<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> ma i disoccupati calabresi non potrebbero andar loro | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

ma i disoccupati calabresi non potrebbero andar loro

jaccos ha scritto:
In italia abbiamo un grosso problema di fondo che trova nel percorso contadino-consumatore l'ennesima dimostrazione: chi ruba è furbo e va tutelato.

E' brutale, ma spesso e volentieri è così.
Nella fattispecie della distribuzione ortofrutticola, tale è: un furto. La testa e la coda della catena, cioè agricoltori/allevatori e consumatori sono quelli che ci rimettono, gli altri ci lucrano. Posso comprendereal massimo una catena produttore-grossista-dettagliante-consumatore, più lunga no e soprattutto non con gli stessi ricarichi.
Siccome in Italia quando si può lucrare alle spalle degli altri è giusto e doveroso farlo, abbiamo una catena di distribuzione che dire criminale è un eufemismo. Non mi dilungo oltre...

Che vuoi fare il pesce comincia ha puzzare dalla testa...
 
ripeps ha scritto:
arhat ha scritto:
a 20 n?uri al giorno - la taglia per il caporale VOI c'andreste ?
Tranquillo, la maggioranza vive con i sussidi per i disoccupati agricoli, senza aver mai visto la campagna, e col lavoro nero.

Come spieghi la relativa ricchezza, telefonini, auto recenti, abiti, non dico firmati, ma all'ultima moda, che c'è anche al sud?
Ricchezza? Mah, a me non sembra proprio. Quando riprendono i centri abitati di quelle zone(Calabria, Sicilia, Puglia), e i relativi abitanti, non mi sembra di vedere tutta questa prosperità. Case decadenti, gente mal vestita, auto vecchie di vent'anni...
 
cicciobenzina ha scritto:
solo nell'agricolo c'è una filiera infinita........negli altri prodotti

si và della fabbrica a mezzo agenti alla distribuzione.....

ho un amico che tratta prodotti fertilizzanti e concimi per agricoltura. lavora tra italia e spagna e mi racconta di quanto sotto l'aspetto della programmazione e della distribuzione siamo indietro rispetto agli spagnoli.
fondamentalmente da noi ci sono una miriade di piccoli produttori incapaci di effettuare analisi di mercato e indirizzare le proprie produzioni secondo le necessità di mercato. anche in fase di vendita le quantità che movimentano sono tali da non consentire alcun potere contrattuale, e di consegunza sono l anello debole della catena.
in spagna al contrario i produttori sono associati in coperative apolitiche che consentono loro i ragionare e rapportarsi al mercato come un industria. anche dal punto di vista dei finanziamenti ottenibili, rappresentano una massa critica che ottiene sovente sovvenzioni da parte dell'unione europea.. sovvenzioni che in italia non riusciamo a raggiungere causa la frammentazione dei produttori.
 
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
Ricchezza? Mah, a me non sembra proprio. Quando riprendono i centri abitati di quelle zone(Calabria, Sicilia, Puglia), e i relativi abitanti, non mi sembra di vedere tutta questa prosperità. Case decadenti, gente mal vestita, auto vecchie di vent'anni...

http://www.ilgiornale.it/interni/calabria_sopravvive_soldi_nord_ma_importa_mano_dopera/11-01-2010/articolo-id=412824-page=0-comments=1
 
pigeon7 ha scritto:
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
Ricchezza? Mah, a me non sembra proprio. Quando riprendono i centri abitati di quelle zone(Calabria, Sicilia, Puglia), e i relativi abitanti, non mi sembra di vedere tutta questa prosperità. Case decadenti, gente mal vestita, auto vecchie di vent'anni...

http://www.ilgiornale.it/interni/calabria_sopravvive_soldi_nord_ma_importa_mano_dopera/11-01-2010/articolo-id=412824-page=0-comments=1
L'articolo descrive storture di cui tutti siamo a conoscenza. Ad ogni modo, non mi sembra proprio che la Calabria sia una regione in cui regna la prosperità e la ricchezza.
 
testerr ha scritto:
io, se abitassi lì ed avessi un figlio disoccupato, NON lo manderei a lavorare per 25 euro al giorno, giorno che dura facilmente 12 o più ore. Più che lavoro è schiavismo.
Bene, direi ai proprietari dei terreni - mafiosi o che si comportano in stile mafioso - che gli agrumi se li possono mettere su per il culo; e vediamo come si comporteranno il prossimo anno. :evil:
Questo mio ragionamento VALE solo per questo caso e non per i lavori che gli italiani non vogliono fare, su cui ci sarebbe così da parlarne.
STANDING OVATION!
 
Tanta demagogia: perchè i disoccupati emiliani non vanno a lavorare nei mattatoi, perchè i disoccupati toscani non vanno a fare i lavapiatti in Versilia, il perchè lo sappiamo tutti: sono lavori molto faticosi e poco pagati, che lasciamo volentieri agli stranieri.
Nel 1977 andai in vacanza a Londra, già allora non vedevi un inglese bianco a fare il cameriere o lo spazzino. Ci siamo arrivati anche noi, per fortuna.
 
