Non ho preso posizione fino ad ora perché ho voluto leggere tutto quello che avete scritto.
Ebbene, per capire i ticinesi è necessario conoscerli. Vivere con loro il quotidiano del cantone che, insieme alla regione della Mesolcina (canton Grigioni), parla italiano.
È innanzitutto evidente che la stragrande maggioranza dei ticinesi con cognomi "italiani" abbia origini italiane, o comunque delle zone ora ticinesi, e un tempo appartenenti al Ducato di Milano. Senza sviscerare la storia del Canton Ticino (disponibile sul world wide web) è comunque chiaro quanto segue:
1. i ticinesi vengono "discriminati" dal resto degli svizzeri, soprattutto dagli svizzero-tedeschi, meno dagli svizzero-francesi (di norma, e solo di norma, più tolleranti);
2. i ticinesi godono del benessere svizzero ma non appieno.
Due punti sufficienti a capire che seppur gli svizzero-tedeschi hanno ragione (un ticinese non lavora altrettanto bene, almeno nel terziario), il ticinese soffre l'esser considerato "italiano" o comunque "mezzo italiano" dagli svizzero-tedeschi, e svizzero dagli italiani (spesso, con tutti gli sbeffeggi del caso).
Se in più aggiungiamo che un quarto della forza lavoro in Ticino proviene dalla zona di confine, il dato dovrebbe spaventare o mettere in allarme chiunque (chiunque abiti in Ticino!). Ora, la forza lavoro che un tempo era limitata ad un tot di frontalieri e non di più trovava riscontro anni fa nel consenso popolare (rari casi di dumping salariale, per esempio). Adesso? Prego, s'accomodi. E chi assume? Spesso altri frontalieri che occupano posti di responsabilità nelle risorse umane. E perché? Per risparmiare, soprattutto.
Sono d'accordo sul fatto che la mano d'opera italiana sia spesso superiore a quella ticinese. Non fosse altro che l'esperienza acquisita nella mole di lavoro fa già molto di per se.
Ma si assume da oltre confine spesso unicamente per risparmiare. Ed è spesso necessario farlo.
Di fatto, se il ticinese fosse "più svizzero", gli italiani della fascia di confine non occuperebbero posti nel terziario. Mi spiego: se il ticinese parlasse correttamente il tedesco (anzi, meglio sarebbe il dialetto svizzero tedesco, una vera e propria lingua usata ovunque, dalla scuola alle istituzioni), le aziende (che per buona parte hanno la sede in svizzera interna) non sceglierebbero impiegati italiani (anche perché certamente pochi di loro han studiato il tedesco e certamente non lo svizzero tedesco).
Invece no. Il ticinese non parla volentieri il tedesco (il francese sì), e continua ad essere "emarginato" dagli svizzeri e "sostituito" dagli italiani.
È stato un po' come tirarsi la zappa sui piedi, ora che vige la libera circolazione delle persone.
Ma mettetevi nei loro panni... nessuno muore di fame in Svizzera perché lo stato sociale funziona e anche molto bene, ma di questo passo dovranno per forza cambiare le cose. E cambieranno.
Continuo a tenere il piede in due scarpe, ma se mi chiedessero di rinunciare al passaporto italiano per ottenere quello svizzero non ci penserei un secondo. Abito qui, ho comprato una casa, sto molto bene. Non sono un ticinese. Ma lo sarò.