Da molti anni a questa parte i diversi costruttori di automobili cercano di unire le forze per aumentare i volumi e ridurre i costi di progettazione e produzione.
Poi si sa lo sviluppo di un motore è una delle operazioni più costose e complesse nell'industria dell'automobile !
Il V6 PRV creato da Peugeot, Renault e Volvo insieme, derivava dal progetto di un V8 che dovette cambiare in corsa: storia e tecnica.
Il progetto 8 cilindri di Peugeot e il motore PRV V6, l'otto cilindri mancato.
Alla metà degli anni trenta e alla fine degli anni sessanta le caratteristiche c’erano tutte per affrontare un simile impegnativo progetto. Gli studi per la progettazione di un motore ad otto cilindri da inserire nella produzione di serie presero avvio in casa Peugeot alla metà degli anni trenta e avevano come obiettivo la costruzione di un propulsore ad otto cilindri a V partendo da due blocchi motore della Peugeot 402
Parallelamente, procedeva anche lo sviluppo della nuova vettura destinata ad ospitare questa meccanica ad otto cilindri. La carrozzeria della futura V8 della Casa del Leone si ispirava alle linee aerodinamiche in voga al momento presso Peugeot e note con il nome di “Fuseau Sochaux”. Alla fine però il progetto presentato dal centro studi era molto simile ad una 402, ma più in grande: praticamente, una sorta di monovolume ante litteram. Il suo nome? 802.
All’ultimo minuto, però, mancò l’autorizzazione a procedere: la nuova vettura era troppo simile alla 402 e forse non avrebbe dato grande valore aggiunto alla gamma Peugeot. Poi la guerra dissipò ogni residuo dubbio, anche sulla possibilità di un diverso impiego del V8.
Che ne fu dei motori di pre serie prodotti? Probabilmente andarono tutti distrutti poco prima dell’occupazione degli stabilimenti da parte dell’esercito tedesco, per evitare che cadessero nelle mani del nemico. Uno di essi però non fece questa fine e fu ritrovato molti anni dopo all’interno di una funivia..
Nella seconda metà degli anni cinquanta, Peugeot si era accordata con Renault per esportare le vetture dei due marchi in America utilizzando un’unica rete di distribuzione ed assistenza. Ciò si rivelò un’impresa ardua da realizzare, soprattutto a causa della notevole diversità negli standard per dimensioni e cilindrata delle vetture europee rispetto a quelle americane.
Peugeot decise quindi di fare un passo avanti studiando una versione “USA” della 404 che oltre a rispettare tutte le stringenti normative sulla sicurezza e sull’inquinamento (già all’epoca presenti in molti stati come la California) disponesse anche di un motore V8. Come per la 802, anche per la 404 il motore V8 fu sviluppato partendo dal quattro cilindri della 404 stessa; identica tecnica, due bancate di cilindri, pistoni e teste della 404 assemblate su di un solo basamento.
Alcuni prototipi vennero assemblati e poi testati anche sulle strade americane: queste 404 V8 si distinguevano dalle altre per una presa d’aria posta sul cofano motore e per il doppio scarico posteriore, uno a destra e uno a sinistra. Furono inoltre apportate modifiche all’impianto frenante con l’adozione dei freni a disco per rispondere alla maggiore potenza e alle sospensioni anteriori che vennero rinforzate. Il risultato fu un progetto molto equilibrato, forse anche troppo.
Purtroppo però, anche questa volta, il tutto era destinato a naufragare per cause esterne al progetto. La filiale americana dell’altro costruttore francese (con cui Peugeot collaborava) in quel momento accusava dei problemi e, anche se la Casa del Leone, seppur molto gradualmente e non senza difficoltà, fosse riuscita ad espandersi e a crearsi una sua clientela, furono giocoforza costretti a rivedere i programmi.
Fine anni 60
Il progetto di poter disporre di un motore V8 in casa Peugeot non era però definitivamente tramontato. Il fuoco covava sotto la cenere e aveva ormai contagiato anche Renault e Volvo, entrambi desiderosi di presentarsi sul mercato nord americano con nuovi modelli equipaggiati da motori otto cilindri. Questa volta si parte da un progetto completamente nuovo per l’otto cilindri; il motore sarà tutto in lega leggera con il classico angolo di 90° tra le due bancate. Purtroppo, però, anche questa volta, il diavolo ci mette lo zampino.
