Riporto un interessante passaggio di Federico Fubini, scritto l'anno scorso:
"Sto rientrando dal Vietnam, che nel 2022 raggiungerà i cento milioni di abitanti e in pochi anni ha trasformato Hanoi e Ho-Chi-Minh City in due megalopoli verticali, quasi del tutto prive di verde urbano; il Vietnam dove i figli di un nuovo ceto medio giovane e ottimista stanno studiando con rigore confuciano dalla mattina alle 7 alla sera alle 6, valutati fin dalle elementari non dai voti nelle singole materie ma dalla loro posizione nella classifica scolastica; il Vietnam dove quasi metà del fabbisogno di energia deriva dal carbone, le cui emissioni sono le più inquinanti. Quando a Hanoi vedo gli impiegati ventenni e trentenni la mattina fare la fila fin sulla strada per potersi pigiare negli ascensori degli enormi grattacieli, quando vedo questa esplosione di energia umana e questa totale libertà economica — unita a una totale privazione di libertà politica — mi dico che noi europei dobbiamo essere ciechi e sordi. Dobbiamo essere ciechi per non capire che la concentrazione di potere produttivo nell’Asia del Sud-Est — senza contare India e Cina — ci rende dei nani: nel ventunesimo secolo, la forza dei numeri farà sì che il prezzo delle grandi materie prime e il futuro del riscaldamento globale saranno determinati da questa parte del mondo perché già solo Vietnam, Indonesia, Filippine, Malesia e Thailandia avranno quasi il doppio degli abitanti dell’Unione europea e probabilmente lo stesso prodotto interno lordo. Noi italiani, francesi, tedeschi, olandesi, spagnoli o polacchi dobbiamo essere sordi per non avvertire che dobbiamo accelerare la nostra unione — anche nella crisi energetica — se vogliamo avere la speranza di decidere ancora il nostro futuro"
Federico Fubini, Whatever it takes, Corriere della Sera, 2022.