[...] La transizione verso l'elettrico è un processo già avviato in maniera irreversibile.
Difficilmente, nel 2026, quando i rappresentanti dei paesi delll'UE si siederanno intorno ad un tavolo per fare il punto della situazione, si deciderà di rinviare oltre il 2035 lo stop alla produzione di motori termici per le nuove auto.
La transizione all'elettrico può essere avviata ; magari sarà anche irreversibile ; ma ho dubbi, profondi, sulla possibilità che un processo così radicale, con tutte le sue pesantissime implicazioni (industriali, ma soprattutto sociali) possa essere iniziato e portato a termine in tempi così ristretti e stabiliti a tavolino. Che sanno molto di teoria : ma la pratica, ricordo, ha forza maggiore.... molto maggiore.
La pretesa "irreversibilità" della scadenza 2035 dovrà, penso io, fare i conti con alcune questioni, un attimo più legate alla realtà pratica, che potrebbero minarne alla base la credibilità, ma soprattutto i tempi realizzativi :
- lo scarso entusiasmo di almeno una parte della clientela verso le elettriche (di cui le scarse vendite oggetto di questa discussione sono un'avvisaglia, nonostante si parli di Germania e non Italia) per molti motivi, dai costi alle limitazioni nei viaggi lunghi alla cronica mancanza, da noi, di adeguate e capillari strutture per la ricarica, un problema non risolvibile, di fatto, in tempi brevi
- il fatto che le "sacre" scadenze sono state approvate da questo Parlamento UE, con la sua attuale maggioranza ; ma - e mi fermo qui, per i noti motivi - nel frattempo ci saranno elezioni, e le maggioranze possono cambiare
- una possibile presa d'atto, più realistica, della questione di fondo, e cioè che le emissioni di CO² sono una questione mondiale, ed appare allora quanto meno autolesionistico e poco realistico dannarsi a sangue, in nome di un "buonismo" talmente unilaterale da apparire ridicolo e decisamente non pragmatico, per conseguire una diminuzione dell'emissione di CO² dell'ordine dello 0,5%, in ogni caso meno dell' 1%, quando gli altri, Cina in testa, continuano a fregarsene ed a pensare solo in termini economici, come se il problema non esistesse proprio.
Il processo insomma, anche se avviato, sa ancora molto di teoria (salvo che in alcuni Paesi del Nord Europa, benestanti, organizzati e non troppo popolosi, in forte anticipo sugli altri) e potrebbe scontrarsi duramente con la realtà pratica.