<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> GM (USA) verso il fallimento | Il Forum di Quattroruote

GM (USA) verso il fallimento

dal sito de "Il Sole 24 Ore"

GM, fallimento alle porte

«Il consiglio di amministrazione si riunirà entro la fine della settimana per esaminare i prossimi passi da compiere dopo il fallimento dell'offerta di con cambio rivolta ai bondholder. Posso confermare che si discuterà dell'ipotesi di ricorrere alla bancarotta». È la dichiarazione rilasciata a Radiocor dalla responsabile delle comunicazioni finanziarie di General Motors, Julie M. Gibson. Quindi, per l'ex gigante di Detroit si avvicina l'ora del possibile fallimento.

È stata troppo bassa l'adesione degli obbligazionisti di Gm alla proposta di conversione in azioni del loro debito. Gm ha tempo sino a lunedi' prossimo per presentare un piano di ristrutturazione completo ed evitare di fare ricorso al "Chapter 11". Tuttavia oggi la casa di Detroit ha riferito che la sua offerta di conversione in azioni Gm che risultera' dalla riorganizzazione dei 27 miliardi di dollari di debito in mano agli investitori, non e' stata accolta. Agli obbligazionisti e' stata offerta in cambio una quota del 10% del capitale della societa'.
 
ecco un'altro articolo sul tema (sempre dal Sole 24 Ore):

Gm, dopo ristrutturazione verrà nazionalizzata?

General Motors potrebbe diventare un'azienda statale e andare ad arricchire il portafoglio titoli del governo americano: dopo l'acquisizione di quote in banche e assicurazioni, Washington potrebbe diventare a breve il primo azionista di Gm con una partecipazione del 70%, secondo indiscrezioni riportate dal Washington Post.

In attesa di conoscere l'esito ufficiale dello swap del debito, che dovrebbe essersi chiuso con scarso successo e adesioni decisamente inferiori al tetto del 90% fissato (non è comunque escluso che nelle prossime ore Gm annunci una proroga. Il termine per le adesioni è scaduto il 26 maggio a mezzanotte, ore 6.00 italiane), il Tesoro e la casa automobilistica si preparano all'ormai prossima bancarotta.

Gm potrebbe chiedere il ricorso al Chapter 11 quasi in contemporanea all'emersione della nuova Chrysler dalla bancarotta, quindi nelle prossime ore e sicuramente prima dell' 1 giugno.
Il piano allo studio, suscettibile di modifiche fino allo scadere del tempo a disposizione, prevede che al governo americano e a quello canadese vadano i due terzi della Gm ristrutturata, cioè di quella che uscirà dall'amministrazione controllata. Washington «accetta il ruolo di primo azionista con riluttanza e di sicuro non intende mantenerlo a tempo indeterminato», spiegano - riferisce la stampa americana - alcune fonti vicine all'amministrazione. L'importante quota in Gm del Tesoro sarebbe a fronte di nuovi ingenti fondi che il Dipartimento si appresterebbe a versare nelle casse della società per facilitare la ristrutturazione: la cifra dovrebbe essere superiore ai 50 miliardi di dollari, ai quali andrebbero ad aggiungersi i 9 miliardi che le autorità canadesi sono pronte a stanziare.

La quota riservata al governo, se le indiscrezioni saranno confermate, risulta superiore ai progetti iniziali presentati dalla casa automobilistica, che in un primo tempo aveva paventato per Washington un 50% a fronte di un 39% al sindacato United Auto Worker. Al Uaw, in base ai termini dell'accordo preliminare raggiunto, andrà invece il 17,5%, con l'opzione per salire di un ulteriore 2,5%: il sindacato ha ottenuto, inoltre, un posto nel consiglio di amministrazione, oltre a 6,5 miliardi di dollari di titoli privilegiati con un interesse del 9% annuo, destinato a finanziare il fondo Veba, e una nota di debito pagabile in contanti da 2,5 miliardi di dollari. L'intesa raggiunta, che ha incassato l'appoggio di tutti i leader sindacali locali e che sarà sottoposta al voto dei dipendenti, rivela inoltre che Gm dovrebbe assumere il controllo di cinque dei nove impianti statunitensi Delphi ed estendere, migliorandolo, il piano di buone uscite offerte ai lavoratori.

