Ho avuto la fortuna di rivedere il Museo Bertone, e la cosa è sempre molto piacevole.
La linea della Miura (bronzo) continua ad essere favolosa; è talmente equilibrata che non si riesce a capire se il motore è davanti o dietro. Entrare (anzi, scendere) è una esperienza molto particolare; l'auto è veramente bassissima ed anche dopo che uno si è (agilmente) sistemato lo spazio non è granché, ma l'atmosfera è veramente unica ed eccitante. I comandi sono sapientemente disposti anche sul tettino, ed una enorme maniglia per il passeggero lascia intendere quello di cui l'auto è capace.
Certo non so come uno si possa sentire dopo un viaggio di 3 ore, ed il colpo della strega in uscita è sinistramente in agguato.
La Countach (versione rossa con alettone) è se possibile ancora più estrema; pur essendo più recente, entrare è ancora più difficile a causa della porta ad elitra e dello spessore del brancardo che, non contento di essere alto, è anche largo. Anche la pedaliera è così risicata che si preme contemporaneamente acceleratore e freno; ora capisco le perplessità di Reutemann, noto piedone, quando la provò su 4R.
La versione cabrio del'Alfa GT (rossa con interni beige) è un monumento alla deficienza della allora (???) gestione Fiat. La machina sembra nata per essere trasformata in cabrio, resta meravigliosa sia aperta che chiusa. La scocca era talmente ben congegnata che le modifiche (ed i pesi conseguenti) per la spider erano molto limitate; per la capote poteva essere usato il meccanismo già testato sulla Opel, pertanto i costi di attrezzaggio della nuova linea erano limitatisssimi. La versione esposta è perfettamente funzionante: si gira la chiave e si può partire. Nonostante ciò l'auto venne bocciata perchè ritenuta di un segmento insignificante; Audi, bmw, volvo, Saab, Renault, Peugeot ringraziano di cuore.
Ma veniamo a lei, alla più bella: è la Stratos gialla stradale di Nuccio. Per me è un mix irripetibile: prima di tutto è una Lancia, ma ha anche il motore Ferrari (la scritta Dino è rimasta sulle teste), poi ha vinto TUTTO e TUTTI nelle corse, con una linea senza tempo che fa restare a bocca aperta da qualunque angolazione la si guardi, una sorta di casco motociclistico a 4 ruote. Una bellezza così incredibile e così inutile per una macchina che aveva un solo obiettivo: vincere. E L'aspetto rude traspare aprendo i 2 gusci, con la meccanica in bella vista ed un telaio artigianale che velocizzava gli interventi di assistenza in gara.
Una LANCIA icona di se stessa, la D24 degli anni 70, che ha fatto epoca in una intera generazione di vecchi e giovani Lancisti quando i rallies erano una cosa seria.
Saluti
La linea della Miura (bronzo) continua ad essere favolosa; è talmente equilibrata che non si riesce a capire se il motore è davanti o dietro. Entrare (anzi, scendere) è una esperienza molto particolare; l'auto è veramente bassissima ed anche dopo che uno si è (agilmente) sistemato lo spazio non è granché, ma l'atmosfera è veramente unica ed eccitante. I comandi sono sapientemente disposti anche sul tettino, ed una enorme maniglia per il passeggero lascia intendere quello di cui l'auto è capace.
Certo non so come uno si possa sentire dopo un viaggio di 3 ore, ed il colpo della strega in uscita è sinistramente in agguato.
La Countach (versione rossa con alettone) è se possibile ancora più estrema; pur essendo più recente, entrare è ancora più difficile a causa della porta ad elitra e dello spessore del brancardo che, non contento di essere alto, è anche largo. Anche la pedaliera è così risicata che si preme contemporaneamente acceleratore e freno; ora capisco le perplessità di Reutemann, noto piedone, quando la provò su 4R.
La versione cabrio del'Alfa GT (rossa con interni beige) è un monumento alla deficienza della allora (???) gestione Fiat. La machina sembra nata per essere trasformata in cabrio, resta meravigliosa sia aperta che chiusa. La scocca era talmente ben congegnata che le modifiche (ed i pesi conseguenti) per la spider erano molto limitate; per la capote poteva essere usato il meccanismo già testato sulla Opel, pertanto i costi di attrezzaggio della nuova linea erano limitatisssimi. La versione esposta è perfettamente funzionante: si gira la chiave e si può partire. Nonostante ciò l'auto venne bocciata perchè ritenuta di un segmento insignificante; Audi, bmw, volvo, Saab, Renault, Peugeot ringraziano di cuore.
Ma veniamo a lei, alla più bella: è la Stratos gialla stradale di Nuccio. Per me è un mix irripetibile: prima di tutto è una Lancia, ma ha anche il motore Ferrari (la scritta Dino è rimasta sulle teste), poi ha vinto TUTTO e TUTTI nelle corse, con una linea senza tempo che fa restare a bocca aperta da qualunque angolazione la si guardi, una sorta di casco motociclistico a 4 ruote. Una bellezza così incredibile e così inutile per una macchina che aveva un solo obiettivo: vincere. E L'aspetto rude traspare aprendo i 2 gusci, con la meccanica in bella vista ed un telaio artigianale che velocizzava gli interventi di assistenza in gara.
Una LANCIA icona di se stessa, la D24 degli anni 70, che ha fatto epoca in una intera generazione di vecchi e giovani Lancisti quando i rallies erano una cosa seria.
Saluti