Un fattore esterno, totalmente estraneo alla progettazione e allo sviluppo del motore pone seri interrogativi sulle possibilità di commercializzare vetture equipaggiate con motori ad otto cilindri a benzina: è la crisi petrolifera del 1973 che genera un periodo di grande austerità. L’innalzamento del prezzo dei carburanti in tutto il mondo impone una revisione del progetto pur considerando l’aspetto strategico in termini di presenza nel mercato americano. Viene quindi presa una drastica decisione: tagliare due cilindri, salvando però l’impostazione di base dell’intero progetto. Da qui l’insolito angolo delle bancate per un V6 come il PRV: i 90° sono infatti eredità del frazionamento di un classico 8 cilindri.
Le prime Peugeot a fregiarsi di questa meccanica furono le 504 coupé e 504 cabriolet, battendo gli altri costruttori coinvolti nel progetto. Ma la vettura di casa Peugeot che ha indissolubilmente legato il suo nome con il 6 cilindri PRV è la 604, l’ammiraglia presentata nel 1975. Alla 604 seguirà la 505 V6 che fece da “trait d’union” con la prima serie di 605, anch’essa inizialmente equipaggiate con il PRV, prima di ricevere il nuovo motore V6 destinato poi anche alla 406. Il motore PRV era un motore studiato per poter rispondere a numerose esigenze in termini di cilindrata, alimentazione e potenza. Le prime spaziarono dai 2.664 cm3 alla soglia dei 3 litri, le alimentazioni spaziarono da quella a carburatori all’iniezione meccanica ed a quella elettronica degli ultimi modelli. La potenza, poi, partiva da poco oltre i 130 CV fino ad arrivare ai vispissimi 200 della 605 SV-24.
Questo fu un motore davvero robusto ed affidabile, con soluzioni tecnologiche interessanti, quali, ad esempio, la presenza della catena di distribuzione in luogo della cinghia di gomma, quindi non soggetta a sostituzione e a potenziali rotture. Inoltre, questo apprezzato motore, oltre che sulle vetture dei tre costruttori Peugeot, Renault e Volvo, venne adottato anche da altri costruttori (anche italiani) per le vetture di vertice delle proprie gamme e, non molti lo sanno, trovò posto anche su una vettura che divenne famosissima per esser stata la coprotagonista di un film degli anni 80: la De Lorean del film Ritorno al Futuro.
Il motore V6 PRV ebbe una vita molto lunga, rimanendo in produzione dal 1974 al 1998, e venne utilizzato anche da altri costruttori per le vetture di punta delle proprie gamme.
Di seguito alcune delle vetture sulle quali fu montato: Alpine A310 (1976), Alpine A610 (1991), Alpine GTA (1984), Citroën XM (1989), DeLorean DMC-12 (1981), Renault 25 (1984), Renault 30 (1975), Renault Espace, Renault Laguna, Renault Safrane, Volvo Serie 260 (1974), Volvo 760 (1982), Volvo 960, Lancia Thema altre.
Il PRV è infine stato utilizzato anche come base per il motore V6 di 90° utilizzato da Alfa Romeo nella 155 V6 Ti nella stagione DTM 1996, come alternativa ai V6 di 60°.
DeLorean DMC-12
Venturi 300 Atlantique
www.media.stellantis.com
Poi si sa lo sviluppo di un motore è una delle operazioni più costose e complesse nell'industria dell'automobile !
Il V6 PRV creato da Peugeot, Renault e Volvo insieme, derivava dal progetto di un V8 che dovette cambiare in corsa: storia e tecnica.
Il progetto 8 cilindri di Peugeot e il motore PRV V6, l'otto cilindri mancato.