L'obiettivo del governo è quello di far uscire dalla bancarotta la nuova Gm con un debito di 10-12 miliardi di dollari, decisamente inferiore agli 88 miliardi di dollari fra debito e impegni da onorare che gravano attualmente sulla società. Nell'ambito del progetto ai creditori garantiti, fra i quali le banche, Gm restituirebbe interamente i 6 miliardi di dollari ottenuti in prestito. I creditori non garantiti, sui quali viene fatta ricadere la colpa della bancarotta, sarebbero i più penalizzati ottenendo meno del 10% della nuova Gm in cambio della ristrutturazione dei 27 miliardi di dollari di debito. Lo swap proposto da Gm fissava al 90% le adesioni necessarie per il successo della conversione del debito, ma la percentuale dei crediti che avrebbe deciso di aderire sarebbe - secondo indiscrezioni - decisamente inferiore al tetto fissato. Con l'offerta per la conversione del debito Gm punta ad abbattere il proprio debito di circa 24 dei 27 miliardi.
 
Se visitate in questo momento il sito della CNN trovate questa


BREAKING NEWS:

GM, racing against restructuring deadline, says major bondholders have accepted a revised deal to swap debt for equity.

...le stanno provando tutte prima di precipitare nel Chapter 11....
 
gentle-man ha scritto:
Se visitate in questo momento il sito della CNN trovate questa


BREAKING NEWS:

GM, racing against restructuring deadline, says major bondholders have accepted a revised deal to swap debt for equity.

...le stanno provando tutte prima di precipitare nel Chapter 11....

secondo me invece dovrebbero presentarlo il chapter eleven e di corsa. il motivo per cui la GM va male non è che non sa fare le auto, più o meno son come le altre sul mercato, il problema sono i costi che ha sul groppone e che solo col c.11 si può scrollare......workers union.......pensioni......ecc
 
Dalle News del Corriere della Sera:

General Motors: al tesoro il 72,5% in caso di bancarotta

NEW YORK - Se General Motors dovesse finire in bancarotta, il Tesoro americano avra' il 72,5% della nuova societa' che nascerebbe, spogliata dei debiti e con gli asset buoni, dalla procedura di fallimento. Lo si apprende da un comunicato di Gm alla Sec, l'autorita' di controllo della Borsa negli Stati Uniti. Al sindacato andrebbe il 17,5% del capitale, i proprietari dell'attuale Gm otterrebbero il 10 per cento. Il debito della societa' in bancarotta sarebbe di 17 miliardi di euro. (Agr)
 
Gunsite ha scritto:
gentle-man ha scritto:
Se visitate in questo momento il sito della CNN trovate questa


BREAKING NEWS:

GM, racing against restructuring deadline, says major bondholders have accepted a revised deal to swap debt for equity.

...le stanno provando tutte prima di precipitare nel Chapter 11....

secondo me invece dovrebbero presentarlo il chapter eleven e di corsa. il motivo per cui la GM va male non è che non sa fare le auto, più o meno son come le altre sul mercato, il problema sono i costi che ha sul groppone e che solo col c.11 si può scrollare......workers union.......pensioni......ecc
Condivido.
Qualitativamente GM ha fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni; il problema è che deve pagare i benefit ad un numero di "pensionati" pari a 7 volte la sua forza lavoro attuale...
 
In questo momento CNN titola così:

BREAKING NEWS

U.S. automaker General Motors, which was expected to file for bankruptcy, has reached agreement with some major creditors.
 
dal sito del Corriere della Sera:

La Casa Bianca e Gm in bancarotta: senza aiuti pubblici finiva smembrata

WASHINGTON ? Il proces­so di distruzione creativa della General Motors ha fatto ieri un al­tro passo in avanti. Più della me­tà degli obbligazionisti creditori dell?azienda di Detroit ha deciso di condonare i propri titoli, in cambio del 10% del capitale azio­nario della nuova GM che verrà fuori dalla ristrutturazione.

Cade così un altro ostacolo al­la riorganizzazione del gigante automobilistico, che oggi adirà formalmente la procedura di ban­carotta, chiedendo l?amministra­zione controllata prevista dal co­siddetto Chapter 11, con la quasi certezza però di poterne uscire ra­pidamente, dopo un?efficace cu­ra di risanamento e dismissioni. Anche se non c?è stata alcuna conferma sulla procedura falli­mentare, lo scenario di oggi è già tutto predisposto, per un atto che segnerà la chiusura di una pa­gina di storia economica america­na, aprendone un?altra piena di incertezze e caratterizzata dal pie­no coinvolgimento del governo in una delle aziende simbolo de­gli Stati Uniti.

