Credo sia doveroso un tributo di tutto il forum LANCIA a Sandro Munari, baby-settantenne.
Non è facile spiegare cosa rappresentò all'epoca il binomio LANCIA - Munari nello sport dell'auto. I rally erano, anche grazie a lui, famosi come la F1, ma più seguiti per il gran numero di corse che si facevano notte e giorno in giro per l'Italia.
Dopo aver corso con la Flavia coupé, la consacrazione avvenne sul Turini con la vittoria al Montecarlo sulla Fulvia fanalone 1,6 HF n° 14; da allora fu il mito, che dura ancor oggi, in grado di vincere, con un'auto italiana, anche i piloti nordici perfino sulla neve. Poi venne la Stratos, insuperato esempio di bellezza, eleganza e imbattibilità, che ebbe in Munari il compagno ideale. Mi ricordo un suo passaggio in un doppio tornante in salita ad un giro d'Italia: in un attimo quel pugno chiuso dagli scarichi aperti passò davanti agli occhi dei ragazzi a bocca aperta.
In quel periodo i vecchi lancisti vedevano confermate nello sport le peculiarità del loro marchio preferito, ed i giovani interiorizzavano la loro passione che sarebbe arrivata fino alle ultime DELTA Integrale 15 anni dopo, ancor oggi oggetto di culto.
Quanto sopra a testimoninaza dello spirito autentico della LANCIA, nei confronti di chi la vorrebbe in qualche modo uniformare a Chrysler (che non vedo bene cosa possa avere in comune, tranne l'impianto di climatizzazione o il motorino del tergicristallo).
Munari non era solo veloce: era corretto, serio, onesto (si può dire?). Era anche coerente: corse sempre per vetture italiane, che gli avevano dato tanto.
Impietoso il confronto con i capricciosi ed insaziabili "sportivi" attuali, che risiedono a Londra per non pagare tasse (alla faccia dei loro connazionali) e che non ci pensano un attimo, spinti dal "bisogno", a far pubblicità alla macchina rivale (verniciata pure di rosso) fregandosene ampiamente di creare un piccolo dolore a chi fino a ieri li aveva riempiti di gloria.
Saluti
Non è facile spiegare cosa rappresentò all'epoca il binomio LANCIA - Munari nello sport dell'auto. I rally erano, anche grazie a lui, famosi come la F1, ma più seguiti per il gran numero di corse che si facevano notte e giorno in giro per l'Italia.
Dopo aver corso con la Flavia coupé, la consacrazione avvenne sul Turini con la vittoria al Montecarlo sulla Fulvia fanalone 1,6 HF n° 14; da allora fu il mito, che dura ancor oggi, in grado di vincere, con un'auto italiana, anche i piloti nordici perfino sulla neve. Poi venne la Stratos, insuperato esempio di bellezza, eleganza e imbattibilità, che ebbe in Munari il compagno ideale. Mi ricordo un suo passaggio in un doppio tornante in salita ad un giro d'Italia: in un attimo quel pugno chiuso dagli scarichi aperti passò davanti agli occhi dei ragazzi a bocca aperta.
In quel periodo i vecchi lancisti vedevano confermate nello sport le peculiarità del loro marchio preferito, ed i giovani interiorizzavano la loro passione che sarebbe arrivata fino alle ultime DELTA Integrale 15 anni dopo, ancor oggi oggetto di culto.
Quanto sopra a testimoninaza dello spirito autentico della LANCIA, nei confronti di chi la vorrebbe in qualche modo uniformare a Chrysler (che non vedo bene cosa possa avere in comune, tranne l'impianto di climatizzazione o il motorino del tergicristallo).
Munari non era solo veloce: era corretto, serio, onesto (si può dire?). Era anche coerente: corse sempre per vetture italiane, che gli avevano dato tanto.
Impietoso il confronto con i capricciosi ed insaziabili "sportivi" attuali, che risiedono a Londra per non pagare tasse (alla faccia dei loro connazionali) e che non ci pensano un attimo, spinti dal "bisogno", a far pubblicità alla macchina rivale (verniciata pure di rosso) fregandosene ampiamente di creare un piccolo dolore a chi fino a ieri li aveva riempiti di gloria.
Saluti