Flameman ha scritto:
Tanta demagogia: perchè i disoccupati emiliani non vanno a lavorare nei mattatoi, perchè i disoccupati toscani non vanno a fare i lavapiatti in Versilia, il perchè lo sappiamo tutti: sono lavori molto faticosi e poco pagati, che lasciamo volentieri agli stranieri.
Nel 1977 andai in vacanza a Londra, già allora non vedevi un inglese bianco a fare il cameriere o lo spazzino. Ci siamo arrivati anche noi, per fortuna.

ah beh hai ragione.......nessun italiano lavori +

a patto di non lagnarsi che ci sian disoccupati.
 
DareAvere(exTDI89) ha scritto:
ripeps ha scritto:
arhat ha scritto:
a 20 n?uri al giorno - la taglia per il caporale VOI c'andreste ?
Tranquillo, la maggioranza vive con i sussidi per i disoccupati agricoli, senza aver mai visto la campagna, e col lavoro nero.

Come spieghi la relativa ricchezza, telefonini, auto recenti, abiti, non dico firmati, ma all'ultima moda, che c'è anche al sud?
Ricchezza? Mah, a me non sembra proprio. Quando riprendono i centri abitati di quelle zone(Calabria, Sicilia, Puglia), e i relativi abitanti, non mi sembra di vedere tutta questa prosperità. Case decadenti, gente mal vestita, auto vecchie di vent'anni...
la ricchezza lì è nascosta e le mercedes sono tutte nei garages. Lì tutti hanno un sussidio di disoccupazione e lavorano in nero. Ti fanno vedere quel che vogliono farti vedere.
 
bellafobia ha scritto:
testerr ha scritto:
io, se abitassi lì ed avessi un figlio disoccupato, NON lo manderei a lavorare per 25 euro al giorno, giorno che dura facilmente 12 o più ore. Più che lavoro è schiavismo.
Bene, direi ai proprietari dei terreni - mafiosi o che si comportano in stile mafioso - che gli agrumi se li possono mettere su per il culo; e vediamo come si comporteranno il prossimo anno. :evil:
Questo mio ragionamento VALE solo per questo caso e non per i lavori che gli italiani non vogliono fare, su cui ci sarebbe così da parlarne.
STANDING OVATION!

thanks
PS: hai visto la risposta sui materassi?
 
jaccos ha scritto:
...Siccome in Italia quando si può lucrare alle spalle degli altri è giusto e doveroso farlo...
Ho la sensazione che la ricerca del lucro non sia tanto caratteristica dell'italia quanto piuttosto dell'intero sistema economico in cui viviamo.
In altre parole, mi sembra del tutto ovvio e prevedibile che gli individui cerchino in vari modi di aumentare i propri guadagni. In fin dei conti tutti "lucriamo", compreso il lavoratore dipendente che cerca di ottenere un aumento di stipendio a parità di lavoro svolto. Il problema quindi non è tanto voler "lucrare" quanto farlo in maniera esagerata o addirittura disonesta.

Bisogna allora che ci siano dei meccanismi che contrastano e quindi regolano automaticamente gli eccessi. Questi meccanismi dovrebbero essere attuati in primo luogo dalle autorità, ma troppo spesso a mio parere noi comuni mortali tendiamo a sederci sopra questo concetto, considerandoci (più o meno ipocritamente) puri, semplici e impotenti spettatori del fenomeno. Il che è falso.

Ecco allora che, ad esempio, di fronte alle mele che arrivano dall'altra parte del mondo o alla verdura di stagione che arriva dalla spagna o ai pomodori che costano come se fossero fatti a mano, troppo spesso si brontola si brontola ma intanto regolarmente si compra, assumendo in tal modo (più o meno consapevolemente) il ruolo di attivi promotori delle speculazioni.
 
testerr ha scritto:
la ricchezza lì è nascosta e le mercedes sono tutte nei garages. Lì tutti hanno un sussidio di disoccupazione e lavorano in nero. Ti fanno vedere quel che vogliono farti vedere.
esatto, ma non tutti vogliono ammetterlo
 
testerr ha scritto:
io, se abitassi lì ed avessi un figlio disoccupato, NON lo manderei a lavorare per 25 euro al giorno, giorno che dura facilmente 12 o più ore. Più che lavoro è schiavismo.
Beh, quando mia moglie ha cominciato a lavorare (5 anni fa) prendeva 30 euro al giorno...consideri schiavismo anche quello?
 
GheddoStella ha scritto:
testerr ha scritto:
io, se abitassi lì ed avessi un figlio disoccupato, NON lo manderei a lavorare per 25 euro al giorno, giorno che dura facilmente 12 o più ore. Più che lavoro è schiavismo.
Beh, quando mia moglie ha cominciato a lavorare (5 anni fa) prendeva 30 euro al giorno...consideri schiavismo anche quello?
Ma le versavano i contributi? Perchè (5 anni fa) 600 euro mensili "in regola" erano uno stipendio basso, ma ancora nei limiti della decenza; fra l'altro per i lavori seri arrivano gli scatti, si può crescere di uno e due livelli, per cui se era lo stipendio iniziale, ribadisco in regola, poteva starci.
 