Questa mattina a New York, l?Amministratore delegato della GM, Fritz Henderson, terrà una conferenza stampa, quella in cui annuncerà di voler portare i libri contabili in tribunale. Contempo­raneamente alla Casa Bianca, il presidente Obama dedicherà un discorso al futuro di General Mo­tors, che di fatto si avvia ad esse­re temporaneamente nazionaliz­zata. Ripetendo il copione già se­guito nel caso di Chrysler, Oba­ma spiegherà che il passaggio at­traverso la bancarotta e l?entrata in campo del governo sono le premesse, necessarie ma provvi­sorie, di «un nuovo inizio» per GM e l?industria automobilistica americana. «Avrei preferito star­ne completamente fuori. Ma l?al­ternativa ? ha spiegato il presi­dente americano in un?intervista alla Nbc ? era la liquidazione o una bancarotta in cui una società molto importante per la nostra economia sarebbe stata divisa in pezzi». Secondo indiscrezioni ri­portate dal «Wall Street Journal» sarà Al Koch, consulente della AlixPartners, a reggere il timone della GM nella fase di commissa­riamento.

I termini dell?accordo raggiun­to tra Detroit e Washington pre­vedono che in cambio di aiuti fe­derali per 50 miliardi di dollari, al Tesoro vada il 72,5% delle azio­ni ordinarie della società, con un 17,5% che sarà invece sottoscrit­to dai sindacati e il restante 10%, appunto, dagli obbligazionisti che hanno accettato di rinuncia­re ai loro titoli di credito. Non è chiaro però, se il Tesoro riterrà sufficiente questo livello d?impe­gno dei possessori di bond credi­tizi: in base alla dichiarazione di ieri, sottoscritta dal 54% degli ob­bligazionisti, GM sarebbe infatti in grado di tagliare solo 14,6 dei 27 miliardi di dollari del suo debi­to complessivo. Il Tesoro aveva chiesto che il 90% dei possessori di bond si dicesse d?accordo allo scambio. Il processo di ristrutturazione di GM potrebbe essere facilitato anche dalla vendita del marchio Hummer, i famosi fuoristrada «mangiabenzina», pensati per l?esercito e diventati veicoli di culto, prima di scadere a simbolo dello spreco anti-ecologico: se­condo il «Wall Street Journal», il gruppo sarebbe vicino all?accor­do con un acquirente. Un annun­cio potrebbe venire già oggi e si parla di una cifra intorno ai 200 milioni di dollari.
 
ecco il commento su Il Sole 24 Ore:

Il governo Usa ufficializza il fallimento di General Motors

Il Governo degli Stati Uniti ha annunciato ufficialmente nella notte che General Motors depositerà i bilanci in Tribunale nell'ambito di una procedura giudiziaria che dovrà durare 60-90 giorni e comporterà la chiusura di 11 impianti. In altri tre la produzione resterà sospesa come parte del processo di ristrutturazione. Saranno 21.000 i posti di lavoro persi.

Nella notte un funzionario ha reso noto che il governo fornirà alla storica azienda automobilistica di Detroit aiuti per altri 30,1 miliardi di dollari (aveva già versato 20 miliardi di aiuti pubblici), il che farà diventare il governo il maggiore azionista con una quota del 60 per cento. Il Canada e la provincia dell'Ontario verseranno 9,5 miliardi ottenendo il 12% del capitale. Ai fondi pensione Gm andrà circa il 17,5%, mentre il restante 10% andrà ai detentori di obbligazioni che hanno sottoscritto il piano di ristrutturazione.

Il presidente Barack Obama farà un discorso pubblico poco prima di mezzogiorno ora locale, quando in Italia saranno quasi le 18:00. Obama dovrebbe indicare come esempio di quello che si attende il caso di Chrysler, che è stato dichiarata in bancarotta lo scorso 30 aprile. In un mese, Chrysler è riuscita a dare soluzione a gran parte dei suoi problemi legali. Il funzionario dell'amministrazione Obama ha riconosciuto che la situazione di General Motors è «più complessa» di quella di Chrysler e che il processo sarà più lento, ma ha aggiunto che il percorso dovrebbe durare «tra i 60 e i 90 giorni». Poco dopo, il presidente di General Motors, Fritz Henderson, spiegherà da New York, che l'azienda è stata costretta a ricorrere alla bancarotta perchè la maggioranza degli obbligazionisti non ha accettato di convertire i propri titoli nella nuova Gm ristrutturata.

