarebbe anche da considerare un altro aspetto, ossia che, come diciamo qui in Polentonia, i mussi xe fati par tirare el careto, no par sentarse de sora. Nella classe di liceo di mia figlia su una trentina ce n'erano almeno cinque o sei che probabilmente avrebbero avuto uno sbocco più che dignitoso in qualche CFP, ma se non fai il Liceo non sei nessuno...... ovviamente ciò si trasferisce all'Università.
 
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