Alla metà degli anni trenta e alla fine degli anni sessanta le caratteristiche c’erano tutte per affrontare un simile impegnativo progetto. Gli studi per la progettazione di un motore ad otto cilindri da inserire nella produzione di serie presero avvio in casa Peugeot alla metà degli anni trenta e avevano come obiettivo la costruzione di un propulsore ad otto cilindri a V partendo da due blocchi motore della Peugeot 402
Parallelamente, procedeva anche lo sviluppo della nuova vettura destinata ad ospitare questa meccanica ad otto cilindri. La carrozzeria della futura V8 della Casa del Leone si ispirava alle linee aerodinamiche in voga al momento presso Peugeot e note con il nome di “Fuseau Sochaux”. Alla fine però il progetto presentato dal centro studi era molto simile ad una 402, ma più in grande: praticamente, una sorta di monovolume ante litteram. Il suo nome? 802.
All’ultimo minuto, però, mancò l’autorizzazione a procedere: la nuova vettura era troppo simile alla 402 e forse non avrebbe dato grande valore aggiunto alla gamma Peugeot. Poi la guerra dissipò ogni residuo dubbio, anche sulla possibilità di un diverso impiego del V8.
Che ne fu dei motori di pre serie prodotti? Probabilmente andarono tutti distrutti poco prima dell’occupazione degli stabilimenti da parte dell’esercito tedesco, per evitare che cadessero nelle mani del nemico. Uno di essi però non fece questa fine e fu ritrovato molti anni dopo all’interno di una funivia..
Nella seconda metà degli anni cinquanta, Peugeot si era accordata con Renault per esportare le vetture dei due marchi in America utilizzando un’unica rete di distribuzione ed assistenza. Ciò si rivelò un’impresa ardua da realizzare, soprattutto a causa della notevole diversità negli standard per dimensioni e cilindrata delle vetture europee rispetto a quelle americane.
Peugeot decise quindi di fare un passo avanti studiando una versione “USA” della 404 che oltre a rispettare tutte le stringenti normative sulla sicurezza e sull’inquinamento (già all’epoca presenti in molti stati come la California) disponesse anche di un motore V8. Come per la 802, anche per la 404 il motore V8 fu sviluppato partendo dal quattro cilindri della 404 stessa; identica tecnica, due bancate di cilindri, pistoni e teste della 404 assemblate su di un solo basamento.
Alcuni prototipi vennero assemblati e poi testati anche sulle strade americane: queste 404 V8 si distinguevano dalle altre per una presa d’aria posta sul cofano motore e per il doppio scarico posteriore, uno a destra e uno a sinistra. Furono inoltre apportate modifiche all’impianto frenante con l’adozione dei freni a disco per rispondere alla maggiore potenza e alle sospensioni anteriori che vennero rinforzate. Il risultato fu un progetto molto equilibrato, forse anche troppo.
Purtroppo però, anche questa volta, il tutto era destinato a naufragare per cause esterne al progetto. La filiale americana dell’altro costruttore francese (con cui Peugeot collaborava) in quel momento accusava dei problemi e, anche se la Casa del Leone, seppur molto gradualmente e non senza difficoltà, fosse riuscita ad espandersi e a crearsi una sua clientela, furono giocoforza costretti a rivedere i programmi.
Fine anni 60
Il progetto di poter disporre di un motore V8 in casa Peugeot non era però definitivamente tramontato. Il fuoco covava sotto la cenere e aveva ormai contagiato anche Renault e Volvo, entrambi desiderosi di presentarsi sul mercato nord americano con nuovi modelli equipaggiati da motori otto cilindri. Questa volta si parte da un progetto completamente nuovo per l’otto cilindri; il motore sarà tutto in lega leggera con il classico angolo di 90° tra le due bancate. Purtroppo, però, anche questa volta, il diavolo ci mette lo zampino.
Un fattore esterno, totalmente estraneo alla progettazione e allo sviluppo del motore pone seri interrogativi sulle possibilità di commercializzare vetture equipaggiate con motori ad otto cilindri a benzina: è la crisi petrolifera del 1973 che genera un periodo di grande austerità. L’innalzamento del prezzo dei carburanti in tutto il mondo impone una revisione del progetto pur considerando l’aspetto strategico in termini di presenza nel mercato americano. Viene quindi presa una drastica decisione: tagliare due cilindri, salvando però l’impostazione di base dell’intero progetto. Da qui l’insolito angolo delle bancate per un V6 come il PRV: i 90° sono infatti eredità del frazionamento di un classico 8 cilindri.
