Ho avuto il piacere di visitare il centro stile di Bertone, con relativo museo.
E' emozionante vedere il risultato del gusto e della passione concretizzato in forme e lamiere: la Giulietta sprint e SS rosse, la 2600, la Iso Grifo, la Montreal verde, la Dino argento, la Miura, la Countach (vere Lambo, non quelle "gelide" che fanno ora), la Marzal bianca, i vari prototipi da salone.
Per i lancisti l'attenzione è attirata dalla proposta per la k coupè, grigia, molto più attraente della versione di serie pur con la stessa tipologia di coupè 4 posti, ma il colpo al cuore è dato dalle 2 STRATOS presenti!
La prima è il prototipo a cuneo con motore HF 1,6, funzionante, marrone metallizzato, con ingresso dal cristallo anteriore; semplicemente scioccante.
La seconda, la mitica, insuperata, imbattuta: è la versione "di serie", stradale, giallo canarino, conservata, con pochi km sull'odometro. La forma a 2 cunei sovrapposti non è assimilabile a qualunque altro modello prodotto: senza tempo, immodificabile, geometricamente perfetta. Un pugno chiuso.
Con quattro mosse l'auto si scopre ed espone la meccanica: funzionalità e bellezza.
Sono entrato, non mi era mai capitato di salire su una Stratos. L'auto si indossa; il cristallo ricorda la visiera di un casco, il posto di guida quasi centrale. Davanti agli occhi la strumentazione analogica, la corta leva del cambio, il volante scamosciato con lo scudo del marchio; dietro la schiena, o meglio appoggiato, il V6 2,4 Ferrari-Lancia.
Le portiere concave e profonde, con un'ampia mensola portaoggetti ed uno strano meccanismo a galletto per la movimentazione del finestrino a ghigliottina.
La voglia di avviare il motore e schizzare via.
Una Lancia, motore Ferrari, disegno di Bertone/Gandini: nessuna le è mai stata davanti, nessuna come lei.
E' emozionante vedere il risultato del gusto e della passione concretizzato in forme e lamiere: la Giulietta sprint e SS rosse, la 2600, la Iso Grifo, la Montreal verde, la Dino argento, la Miura, la Countach (vere Lambo, non quelle "gelide" che fanno ora), la Marzal bianca, i vari prototipi da salone.
Per i lancisti l'attenzione è attirata dalla proposta per la k coupè, grigia, molto più attraente della versione di serie pur con la stessa tipologia di coupè 4 posti, ma il colpo al cuore è dato dalle 2 STRATOS presenti!
La prima è il prototipo a cuneo con motore HF 1,6, funzionante, marrone metallizzato, con ingresso dal cristallo anteriore; semplicemente scioccante.
La seconda, la mitica, insuperata, imbattuta: è la versione "di serie", stradale, giallo canarino, conservata, con pochi km sull'odometro. La forma a 2 cunei sovrapposti non è assimilabile a qualunque altro modello prodotto: senza tempo, immodificabile, geometricamente perfetta. Un pugno chiuso.
Con quattro mosse l'auto si scopre ed espone la meccanica: funzionalità e bellezza.
Sono entrato, non mi era mai capitato di salire su una Stratos. L'auto si indossa; il cristallo ricorda la visiera di un casco, il posto di guida quasi centrale. Davanti agli occhi la strumentazione analogica, la corta leva del cambio, il volante scamosciato con lo scudo del marchio; dietro la schiena, o meglio appoggiato, il V6 2,4 Ferrari-Lancia.
Le portiere concave e profonde, con un'ampia mensola portaoggetti ed uno strano meccanismo a galletto per la movimentazione del finestrino a ghigliottina.
La voglia di avviare il motore e schizzare via.
Una Lancia, motore Ferrari, disegno di Bertone/Gandini: nessuna le è mai stata davanti, nessuna come lei.