I costruttori europei lamentano la sproporzione dell'accordo, con un mercato giapponese rimarrebbe sostanzialmente poco ricettivo per le auto europee..
Il consiglio dei ministri d?Europa ha dato mandato alla Commissione europea di avviare trattative con il governo giapponese per arrivare alla firma di un trattato di libero scambio tra Unione europea e Giappone. Gli obiettivi del trattato dovranno essere la progressiva e reciproca liberalizzazione degli scambi di merci e servizi tra le due realtà, la soppressione delle barriere tariffarie esistenti, l?elaborazione di norme per affrontare le questioni commerciali.
L'argomentazione principale delle case riguarda la sporoporzione tra le due realtà, laddove le previsioni parlano di esportazioni aggiuntive dall?Europa al Giappone per 7.800 veicoli all?anno per il 2020, mentre il corrispettivo dal Giappone all?Europa è calcolato in 443 mila unità, in aggiunta a quanto già esportato fino a oggi (485 mila unità nel 2010). L?accordo avrebbe quindi pesanti conseguenze sull?occupazione, stimate dall?Acea in un numero tra 35 mila e 73 mila posti di lavoro persi.
Oltre che sulla sproporzione evidente tra l?entità dei due mercati, le argomentazioni dell?Acea si basano sul fatto che mentre per le case giapponesi l?esportazione in Europa ha il semplice ostacolo di un dazio doganale del 10%, la cui eliminazione è cosa facilissima e rapidissima, per le auto europee in Giappone gli ostacoli sono più complessi, essendo fatti di normative di omologazione diverse e ritenute capziose, così come molto complicate sono le procedure per poter dar vita a una rete di assistenza, indispensabile per poter spingere la commercializzazione di qualsiasi prodotto...
Meglio tardi che mai.... :!:
Il consiglio dei ministri d?Europa ha dato mandato alla Commissione europea di avviare trattative con il governo giapponese per arrivare alla firma di un trattato di libero scambio tra Unione europea e Giappone. Gli obiettivi del trattato dovranno essere la progressiva e reciproca liberalizzazione degli scambi di merci e servizi tra le due realtà, la soppressione delle barriere tariffarie esistenti, l?elaborazione di norme per affrontare le questioni commerciali.
L'argomentazione principale delle case riguarda la sporoporzione tra le due realtà, laddove le previsioni parlano di esportazioni aggiuntive dall?Europa al Giappone per 7.800 veicoli all?anno per il 2020, mentre il corrispettivo dal Giappone all?Europa è calcolato in 443 mila unità, in aggiunta a quanto già esportato fino a oggi (485 mila unità nel 2010). L?accordo avrebbe quindi pesanti conseguenze sull?occupazione, stimate dall?Acea in un numero tra 35 mila e 73 mila posti di lavoro persi.
Oltre che sulla sproporzione evidente tra l?entità dei due mercati, le argomentazioni dell?Acea si basano sul fatto che mentre per le case giapponesi l?esportazione in Europa ha il semplice ostacolo di un dazio doganale del 10%, la cui eliminazione è cosa facilissima e rapidissima, per le auto europee in Giappone gli ostacoli sono più complessi, essendo fatti di normative di omologazione diverse e ritenute capziose, così come molto complicate sono le procedure per poter dar vita a una rete di assistenza, indispensabile per poter spingere la commercializzazione di qualsiasi prodotto...
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