<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> La buona scuola? | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

La buona scuola?

Chi non ce la faceva nemmeno nel secondo migrava verso i licei privati dove inspiegabilmente aveva la media dell'8.
e questi sono la rovina...la rovina perchè tanti credono che i privati siano tutti così, e la rovina perchè creano diplomati ignoranti. Io sono andato in un liceo privato, ma molto selettivo, io avevo i compagni di classe che migravano alla pubblica e passavano magicamente dal 4 all´8, specie in inglese e matematica, sulle altre materie miglioravano di un punticino..per fortuna a volte impariamo dal mondo anglosassone, dove si paga per avere un´istruzione migliore, non per avere un diploma.
 
persino l’università è diventata un diplomificio da cui escono dottori che non sanno neppure scrivere in italiano corretto

scusami ma sul fatto di non scrivere in Italiano corretto non si può fare un dramma, io stesso avevo un paio di compagni di corso che l´italiano corretto nemmeno sapevano dove stesse di casa, uno era della zona di napoli, si è laureato (ing aerospaziale a Milano) con il massimo dei voti e in tempo, mancando per un soffio l´ammissione al MIT per il dottorato (io personalmente avrei preso provvedimenti disciplinari, ma non per l´italiano bensì per l´atteggiamento nei confronti di professori, compagni, luogo...) e un altro dalla Sierra Leone, laureato con 6 mesi di ritardo e voti dignitosi, ti domando: dovevano essere fermati per l´Italiano o promossi per la conoscenza tecnica della materia? Chiaro che il mio parere cambia se mi parli di una facoltà come lettere....
 
La bontà della scuola è il risultato dell'impegno, passione, e curiosità degli studenti. L'ambiente scolastico e famigliare, i libri, i laboratori, le biblioteche, etcetc sono come i reattori chimici ed i catalizzatori. Favoriscono una reazione chimica che avviene tra il discente e le discipline. Inutile tentare di inculcare concetti preconfezionati in dure cervici. IMHO...
 
Mio modestissimo parere: gli asini sono fatti per tirare il carretto, non per salirci sopra. La scuola è una risorsa preziosa, come tale non deve essere sprecata per mandare avanti a tutti i costi gente che al massimo può aspirare a un impiego nel settore primario come addetto al diserbo manuale. E no, non l'ho scritta io la parte del prof. Mortillaro..............
 
perche' i figli di chi ha studiato, sono incentivati dai genitori a studiare.

Non necessariamente. Per motivi legati alla professione dell'agriconsorte conosco un discreto numero di medici; i più in gamba non sono figli d'arte, e nessuno dei più in gamba ha avuto figli pari ai genitori. Vale anche per molti prof e ing di mia conoscenza diretta.
 
scusami ma sul fatto di non scrivere in Italiano corretto non si può fare un dramma, io stesso avevo un paio di compagni di corso che l´italiano corretto nemmeno sapevano dove stesse di casa, uno era della zona di napoli, si è laureato (ing aerospaziale a Milano) con il massimo dei voti e in tempo, mancando per un soffio l´ammissione al MIT per il dottorato (io personalmente avrei preso provvedimenti disciplinari, ma non per l´italiano bensì per l´atteggiamento nei confronti di professori, compagni, luogo...) e un altro dalla Sierra Leone, laureato con 6 mesi di ritardo e voti dignitosi, ti domando: dovevano essere fermati per l´Italiano o promossi per la conoscenza tecnica della materia? Chiaro che il mio parere cambia se mi parli di una facoltà come lettere....
Se parliamo di persone straniere il discorso è diverso. Ma i laureati italiani devono saper scrivere correttamente, ci mancherebbe pure. Che poi ci siano persone brave e competenti che, pur difettando di sintassi, compensano con altre doti è un altro discorso
 
Non necessariamente. Per motivi legati alla professione dell'agriconsorte conosco un discreto numero di medici; i più in gamba non sono figli d'arte, e nessuno dei più in gamba ha avuto figli pari ai genitori. Vale anche per molti prof e ing di mia conoscenza diretta.
non parla di figli d´arte, dice che chi è figlio di persona che ha studiato è incentivato a studiare, non necessariamente la stessa cosa, e questo posso solo (per la mia esperienza, poi non pretendo di avere la verità in mano) confermarlo, i miei, entrambi medici, entrambi figli di laureati in campo umanistico, hanno sempre spinto noi figli alla curiosità e allo studio, e infatti abbiamo tutti studiato (in campo scientifico non medico, ovvero chimica e ingegneria), quindi sì, siamo stati incoraggiati a studiare ma seguendo le nostre passioni, e credo che sia molto importante, diverso è il discorso di chi, forte di una posizione professionale importante, spinge il figlio svogliato a studiare la stessa cosa per consentirgli di avere un futuro agiato grazie a agganci che comunque garantiranno al figlio un lavoro, diverso ancora il discorso di chi, appassionandosi agli argomenti che si trattano a casa si appassiona e segue con entusiasmo e capacità le orme del/dei genitore/i, per fare un esempio Veronesi figlio, che ha curato poco fa una mia parente e, a detta di tutti coloro che professionalmente conoscono lui e il padre, è un medico ancora più bravo del padre, che già non era l´ultimo arrivato.
 