Le prime Peugeot a fregiarsi di questa meccanica furono le 504 coupé e 504 cabriolet, battendo gli altri costruttori coinvolti nel progetto. Ma la vettura di casa Peugeot che ha indissolubilmente legato il suo nome con il 6 cilindri PRV è la 604, l’ammiraglia presentata nel 1975. Alla 604 seguirà la 505 V6 che fece da “trait d’union” con la prima serie di 605, anch’essa inizialmente equipaggiate con il PRV, prima di ricevere il nuovo motore V6 destinato poi anche alla 406. Il motore PRV era un motore studiato per poter rispondere a numerose esigenze in termini di cilindrata, alimentazione e potenza. Le prime spaziarono dai 2.664 cm3 alla soglia dei 3 litri, le alimentazioni spaziarono da quella a carburatori all’iniezione meccanica ed a quella elettronica degli ultimi modelli. La potenza, poi, partiva da poco oltre i 130 CV fino ad arrivare ai vispissimi 200 della 605 SV-24.
Questo fu un motore davvero robusto ed affidabile, con soluzioni tecnologiche interessanti, quali, ad esempio, la presenza della catena di distribuzione in luogo della cinghia di gomma, quindi non soggetta a sostituzione e a potenziali rotture. Inoltre, questo apprezzato motore, oltre che sulle vetture dei tre costruttori Peugeot, Renault e Volvo, venne adottato anche da altri costruttori (anche italiani) per le vetture di vertice delle proprie gamme e, non molti lo sanno, trovò posto anche su una vettura che divenne famosissima per esser stata la coprotagonista di un film degli anni 80: la De Lorean del film Ritorno al Futuro.
Il motore V6 PRV ebbe una vita molto lunga, rimanendo in produzione dal 1974 al 1998, e venne utilizzato anche da altri costruttori per le vetture di punta delle proprie gamme.
Di seguito alcune delle vetture sulle quali fu montato: Alpine A310 (1976), Alpine A610 (1991), Alpine GTA (1984), Citroën XM (1989), DeLorean DMC-12 (1981), Renault 25 (1984), Renault 30 (1975), Renault Espace, Renault Laguna, Renault Safrane, Volvo Serie 260 (1974), Volvo 760 (1982), Volvo 960, Lancia Thema altre.
Il PRV è infine stato utilizzato anche come base per il motore V6 di 90° utilizzato da Alfa Romeo nella 155 V6 Ti nella stagione DTM 1996, come alternativa ai V6 di 60°.
| Cilindrata | Potenza | Coppia | Modelli |
| 2.458 cc | 182-185 CV | 276-288 Nm | Alpine GTA, Renault 25, Venturi 180, 200, 210 |
| 2.664 cc | 123-150 CV | 207-218 Nm | Alpine A310, Peugeot 504, 604, Renault 25,30, Volvo 260, 264, 265, 363CS |
| 2.849 cc | 129-194 CV | 207-255 Nm | Alpine GTA, DeLorean DMC-12, Lancia Thema, Peugeot 505, 604, Renault 25, Volvo 960, 760, 260 |
| 2.963 cc | 167-250 CV | 235-350 Nm | Alpine A610,Peugeot 605, Citroen XM, Renault Laguna , Safrane |
| 2.975 cc | 167-408 CV | 235-456 Nm | Alpine A610, Peugeot 605, Citroen XM, Venturi 300, 400 |
DeLorean DMC-12
Venturi 300 Atlantique
IL PROGETTO 8 CILINDRI DI PEUGEOT E IL MOTORE PRV V6, L’OTTO CILINDRI MANCATO
Tutte le case costruttrici di automobili sanno bene che i grandi volumi di vendita si fanno con le auto di medie piccole dimensioni, meglio se SUV, e con motori dalla cilindrata contenuta, a quattro cilindri se non, addirittura, a tre come avviene attualmente. Oggi il prestigio di un motore...
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