1 giugno 2009
 
Ormai verrà nazionalizzata... alla faccia del liberismo che fino l'altroieri era sulla bocca di tutti.
 
dal Sole 24 Ore:

Gm, la bancarotta dei record

NEW YORK - Da ieri una pagina della storia industriale americana passerà agli archivi dello Smithsonian: gli avvocati della General Motors hanno depositato in prima mattinata i libri contabili della loro azienda alla corte fallimentare di New York. La vecchia General Motors, vanto del capitalismo americano negli anni del conflitto ideologico della Guerra Fredda è in rottamazione: 172,81 miliardi di dollari di debito e attività patrimoniali valutate in 82,29 miliardi di dollari.

L'obiettivo resta quello di far emergere in due-tre mesi un'azienda nuova, una Newco pronta a tornare in borsa nel 2010 e che assorbirà le attività più pregiate della vecchia azienda per rilanciare il marchio e tornare a macinare profitti. E in questo caso, come per la Chrysler, il passaggio per il tribunale fallimentare è obbligato: «Riemergeremo rafforzati, con nuovi modelli più adatti alle sfide congiunturali: una nuova Gm, più snella, più aggressiva, innovativa e concorrenziale», ha detto in una conferenza stampa Fritz Henderson, da 60 giorni il nuovo amministratore delegato del gruppo americano.

Mentre Henderson faceva le sue promesse è tuttavia giunta l'ennesima umiliazione, diretta anche a Washington: la Dow Jones and Co ha annunciato che da ieri il titolo Gm è stato cancellato dal listino dei trenta titoli che formano l'indice di borsa più seguito nel mondo. Anche perché da ieri la General Motors sarà di proprietà dello stato, il suo salvataggio sarà costato fino a 50 miliardi di dollari e il futuro per 56.000 dipendenti e per 3.600 concessionari resterà molto incerto: si dice che altri 20.000 dipendenti potrebbero perdere il posto in uscita dalla riorganizzazione e un migliaio di concessionari saranno chiusi. Per questo siamo alla fine di un'epoca e di quei parametri di grandezza industriale che sembravano talmente solidi da essere stati identificati per decenni con il benessere stesso del paese.

In cambio di un nuovo contributo di 30,1 miliardi di dollari (complessivamente ne saranno sborsati oltre 50), il Tesoro americano avrà circa il 60% del nuovo pacchetto azionario, quello canadese e dello stato dell'Ontario, che daranno circa 11,2 miliardi di dollari, si divideranno un altro 12%. Il 17% andrà al sindacato in nome delle importanti concessioni e il 10% agli obbligazionisti. Sul piano operativo Gm rinuncerà entro il 2001 a 17 impianti produttivi, 11 in tempi brevi, altri tre saranno ridimensionati e altri quattro chiusi da qui ai prossimi anni: sul piano tecnico si vuole raggiungere il punto di "break even" (di pareggio) con la produzione di 10 milioni di vetture all'anno, più piccole e più efficienti delle vecchie, contro i 16 milioni di vetture necessari nel vecchio contesto produttivo.

In tutto questo, anche il sindacato, la Uaw, ha fatto la sua parte, rinunciando a molte prerogative e al suo vecchio fondo pensione Veba. In cambio la nuova Gm costituirà un nuovo trust indipendente, sempre chiamato «Veba», con una dotazione di 2,5 miliardi di dollari e riceverà il 17% del nuovo capitale Gm Newco. Sul piano finanziario, il 54% delle emissioni obbligazionarie non garantite della Gm, distribuito su oltre 1000 individui, ha accettato di convertire la parte di sua competenza dei 27,1 miliardi di dollari di debito in una quota pro rata del 10% del capitale della nuova Gm, più warrants per poter acquistare in futuro un altro 15% della nuova azienda. La corte fallimentare estenderà questo trattamento anche a coloro che non hanno accettato volontariamente di firmare l'accordo.

Infine - e questo in un accordo mediato tra stato e sindacati non poteva mancare - ci sarà una forma di protezionismo sotto forma di "Buy American": in cambio delle concessioni, il sindacato ha ottenuto di innalzare dal 66 al 70% il contenuto di "Buy American" per la produzione Gm. Una formula, quella del protezionismo, che in passato non diede molti risultati e che oggi dovrà confrontarsi con la produzione giapponese già in territorio americano.
 
alexmed ha scritto:
Ormai verrà nazionalizzata... alla faccia del liberismo che fino l'altroieri era sulla bocca di tutti.

"tutti" un bel niente.

gli USA non sono più un Paese a economia di libero mercato dall'intervento sulle finanziarie
il "sogno americano" è finito.

con la presidenza Obama, gli USA sono già passati ad una economia socialista; non lo dico solo io, lo ha detto anche Baffino
 

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