Se parliamo di persone straniere il discorso è diverso. Ma i laureati italiani devono saper scrivere correttamente, ci mancherebbe pure. Che poi ci siano persone brave e competenti che, pur difettando di sintassi, compensano con altre doti è un altro discorso
quindi un Italiano sgrammaticato che studia all´estero può essere sgrammaticato in due lingue mentre uno che studia in patria deve avere una sintassi perfetta? Secondo me, per percorsi di studio tecnico-scientifici deve essere richiesta solo la proprietà di linguaggio necessaria a comprendere e esprimere i concetti inerenti alla materia in modo preciso, il resto è auspicabile, ma non necessario. Ovvio che se manca la proprietà di linguaggio necessaria a essere precisi nella materia, e vi assicuro, è una questione di non poco conto, bisogna bastonare, e non far passare il tutto in cavalleria.
 
Non necessariamente. Per motivi legati alla professione dell'agriconsorte conosco un discreto numero di medici; i più in gamba non sono figli d'arte, e nessuno dei più in gamba ha avuto figli pari ai genitori. Vale anche per molti prof e ing di mia conoscenza diretta.
non intendevo dire che il figlio di un medico diventera' un bravo medico.
ero piu' generalista.
i genitori "studiati" :D , a mio avviso, curano di piu' l'istruzione dei proprio figli, perche' hanno la cultura dello studio e la tramandano.
sono quelli che sanno che, se il figlio va male a scuola, probabilmente non e' per colpa della scuola, ma del figlio, e cercano la soluzione.
che poi il figlio di un medico faccia agraria o areonautica, l'e' istess


edit: ho scritto la stessa cosa di Dasca, solo piu' lento:D
 
Se parliamo di persone straniere il discorso è diverso. Ma i laureati italiani devono saper scrivere correttamente, ci mancherebbe pure. Che poi ci siano persone brave e competenti che, pur difettando di sintassi, compensano con altre doti è un altro discorso

vero....il congiuntivo lo devono saper usare correttamente:emoji_grimacing:
 
scusami ma sul fatto di non scrivere in Italiano corretto non si può fare un dramma, io stesso avevo un paio di compagni di corso che l´italiano corretto nemmeno sapevano dove stesse di casa, uno era della zona di napoli, si è laureato (ing aerospaziale a Milano) con il massimo dei voti e in tempo, mancando per un soffio l´ammissione al MIT per il dottorato (io personalmente avrei preso provvedimenti disciplinari, ma non per l´italiano bensì per l´atteggiamento nei confronti di professori, compagni, luogo...) e un altro dalla Sierra Leone, laureato con 6 mesi di ritardo e voti dignitosi, ti domando: dovevano essere fermati per l´Italiano o promossi per la conoscenza tecnica della materia? Chiaro che il mio parere cambia se mi parli di una facoltà come lettere....
Non mi trovi del tutto d'accordo: come diceva tanti anni fa un mio compianto professore (di matematica finanziaria, non di lettere), non sarebbe sbagliato inserire in tutti i curricula universitari un esame di italiano scritto e parlato: un Paese serio non può permettersi una classe dirigente che non padroneggia la lingua madre (oltre ad un paio di lingue straniere, di cui almeno una a buon livello).
 
Non mi trovi del tutto d'accordo: come diceva tanti anni fa un mio compianto professore (di matematica finanziaria, non di lettere), non sarebbe sbagliato inserire in tutti i curricula universitari un esame di italiano scritto e parlato: un Paese serio non può permettersi una classe dirigente che non padroneggia la lingua madre (oltre ad un paio di lingue straniere, di cui almeno una a buon livello).
guarda, sarei il primo a essere d´accordo con te, ma visto che i laureati con buone capacità tecniche spessissimo lavorano all´estero, la conoscenza dell´Italiano diventa superflua, piuttosto sarei a favore della richiesta, da parte del datore di lavoro, per posizioni di un certo livello e che magari contemplano anche le pubbliche relazioni (siano esse con clienti, fornitori, o pubblico) di un esame di lingua, anche e soprattutto quando si parla della propria lingua madre, spesso bistrattata e dialettizzata. Purtroppo io stesso mi sto accorgendo che dopo 5 anni passati all´estero la mia proprietà di linguaggio nell´italiano è peggiorata e pian piano sto perdendo l´inglese, di contro il tedesco sta diventando la lingua che parlo meglio e il francese, che prima parlavo appena in modo stentato, sta migliorando molto a causa dei frequenti contatti con clienti di lingua francese..
 
diverso è il discorso di chi, forte di una posizione professionale importante, spinge il figlio svogliato a studiare la stessa cosa per consentirgli di avere un futuro agiato grazie a agganci che comunque garantiranno al figlio un lavoro

Purtroppo questi casi non sono rari.
E anche in campi in cui dalla competenza del giovane che diventerà professionista dipenderanno le vite di tante persone.
Quelli andrebbero stangati duramente e non andrebbe concesso al genitore pieno di conoscenze di interferire in alcun modo nelle selezioni che affronterà il figlio.
Invece i casi di spintarelle abbondano.
 
Purtroppo questi casi non sono rari.
E anche in campi in cui dalla competenza del giovane che diventerà professionista dipenderanno le vite di tante persone.
Quelli andrebbero stangati duramente e non andrebbe concesso al genitore pieno di conoscenze di interferire in alcun modo nelle selezioni che affronterà il figlio.
Invece i casi di spintarelle abbondano.
pienamente d´accordo, e se internamente al privato fino a un certo punto cavoli del datore di lavoro privato, nel pubblico fa salire una rabbia...peggio ancora quando è ibrido..del tipo, io pubblico con potere decisionale dò lavoro alla tua azienda se assumi mio figlio...che nervoso!!
 
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