Non ci servite più.
E adesso ve ne potete andare.

Questo il messaggio che le 'ndrine hanno voluto dare ai braccianti»:
ossia i meno docili, ma trattati in maniera più disumana.
E che alla fine si sarebbero ribellati.

Sergio Genco coordina la Cgil calabrese e sui motivi della «seconda
rivolta» dei migranti di Rosarno ha idee chiare.

Il mercato di arance e clementine è asfittico, i prezzi sono crollati, molti
piccoli produttori lasceranno marcire i frutti sui rami pur di non
affrontare i costi della manodopera alla raccolta, e i rosarnesi e le cosche
infiltrate nel mediazione tra produttore e consumatore non volevano più la
massa di lavoratori irregolari, oltre 1200, deportati tra sabato e domenica
dai «lager» Rognetta, Opera sila e Colline di Rizziconi.

«I clementini? Per me sui rami possono marcire! Ma almeno non mi devo vedere
tutti questi neri tra i piedi!»;
il signor Giovinazzo abita in contrada Bosco, dove i braccianti inferociti
della ex Opera Sila giovedì sera hanno dato alle fiamme la vettura della
31enne Antonella Bruzzese, picchiandola e intimidendo i suoi due figli di 10
e 2 anni,e scatenando così la più violenta delle ritorsioni rosarnesi di
questi giorni.

Allo «Spartimento» il quadrivio &lt;CS9.6&gt;tra Statale 18 e la poderale per il
mega Inceneritore della Piana, per giorni gli abitanti del posto hanno
atteso al passo con le mazze i migranti uscissero in fuga per vendicarsi.

Ma molti di loro prima impiegavano gli immigrati nei loro «giardini», come i
calabresi chiamano i fondi agricoli.
Ma da un paio d'anni a questa parte, non più.

Da quando la politica agricola dell'unione europea è cambiata con l'ingresso
di Romania e Bulgaria, mutando il sistema dei rimborsi per gli agrumeti.

«All'agricoltore calabrese, come in tutto il Meridione, paradossalmente
entrano più soldi in tasca a lasciare i frutti marcire,che a farli
raccogliere dagli intermediari che li destinano alle industrie della
trasformazione insucchi e marmellate - spiega Antonino Calogero, un
sindacalista di Gioja Tauro che studia la filiera produttiva degli agrumi da
decenni - i prezzi sono crollati a 6 centesimi al chilo per le arance».

Più remunerative le clementine, i mandarini della Piana: ben 10 centesimi
per chilo raccolto «sulla pianta».

L'associazione di categoria Coldiretti precisa che il prezzo delle arance
dall'albero alla nostra tavola subisce una moltiplicazione del 474 percento.

Cifre folli, e con un prezzo indicato dai rappresentanti degli agricoltori
che non rispecchiano nemmeno i reali prezzi contrattati al mattino dai
contadini con i capibastone che acquistano per le 'ndrine locali, padrone
del settore.

Per Coldiretti il prezzo delle arance è 27 centesimi al chilo per il frutto
da tavola.

I «purtualli» (per un calabrese) destinati al succo di frutta non vengono
pagati più di 6 centesimi al chilo.

«I rimborsi Ue con il nuovo sistema comunitario, garantiscono una resa
maggiore per ettaro» spiega Calogero. prima si pagava l'agricoltore per i
quintali prodotti dai fondi, certificati dalla Regione;
ora i soldi vengono rifondati a seconda degli ettari di terra posseduti, e
dichiara di aver coltivato;
se lamenta invenduto si consola con gli euro di Bruxelles.

Se consideriamo che anche pagando in nero i braccianti 20 euro algiorno,
per cassetta di arance raccolte il costo di raccolta non scende sotto gli
8centesimi.

Raccogliere è un gioco al ribasso.

Ecco perché i migranti di Rosarno erano diventati un peso.

«Ai pochi che ancora volessero raccogliere i frutti, o i grandi possidenti
che su tonnellate di prodotto raccolto, hanno ancora un utile, bastano e
avanzano i rumeni, ucraini bulgari e maghrebini residenti in città, quasi
tutti in case in affitto» - spiega Pino, un ex bracciante alla «Casa del
popolo Valarioti», nel centro città.

Era già così l'anno scorso; chi si fosse avventurato sulla statale 18 alle 6
del mattino con Gabriele Del Grande, il blogger di «Fortress Europe» e
studioso della migrazione, avrebbe passato una mattinata insieme a ragazzi
maliani, burkinabè e senegalesi che aspettavano invano agli angoli delle
strade perché le porte dei furgoncini dei «capi neri» (come i migranti
chiamavano i caporali del primo livello, gli sfruttatori extracomunitari,
unici a poter trattare prezzi e disponibilità di giornata con i caporali
calabresi) si aprissero per portarli a lavorare.

Già nell'inverno 2009 i «neri» non erano più graditi dopo aver osato
manifestare contro la 'ndrina per le strade rosarnesi nel dicembre 2008.
 
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