david gilmour ha scritto:
lo chiedo in generale perchè non ho esperienze se non con Honda e Toyota....mi chiedo se Suzuki, Mitsubishi e altri noti e meno noti marchi, siano da essere affiancati ai primi due
ciao e grazie
Non è un argomento semplice da affrontare. In primis, perché non è certo il paese nativo di una determinata marca a sancirne l?affidabilità; poi, perché negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo livellamento delle caratteristiche generali delle vetture di qualsiasi costruttore, con ampia condivisione di molti componenti anche al di fuori di situazioni che vedono compartecipazioni di quote azionarie ed ingerenze in vari comparti, sia amministrativi che più squisitamente tecnici, come progettazione e produzione.
A tutto ciò, che già di per sé è ampiamente sufficiente ad aprire ad una vera e propria selva di considerazioni, così ampia ed articolata che non è possibile risolvere in poche righe, si deve necessariamente aggiungere la delocalizzazione produttiva che non comporta solo di fare un prodotto in altro luogo ma dà adito ad una serie di conseguenze di drastica influenza sul prodotto stesso. Diverse catene di montaggio, differenti controlli, diversi fornitori, differenti mercati elettivamente posti alla base di un determinato processo produttivo che quindi richiede uno specifico palinsesto progettuale, differente da zona a zona.
Un costruttore può decidere di acquistare qualsiasi componente da un produttore che già ne sta servendo altri mediante la stessa fornitura; anche se non ci sono pregressi di tipo acquisitorio di quote azionarie. Troveremo, in questo caso, lo stesso componente su vetture di marchi differenti anche se non sono in atto compartecipazioni di sorta, al limite un accordo su una fornitura di più ampie proporzioni e quindi, nei presupposti, più conveniente. Analogamente, un costruttore che si fa in proprio un determinato componente può decidere di venderlo ad un altro semplicemente se le parti trovano il frangente di convenienza imprenditoriale.
Al di là di questo, ritengo che se un marchio acquista una quota di un altro dovrà poi beneficiarne dei profitti, in proporzione alla quota acquisita; questo comporta necessariamente un?ingerenza finalizzata ad incrementare gli utili, sia aumentando le vendite mediante iniziative di marketing, sia riducendo le spese proponendo ?ottimizzazioni? produttive, quali, ad esempio, spingere verso l?acquisto di un determinato componente in luogo di un altro o anche proporre una parte fabbricata in proprio. La forza di queste ?spinte? o di queste proposte è tanto più grande quanto più lo è la quota azionaria di cui si dispone; oltre una certa soglia, non è improprio parlare di vero e proprio ?controllo?. Credo, peraltro, che non sia affatto semplice stabilire l?entità di tale soglia: una quota inferiore, magari accompagnata dall?uso di un pianale o di un motore condiviso, fornisce certamente di più la percezione di un ?controllo? o di una ?sinergia?, rispetto ad una quota superiore accompagnata dalla condivisione di componenti meno percepibili dall?utenza, anche se utilizzati in profusione.
Tornando nello specifico dell?argomento e volendo esprimere strettamente la mia personalissima opinione, non posso che evidenziare che oggi come oggi di ?proverbiale? sia rimasto ben poco, sia in senso negativo che positivo.
Le iniziative e le circostanze più che vagamente accennate sopra offuscano pesantemente l?identità di un qualsiasi marchio, a tratti addirittura stravolgendola o sublimandola in ambito completamente differente da quello che un?impostazione pregressa farebbe presupporre.
Lo ?standard? è ormai ovunque, non conviene più avventurarsi in produzioni che presentino ?picchi? in un senso o nell?altro, proprio perché tali apici richiedono l?uso di parti ad hoc, quindi forniture più specifiche e limitate e quindi costi superiori che non è assolutamente certo che portino ad un adeguato ritorno in termini di utili.
Questo non significa che le vetture sia tutte uguali, ma certo che antiche e radicate caratterizzazioni cedano il passo ad una uniformazione sempre più spinta in cui l?affidabilità, denominatore di assoluto rilievo per l?istaurarsi della qualità, deve piegarsi al contenimento dei costi. E le differenze si assottigliano drasticamente nei contenuti, in ciò che non si vede, mentre all?utenza meno smaliziata appaiono come indicativi i ?canti ammaliatori? delle forme e degli orpelli, campo in cui il marketing si crogiola sempre più.